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Stufo della società digitale ?

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Digitale è la parola più abusata del momento. Tutto è orientato alla digitalizzazione. E’ stato pubblicato un interessante rapporto della BCE sull’euro digitale da affiancare alle banconote e alle monete in circolazione. Ma come funziona questo mondo virtuale ?
Qualche esempio lo traggo dalla mia esperienza personale perchè ho aderito a tutte le possibili digitalizzazioni che mi sono state offerte:pagamenti, sanità, previdenza, ecc.

Negli ultimi giorni, mi è capitato di dover cambiare regime previdenziale, di ricevere l’invito a cambiare la mia carta di debito, di chiedere due rimborsi per ritardi dell’alta velocità, di fare una pratica per rimborso di spese sanitarie e qualche altra cosa che mi sfugge. Tutto online, tra mail, telefonate, chiamate al call center, scanner di documenti, corrieri e altro.

Per mia fortuna un pò mi oriento ma i tanti che non sanno usare un computer come faranno ? Non so rispondere ma deve essere frustante anche perchè con l’arrivo della pandemia i servizi essenziali alle famiglie e alle imprese raramente si svolgono in presenza.

C’è qualcosa in più che mi ha sorpreso. Fare le pratiche di cui ho fatto cenno nel mondo digitalizzato è uguale alle procedure in presenza. E così bisogna inserire chissà quante volte il codice fiscale e i propri dati anagrafici, avanzare domande quando il fatto e il diritto sono certi come nel caso del ritardo dei treni, chiedere l’invio della carta di pagamento per raccomandata se il malcapitato non può recarsi allo sportello bancario.Se poi non hai il Wi-Fi perchè sei fuori casa la scheda SIM la esaurisci in pochi giorni a meno che qualche amico non ti insegni come fare il roaming.

Molte procedure iniziano con una PEC e si possono concludere solo in presenza, come nel caso dei ricorsi contro le multe durante il lockdown o per violazione del codice della strada. In questi casi ovviamente si paga e basta, zitti e mosca.

Il ricordo va al Marchese del Grillo di Sordi, io so’ io e tu non sei un c…

Forse sono incappato in una settimana particolarmente di sfiga, ma l’impressione è che i servizi digitali e l’indotto che determinano avrebbero bisogno di modelli di business nuovi. In caso contrario, faremo le pratiche come prima e nel modo ferragginoso e inutile di prima e in più con gli orpelli informatici di oggi: Pswd, applicazioni, registrazioni, mail e notifiche.

E se gli aiuti europei per la pandemia andranno a digitalizzare la nostra economia nel modo che sperimentiamo ogni giorno forse è il caso di pensarci bene perché rischiamo il digital caos. Siamo in Italia dopotutto e “la pratica” è un asset dell’economia, genera PIL sia quando è su carta sia quando è su terminale.

 

 

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1 COMMENT

  1. Così come siamo riusciti a esportare il nostro modello di mafia in tutto il mondo, basterà ancora poco per riuscire a burocratizzare all’italiana anche il mondo informatico che ci riguarda.
    Software house sfornano oggi programmi e piattaforme variegate per supportare servizi a banche, amministrazioni pubbliche e mondo produttivo più in generale. Ma ciascuno applica nelle diverse procedure grammatiche e sintassi personalizzate.
    Talvolta, per stare al passo con tempi e impegni, i prodotti vengono rilasciati praticando test preliminari insufficienti, che poi richiedono interventi riparatori con tante rettifiche per le immancabili molteplici anomalie procedurali segnalate spesso anche dagli stessi utenti.
    Ma tutti oggi si fregiano di avere un proprio sito web, con percorsi che interfacciano le parti in causa secondo logiche specifiche che solo raramente risultano dialoganti.
    Ironizzando potrebbe immaginarsi che forse lo fanno anche per il nostro bene e assicurare così a tutti un benessere mentale stimolato. Per mantenere attivi i nostri neuroni …. anche se talvolta un vaffa – specie di chi è più anziano – ci scappa di cuore. Ma forse questo vuole essere un input salutare? Chissà?

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