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Resoconto Giornate di Economia Marcello De Cecco

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Le giornate di economia Marcello De Cecco

Marcello Luberti è Dirigente di Banca d’Italia e Ivass. Tempo di lettura otto minuti.

Come mai si continua a parlare di economia scienza triste ?

Le giornate di economia Marcello De Cecco, tenutesi a Lanciano il 28-29-30 settembre scorso, hanno fornito una secca smentita del luogo comune.

Sono state tre giornate piene di contributi originali e arguti, discussioni animate, aggiornamenti sui problemi strutturali dell’economia italiana, discorsi di alto profilo istituzionale, diversi punti interrogativi, approfondimenti di storia del pensiero economico, qualche soluzione eretica di politica economica, insomma, tutto quello che appassionava l’economista abruzzese scomparso nel marzo 2016, in onore del quale l’Associazione a lui intitolata ha organizzato la seconda rassegna di “Mani Visibili”.

L’economia come l’intendeva e praticava Marcello De Cecco è ben viva, questo si direbbe a conclusione della kermesse. Un vero piacere per chi pensa che l’economia non sia un’arida scienza, bensì una disciplina fatta di conoscenze di vario genere utili ad interpretare la realtà e i comportamenti, economici e non, di cittadini, imprese, istituzioni, mercati, collettività.

Programma articolato di attività, puntato più sulla divulgazione che sulla semplice erudizione. Anche ai cattedratici sono stati richiesti contributi concisi. Parafrasando il noto detto, si potrebbe dire “in brevitate veritas.

Giovani ricercatori mescolati a grandi personalità, testimonianze dei soci della Amdec,progetti di ricerca commissionati per “Mani visibili”: una formula riuscita, che ha riscosso un notevole successo di pubblico, ben oltre le potenzialità di una città di provincia.

Venerdì 28, giorno di avvio della divertente maratona, è stato dato spazio alle idee nuove e ai giovani di Rethinking Economics Italia, cosa che sarebbe stata sicuramente apprezzata da De Cecco, economista pragmatico, eclettico, non incasellabile in qualchescuola dogmatica, unicamente ancorato alla storia per farsi aiutare nella comprensione della realtà. Temi alquanto provocatori sono stati sottoposti da Lorenzo Cresti (“I cambiamenti strutturali e il mito della convergenza”), Gabriele Guzzi (“Finanziarizzazione: l’origine del declino ?”) e Giuseppe Simone (“Un approccio istituzionale all’analisi strutturale dell’innovazione: il caso italiano”).

E’ intervenuto poi Pasquale Tridico, che ha svolto alcune riflessioni sul cambiamento strutturale, sulla produttività in Italia, negativamente condizionati dalla prevalente politica seguita, quella della flessibilità del lavoro e dei bassi salari. La stagnazione secolare, a suo dire, dipende dalle politiche deflattive applicate.

Sessione monografica il sabato mattina dedicata a Ferdinando Galiani, precursore della scienza economica, nato a Chieti nel 1728, il cui “Della moneta” vide la luce ancor prima de “La ricchezza delle nazioni” di Adam Smith.

Il primo intervento è stato di Pierluigi Ciocca, ex vice Direttore Generale della Banca d’Italia, anch’egli destinato ad allungare la già folta schiera degli economisti di origini abruzzesi, che ha sottolineato l’originalità di Galiani come appassionato sostenitore dell’Economica a sostegno della politica economica e delle misure che possono contribuire al maggior benessere della popolazione. L’abate Galiani si distinse infatti nel Secolo dei Lumi come consigliere della corte di Napoli e animato protagonista della vita culturale parigina. Si sono quindi susseguiti Lilia Costabile, che ha messo in luce le idee innovative sostenute da Galiani in materia di teoria del valore e di funzioni della moneta, e Alfredo Gigliobianco, del dipartimento Ricerche Storiche della Banca d’Italia, che ha portato alcune riflessioni sulla “reputazione” della moneta nel corso della storia.

Si è passati quindi ai contributi brevi dei soci, sempre a braccio davanti a un leggio.

Roberto Artoni ha parlato delle peripezie del debito pubblico italiano dall’unità alla prima guerra mondiale e del famigerato rapporto debito/PIL, riagganciandosi all’approccio proprio di Marcello De Cecco. Salvatore Biasco ha invece aperto gli occhi della plateasulle ripercussioni, sottovalutate, di aumenti dello spread e di eventuali ridenominazioni del debito pubblico italiano. Marcello Luberti, anch’egli della Banca d’Italia, ha parlato dicrisi bancarie per sostenere che l’instabilità e i fallimenti delle banche sono un dato connaturato al funzionamento dell’economia e per ricostruire le recenti crisi di alcuni istituti italiani nella corretta dimensione economica e istituzionale.

Stimolante nel pomeriggio il tema di una ricerca di Max Viskanic (“E’ stata l’immigrazione a causare la Brexit ?”), premiata con il Prize in the History and Economics of Institutionsistituito dall’Associazione Marcello De Cecco e consegnato dal suo Presidente, il Prof. Mario Amendola. Il giovane e promettente economista, intervenuto a descrivere il suo lavoro, ha risposto negativamente alla domanda, dicendo che l’immigrazione ha influito ma non in modo determinante. Egli ha illustrato un’analisi interessante e innovativa sulle varie dimensioni dell’impatto dell’immigrazione sulle società avanzate.

A tali temi si è agganciato l’intervento del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che ha voluto portare l’interesse dell’uditorio sulla serie di cambiamenti che sono di fronte alla società contemporanea: demografici, tecnologici, di flussi commerciali. Ha trattato anche le questioni dell’istruzione, della povertà, delle funzioni dello Stato nell’economia e, en passant, quella, purtroppo all’ordine del giorno, del debito pubblico.

Pier Carlo Padoan, ministro dell’economia dal 2014 al 2018, ha voluto ricordare le idee forza di Marcello De Cecco che lo hanno guidato nell’esercizio di funzioni così rilevanti, in una fase storica che ha visto l’intreccio della crisi finanziaria con la crisi strutturale del Paese. Soprattutto l’idea secondo cui la politica economica deve essere collegata al senso della storia e delle istituzioni.

Giovanni Legnini, membro dell’Associazione, avvocato e politico abruzzese, già Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, si è intrattenuto sul rapporto decisivo tra il sistema delle regole e la crescita dell’economia e il funzionamento deimercati finanziari; ha richiamato tra l’altro le previsioni di De Cecco sui danni che sarebbero derivati dallo smantellamento delle regole della banca e della finanza avvenuto negli anni novanta negli Stati Uniti d’America.

La domenica mattina è stata dedicata alla presentazione di vari lavori selezionati nell’ambito della richiesta di articoli per la rivista “L’industria” dal tema “Dall’ascesa al declino. L’Italia nell’era della globalizzazione. I coordinatori del progetto sono statiEmanuele Felice e Ugo Pagano. Essi hanno dato la parola a numerosi economisti che, bisogna dire, hanno fatto di tutto per sviluppare un tema così ampio e di attualità, non solo per il mondo dell’economia.

Le idee non sono mancate. Arrighetti e Landini si sono occupati di “Eterogeneità delle imprese e stagnazione del capitalismo italiano; Daniele Cavasino delle conseguenze della transizione alla terza rivoluzione industriale (1975-85); Cesaratto e Zezzadell’economia italiana dagli anni ’60 ad oggi, per sostenere che rigidi accordi di cambio e la convergenza verso l’euro hanno comportato sempre più gravi problemi di stagnazione della domanda. Landoni ha parlato del caso di successo dell’industria aerospaziale italiana, Vittoria e Alfano si sono occupati di tecnocrazia pubblica e classi dirigenti nello sviluppo economico italiano (1964-1993).

Decisamente interessanti i contributi dei coordinatori Felice e Pagano. Il primo ha presentato un’ampia rassegna delle interpretazioni, sul piano storico, del caso italiano come economia in ritardo, sottolineando il mancato sviluppo e il consolidamento di grandi imprese, le problematiche del progresso tecnico e del capitale umano. Il secondo ha puntato il dito su diversi “errori” di tipo istituzionale commessi nel nostro Paese, che non hanno permesso di valorizzare le sue potenzialità.

Il dibattito si è quindi inevitabilmente polarizzato nel confronto delle due tesi: “Italia problemi di offerta versus Italia problemi di domanda”. La prima tesi sembra aver avuto la meglio, ma la sintesi tentata dalla Prof. Lilia Costabile ha forse messo tutti d’accordo,quando ha puntualizzato che l’insufficienza della domanda non ha certo aiutato a risolverei gravi problemi di offerta del Paese.

fireworks finali sono stati assicurati da Fabrizio Barca, ex Ministro per la coesione territoriale, che con una trascinante esposizione ha illustrato quali sono i problemi di approccio istituzionale nell’affrontare le problematiche della ricostruzione e dello sviluppo dopo uno shock esogeno quale una catastrofe naturale, fornendo un brillante esempio di ciò che ha messo in luce Pierluigi Ciocca parlando di Galiani.

“Torniamo a Bomba”, quindi, espressione entrata nell’uso comune ma detta da Silvio Spaventa (di Bomba) al fratello, quando si trovava di fronte a poco costruttive discussioni nel primo Parlamento italiano, per ribadire che l’Economica si giustifica per il suo essere d’aiuto alle migliori decisioni di Politica Economica, di Political Economy, come l’economia venne per la prima volta denominata da David Ricardo.

E qui, inevitabilmente, Marcello De Cecco avrebbe assentito, forse chiosando con una delle sue proverbiali battute.

I filmati dei numerosi interventi della manifestazione sono disponibili sul sito di Radio Radicale. A breve saranno accessibili anche dal sito dell’Associazione Marcello De Cecco (www.amdec.it).

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