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Semplicemente grazie, Professore Savona.

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Come un incubo e come un sogno, Memoralia e Moralia di mezzo secolo di storia di Paolo Savona (Edizioni Rubbettino €19, in libreria da pochi giorni) non e’ un libro facile, avendo diversi piani di lettura: e’ autobiografico, padroneggia in profondità le teorie economiche dell’ultimo secolo, è ricco di narrazioni sulle esperienze dell’autore in istituzioni pubbliche e private e di racconti di relazioni personali. È anche pieno di dotte citazioni.

I riferimenti sono a Joyce, Kant, Marshall, Keynes e vi sono riportate poesie di autori famosi sul senso della vita, tessendo un percorso volto a recuperare le scienze economiche al loro alveo naturale: la politica come scelta che incide sulle nostre dimensioni, non solo su quelle dell’ homo oeconomicus.

Avulsa dalla politica, l’economia trova nei modelli matematici sempre più complessi una sua ambigua oggettività, perché i risultati danno l’illusione di presentarsi come verità non falsificabili.

Basta invece il buon senso e la capacità di ragionare sulle loro conseguenze per farci capire che non è così.

Se alla base delle scelte economiche vi sono approfondite valutazioni tra le opzioni possibili, finalizzate all’interesse generale, si conferisce un che di nobile alla scienza triste.

E nelle dimostrazioni del Professor Savona questo interesse generale coincide con il ritorno alla crescita del Paese.

Non e’ di questo tuttavia che intendono occuparsi queste note, minimali e marginali, quanto di qualcosa, meno comune, posto alla fine del libro: l’indice dei nomi citati nel testo, articolazione del più generale indice analitico che rimanda ai glossari medioevali.

Amore per la precisione e per la parola scritta e rispetto per il lettore sono alla base dell’indice. Il lettore individua con rapidità ciò che gli interessa tra le varie narrazioni e riflessioni.

Encomiabile riproporlo nell’era di internet e degli ebook.

Ma il significato va ancora oltre questa utile funzione.

Scorrendo queste poche pagine finali, con i nomi asetticamente elencati in ordine alfabetico, ci accorgiamo di avere davanti gran parte dei personaggi politici e della classe dirigente italiana degli ultimi cinque decenni. Nomi della politica, delle istituzioni, delle banche e delle imprese.

E se accanto a ciascun nome annotiamo il feeling dell’autore espresso alle pagine di rimando (tipo il like o il don’t like dei social media) emerge una ragnatela di relazioni personali, di contrapposizioni di lunga durata, di piccole e grandi acrimonie, che plasmano vite e carriere. Colpisce, per esempio, che la partecipazione ad una commemorazione di Guido Carli, a lui che era stato fin da giovane il più stretto collaboratore, gli sia stata preclusa da due illustri personaggi che avevano frequentato lo stesso liceo a Roma, senza apparente motivo o solo perché il giovane Savona era all’epoca fuori dalla loro cerchia amicale.

E altri esempi di questo tipo non mancano: l’alternarsi di simpatia e antipatia tra i personaggi sembra contrassegnare il successo o la caduta dei rapporti, non il merito delle questioni!

E spesso ci si accorge che le posizioni proposte con consapevolezza e rigore soccombono per assenza di cinismo o per il “catteraccio”, che, non trovandosi altri argomenti, viene rimproverato a chi le sostiene con passione, come ultima e inappellabile accusa, in luogo del riconoscimento di essere persona ferma e di carattere.

Personalismi e opportunismi sono i profili ricorrenti, quando non apodittiche prese di posizione istituzionali, che impediscono di confrontarsi in profondità anche su temi della massima importanza per il paese.

Con il crony capitalism, il capitalismo clientelare che va a discapito della libertà di impresa e della concorrenza, emerge la via amicale del potere che da’ luogo alle tante consorterie che bloccano la nostra vita sociale, sempre più organizzata secondo rigide geometrie piramidali.

È con la depauperazione del Capitale fiduciario cioè di quell’intreccio di relazioni positive che tengono unita una comunità, opponendosi tanto al trionfo delle rendite (cioè all’appropriazione dei risultati non guadagnati) quanto al mancato rispetto della legge (che fa dell’Italia un paese endemicamente esposto alla corruzione e alle nostre organizzazioni criminali) che dobbiamo confrontarci, ci dice il Professor Savona.

Forse e’ stato sempre così nella storia, anche se non ce ne siamo avveduti e quindi oggi ci meravigliamo un po’ ingenuamente di questi blocchi. Tuttavia, il fenomeno negli ultimi decenni sembra ancora più marcato ed e’ probabilmente il risultato di una situazione quasi unica: uno Stato debole ed indebitato a cui si contrappone la ricchezza privata delle famiglie.

L’elogio della follia, au reverse, consiste nel continuare a conservare il potere nelle mani dei rentier e delle consorterie.

L’unico evento che scuote questa nostra società a cerchi concentrici sono le frustate dello spread che periodicamente ci ricordano che ogni mese dobbiamo pagare gli interessi sui titoli di Stato e che poi possiamo pure continuare a dormire tranquillamente o a riprendere le nostre inutili schermaglie. Grazie, professor Savona.

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