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La trappola dell’Euro digitale

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La questione della moneta è tornata prepotentemente al centro di questioni economiche, di tecnocontrollo della società e di rapporti di forza tra Stati, con modalità nuove rispetto al passato. Il dibattito dovrebbe vedere la partecipazione più intensa e dialettica della politica, della accademia, del mercato, delle istituzioni. La trasformazione della moneta in mezzo digitale, con l’euro digitale, l’emissione della moneta privata con le cripto valute e gli stable coin, legati a monete fiat, la selva delle modalità di pagamento prodotta dalla industria, un eventuale diverso ruolo da assegnare alle banche nel rapporto tra risparmio e investimento non pongono solo problemi tecnici, ma, diffondendosi, arrivano a permeare l’intera società, i fondamenti dell’economia, le relazioni internazionali, il rapporto tra cittadini e Stato, perché, la moneta riguarda tutti, proprio tutti. Nel micro e nel macro. Le contrapposizioni di vedute sono evidenti.
Qui abbiamo cominciato ad ospitarne qualcuna, per provare a capire meglio il livello della questione.

Dopo l’articolo su come orientarsi nella selva delle modalità di pagamento e quello sulle incertezze sull’euro digitale, ecco un terzo contributo, che solleva il punto critico sull’euro digitale, in termini di tecnocontrollo. Un’opinione, per farsi un’opinione sulle molte posizioni emergenti.

 Il presidente della BCE Lagarde annuncia il lungamente atteso arrivo dell’Euro Digitale, ma è una trappola!

Lo diceva anche l’ammiraglio dell’Alleanza Ribelle Gial Ackbar: “E’ una trappola!

Lui si riferiva alla mancata apertura dello scudo di energia che, proveniente dalla luna boscosa di Endor, proteggeva la nuova Morte Nera dagli attacchi dell’’Alleanza (Episode VI).

Cassandra invece si riferisce all’annuncio dei “progressi” sull’istituzione di un “Euro Digitale”, annunciati in pompa magna dal presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde. La cosa è stata presentata come un progresso ed un’occasione per aumentare la sicurezza e la praticità per tutti.

Mentre ascoltava questo, Cassandra non ha potuto fare a meno di notare la cuffietta di pizzo che la Lagarde indossava; quella, ed anche i denti lunghi lunghi…

Per capire come mai l’Euro digitale le sia sembrato il Lupo Cattivo della favola travestito da nonnina, bisogna non dico aver chiaro, ma almeno saper distinguere cosa è una moneta, cosa sono i contanti, cosa sono le criptovalute, cosa sono i mezzi di pagamento digitali e cosa sono le monete digitali.

Difficilmente qualcuno lo spiegherà in forma semplice e chiara, perché questo porta ad inevitabili imprecisioni. Ma è necessario rispondere ad una descrizione truffaldina e tendenziosa dell’Euro digitale, quindi Cassandra, che almeno non difetta di coraggio, ci proverà.

La versione breve e compatta della questione, che dice tutto quanto necessario, è che l’Euro digitale non è una criptovaluta, né un mezzo di pagamento elettronico, ma una moneta digitale centralizzata. E che, in quanto tale, consente un controllo attivo, completo ed assoluto su ogni singolo Euro digitale da parte della BCE e di tutti gli operatori che lo gestiscono.

Ma procediamo con ordine. Camera indietro, ed attenzione alle parole in neretto.

All’inizio era il baratto; semplice, efficace ma molto scomodo, perché poteva avvenire in maniera efficiente solo se ciascuna delle due parti aveva bisogno proprio della cosa offerta dall’altra.

Per questo motivo fu molto utile individuare un mezzo intermediario di scambio, che permettesse un commercio più semplice. Si trattava all’inizio di cose utili a tutti e dotate di un valore intrinseco od almeno d’uso; ad esempio il sale od i metalli. Si iniziarono ad usare come mezzo di scambio soprattutto cose rare che fossero, per praticità, inalterabili come l’oro e l’argento. Tutto avveniva su base libera e volontaria; nessuno era obbligato ad accettare il mezzo di scambio, ed il valore di esso era liberamente contrattato ogni volta.

Poi l’autorità allora in vigore (quale? una qualsiasi!) cominciò a regolamentare la cosa, ovviamente per trarne profitto in termini sia di potere che economici; il mezzo di scambio (sale, oro, argento) doveva essere “coniato” e recare il simbolo dello “stato”. Era nata la moneta, che ogni stato coniava per conto proprio e con le proprie regole.

A meno che non fosse falsificata, si trattava pur sempre di una moneta realizzata con qualcosa che aveva un valore intrinseco. Chi l’aveva in tasca possedeva anche il mezzo di scambio (oro od argento) con cui era realizzata.

Ma successivamente, sia per convenienza delle autorità che per poter muovere grosse somme, furono inventati dei mezzi di scambio privi di valore intrinseco. Iniziarono i banchieri del quindicesimo secolo, come la famiglia Medici, inventando le lettere di credito, che erano onorate da tutti i banchieri di Europa.

Poi furono inventate le banconote, una nuova moneta ufficiale priva di qualsiasi valore intrinseco, ma che lo Stato obbligava ad accertare come mezzo di pagamento. Per iniettare fiducia, gli stati moderni garantivano, a richiesta, il cambio delle banconote in oro; ciascuno stato manteneva una riserva aurea presso la propria banca centrale anche per fare questo.

Gli stati vassalli o militarmente più deboli, come ad esempio l’Italia, mantenevano, e mantengono anche oggi, in tutto od in parte, la propria riserva aurea presso la banca centrale di uno stato più potente od alleato, come ad esempio gli Stati Uniti, la Svizzera ed il Regno Unito.

In ogni caso, la riserva aurea era sempre largamente inferiore al valore complessivo della moneta circolante, dei cosiddetti “contanti”.

Poi il sistema finanziario diventò più complesso; le banche cominciarono ad agire come intermediari finanziari, incamerando, conservando ed investendo per conto proprio la moneta, mentre agivano come intermediario di pagamento tramite scritture contabili, inizialmente cartacee, poi meccanizzate, infine elettroniche. Il denaro circolante, cioè i contanti, diventava così una piccola parte di quello esistente.

Il denaro a loro versato era legalmente proprietà delle banche, che erano a loro volta obbligate a fornire i servizi finanziari ai loro clienti (se non fallivano, ovviamente).

Prestando e facendosi prestare il denaro con mezzi finanziari (mutui, obbligazioni, azioni etc.) chi lo possedeva poteva “moltiplicarlo”, utilizzando i crediti, confezionati in varia forma, come ulteriore mezzo di scambio finanziario. Era nata la cosiddetta “economia del debito” attualmente in essere.

In questo modo la moneta di uno stato era molto inferiore al valore della riserva aurea, e contemporaneamente la moneta realmente emessa era molto minore della somma dei mezzi economici di scambio, che utilizzavano il debito creato come ulteriore “moneta”.

Poi nel 1944 arrivarono gli accordi di Bretton Woods, e praticamente tutti gli stati eliminarono la convertibilità in oro; da quel momento il valore del denaro dei singoli stati diventò “appeso” ad altre entità, principalmente la reputazione e la solidità economica di ogni stato. Il denaro poteva essere scambiato o in contanti oppure appoggiandosi ad organizzazioni riconosciute legalmente: banche centrali, banche private, emittenti di carte di credito, mediatori finanziari, etc., utilizzando i loro mezzi di pagamento.

Negli anni ’80 alcuni ricercatori, trai quali David Chaum, iniziarono a teorizzare una moneta digitale, che possedesse tutte le caratteristiche desiderabili del denaro circolante, ma fosse realizzabile e scambiabile solo con mezzi informatici. Diverse monete digitali furono create, ed alcune anche sperimentate, ma il tutto restò confinato ad un’interessante area di ricerca scientifica.

Nel novembre del 2008 Satoshi Nakamoto, un ricercatore anonimo e tale rimasto fino ad oggi, pubblicò in una mail list un documento di 9 pagine (il “White Paper”) in cui descriveva la realizzazione di una moneta elettronica, Bitcoin, definendone dettagliatamente il protocollo di generazione, scambio e conservazione.

E’ d’obbligo notare che Satoshi Nakamoto, per i Bitcoin che possiede, è attualmente l’essere più ricco al mondo, ed evidentemente anche il più disinteressato ai suoi soldi. Ma andiamo avanti.

Bitcoin possiede tutte le proprietà desiderabili del denaro contante, inclusa la totale privacy dello scambio. Anche per questo motivo fu rapidamente implementato in una rete peer to peer, gestita su scala mondiale da una comunità di volontari.

Pur essendo privo di qualsiasi valore intrinseco o di scambio, e pur non essendo agganciato a nessun altro bene o valuta, Bitcoin acquistò rapidamente valore di scambio, arrivando attualmente ad un rapporto di cambio di 1 a 100.000 col dollaro americano.

Poiché il numero totale dei bitcoin esistenti o coniabili è limitato a circa 21 milioni, il valore attuale dei Bitcoin esistenti è di circa due trilioni di dollari. Essendo la quantità di Bitcoin limitata, si tratta inoltre di un bene non inflazionabile. La limitazione di quantità non è un problema significativo, essendo il Bitcoin praticamente frazionabile all’infinito.

Il successo di Bitcoin ha immediatamente provocato la nascita di un numero elevatissimo di altre monete digitali e di vari ecosistemi software di scambio. Il complesso di queste monete digitali, che sono tutte basate su algoritmi crittografici, viene identificato come “Criptovalute”.

Alcune criptovalute hanno un rapporto di cambio fisso e garantito con delle valute statali, e vengono indicate come “Stablecoin”. La gestione di ciascuna valuta digitale viene attuata tramite mezzi sia centralizzati che decentrati, con tutte le sfumature intermedie.

E’ doveroso sottolineare che la stragrandissima maggioranza delle migliaia di criptovalute esistenti sono solo trappole per ingenui, spesso simili a Schemi Ponzi.

Le criptovalute sono state normate in quasi tutti i paesi, e molte banche centrali stanno valutando l’emissione di valute digitali statali. Da molti anni lo sta facendo, inizialmente senza molta convinzione, anche l’Unione Europea. E siamo arrivati all’argomento del giorno, al nostro “eroe”, l’Euro Digitale.

l’Euro digitale, se mai verrà realizzato, sarà una moneta digitale completamente tracciata e gestita dalla BCE; niente di nemmeno lontanamente paragonabile ai contanti, ai Bitcoin ed alla maggior parte delle criptovalute.

Non è nemmeno paragonabile ai sistemi di pagamento elettronici che, anche se in maniera più o meno tracciabile, muovono però denaro “vero”.

L’Euro digitale sarà una moneta digitale agganciata all’Euro, con un rapporto di cambio di 1:1, e garantita dalla Banca Centrale Europea.

Le sue specifiche tecniche, cioè il documento equivalente al white paper di Satoshi Nakamoto, sono ancora in fase di definizione, con una modalità tipica dell’UE, cioè lenta, complessa e burocratica, ma poggiano su alcuni pilastri fondamentali già perfettamente stabiliti.

Quello che preme a Cassandra, ed anche ai suoi 24 interessatissimi lettori, è come questa nuova moneta verrebbe utilizzata dai suoi possessori.

Dato il forte vento di tecnocontrollo sociale totale che soffia ormai da anni in tutta l’Unione Europea, non c’è da meravigliarsi del fatto che l’Euro Digitale sia una moneta totalmente tracciata. Il livello di tracciamento va però oltre ogni immaginazione.

Ogni singolo Euro Digitale circolante è in ogni momento attribuibile ad una specifica persona od ente. Il possesso di ogni singolo Euro digitale è attivamente controllato da una autorità centrale. Il protocollo di gestione permette di gestire attivamente ogni singolo Euro.

E’ possibile limitare la quantità di Euro che un cittadino europeo può possedere, e variare questo limite su base individuale.

E’ possibile bloccare gli euro posseduti da un cittadino europeo, impedendogli di scambiarli od utilizzarli, rendendolo interattivamente ed istantaneamente un “povero in canna digitale”, un “cadavere economico”. Non si tratta del blocco di un mezzo di scambio, come un conto corrente bancario; viene bloccata la moneta digitale stessa.

Quello che è successo a Francesca Albanese, che prescinde dalla situazione specifica in cui era coinvolta, considerando le conseguenze per la sua persona dovrebbe dar moltissimo da pensare a chiunque; purtuttavia rappresenta solo una piccola frazione di quello che potrebbe succedere ad un cittadino europeo che vivesse in una distopia come quella prevista dall’Euro digitale.

L’Euro digitale; un bene il cui possesso può essere atomicamente controllato dall’emittente, che può decidere quanti euro digitali una persona può possedere, e che può bloccarli in ogni momento, impedendo alla persona di spenderli.

Non moneta digitale, ma potentissimo strumento di tecnocontrollo.

Cosa mai potrebbe andare storto?

Un “bene” che dà ad altri il potere di privarvi di tutto, tranne i vestiti che avete addosso.

In confronto ChatControl è solo un problema limitato ed aggirabile.

Questi due esempi chiariscono il concetto di evoluzione “democratica” della società che è attualmente maggioritario nell’Unione Europea.

 Chi mai potrebbe perderci non solo i propri soldi, ma la propria libertà?

Forse, dopo aver considerato questa esternazione di Cassandra, parlerete con più rispetto non solo dei Bitcoin ma soprattutto dei semplici contanti, e li considererete una risorsa preziosa, piuttosto che qualcosa da considerare primitivo rispetto agli smartphone e smartwatch usati come credenziali di pagamento digitale.

Magari penserete con piacere anche a quelle 20 sterline d’oro che conservate dai tempi della prima comunione, ed a quello che potrebbero rappresentare un domani per voi…

Stateve accuorti.


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