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La pace fiscale e i tartassati

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I TARTASSATI (1959)

Tempo di lettura sei minuti.

Periodicamente il dibattito si infiamma sulla questione fiscale. L’evasione in Italia e’ alta piu’ che in altri Paesi e determina distorsioni evidenti nell’economia e nella societa’. A questo pregresso si aggiunge una nuova misura la Pace fiscale,  figlia del nuovo e anche del vecchio governo. Essa prevede che tutti coloro che si trovano in condizioni economiche difficili possano sanare la propria situazione con il fisco. Costoro pagherebbero solo una piccola percentuale di debito in base al proprio reddito.

Ripercorriamo brevemente la nostra storia fiscale per trarne alcune linee di tendenza da vicende serie, drammatiche, ma anche ludiche. Ci consentirà di inquadrare meglio anche le ultime misure.

Uno dei massimi storici dell’Italia e’ stato un professore inglese morto quasi centenario nel 2017. Denis Mack Smith prima a Cambridge e poi ad Oxford e’ stato uno dei maggiori conoscitori delle vicende storiche dall’Unita’ di Italia in poi. Egli riteneva di rintracciare talune costanti nello sviluppo del nostro paese. Le crisi di governo erano tutte extraparlamentari e quindi garantivano stabilita’ alle classi dirigenti. L’alta evasione fiscale e il corrispondente debito pubblico erano derivati della debolezza strutturale dello Stato, che difficilmente sarebbe stato possibile ribaltare.

La fantasia degli italiani in materia ha poi prodotto situazioni esilaranti come nel film I Tartassati del 1959. Il cavalier Torquato (come Tasso) avido da morire  prendeva tre caffè per volta per risparmiare due mance. Si da’ il caso che egli fosse vessato dal fisco e si aggrappasse anche ai santi pur di non pagare.  «Sant’Agostino si interessava di tasse e ha dichiarato che se i tributi sono troppo alti, non è peccato non pagarli. Io obbedisco a Sant’Agostino, il patrono dei tartassati, per non arrivare nudo alla meta», ripeteva il nostro con la faccia di Toto’.

In epoche a noi più prossime, il Ministro Tremonti dichiarava che in un Paese pieno di evasori l’unico modo per far pagare le tasse è fare i condoni.

 

Relazione Commissione Giannini settembre 2017

Il Rapporto sull’evasione fiscale , da cui sono tratte le due tabelle di questo articolo, da’ conto dell’enormità di cifre che si evadono annualmente. Il totale è pari a 107 miliardi di euro per il 2015 e dovrebbe essere l’ultimo dato disponibile. Le voci più importanti si ricollegano al mondo dell’impresa e del lavoro. 31 miliardi di IRPEF mancanti dal lavoro autonomo, quasi il 70% del dovuto nella media degli anni 2012-2014. 35 miliardi di IVA evasa e quasi 11 di contributi non versati. Un quadro desolante che ci colloca ai primi posti nelle graduatorie internazionali degli evasori. Sono dati  ufficiali validati dal precedente Governo. E’ previsto che annualmente un sommario di questo rapporto sia incluso nel DEF e a giorni quindi avremo i nuovi dati. Difficilmente potranno essere molto diversi da questi.

L’aridità delle cifre non da’ conto però della filosofia sottostante e dell’attitudine a discutere di queste cose. Per una partita IVA sarà sempre tanto quel che paga ….visto che i soldi vanno a pensionati e dipendenti pubblici. Per questi ultimi, al contrario, stipendi e pensioni sono basse……perchè c’è tanta evasione fiscale. Una davvero ardua quadratura del cerchio!

Relazione Commissione Giannini settembre 2017

Il Contratto di governo,  del maggio 2018, sulla falsariga di questi ragionamenti, si spinge oltre. Delinea un nuovo orientamento per gli anni a venire che quasi non contempla  l’evasione fiscale. Essa scompare per le tante novità che il governo del cambiamento intende introdurre.

A pag. 21 si stabiliscono due passaggi fondamentali per chiudere i conti col passato.

“È opportuno instaurare una “pace fiscale” con i contribuenti per  rimuovere lo squilibrio economico delle obbligazioni assunte e favorire l’estinzione del debito mediante un saldo e stralcio dell’importo dovuto, in tutte quelle situazioni eccezionali e involontarie di dimostrata difficoltà economica.”

E poco più avanti:

“È necessario intervenire per l’abolizione dello spesometro e del redditometro, strumenti anacronistici e vessatori di rilevazione del reddito, confermando la contrarietà a misure di tassazione di tipo patrimoniale. Di contro, anche in considerazione della drastica riduzione del carico tributario grazie alla flat tax e alle altre misure sopra descritte, sul piano della lotta all’evasione fiscale, l’azione è volta a inasprire l’esistente quadro sanzionatorio, amministrativo e penale, per assicurare il “carcere vero” per i grandi evasori.”

Trattandosi di un documento di politica economica stupisce la mancanza di numeri e percentuali. E quindi attendiamo il prossimo DEF per capirci di più.

Mi sia consentito un ricordo personale su quella che abbiamo definito la questione fiscale (epocale e irrisolta). Anni fa in uno splendido Hotel con vista sul bacino di San Marco l’allora Governatore del Veneto organizzo’ un’importante conferenza sul federalismo fiscale. Tra i tanti relatori fu invitato anche uno stimato professore dell’università federiciana di Napoli.

Costui tenne una brillante relazione in un ambiente a lui non proprio consono, date le mai sopite spinte autonomistiche e una certa riluttanza a pagare per il Sud. Egli fu abile a ripercorrere i principi canonici della Scienza delle finanze esposte nel famoso Manuale di Cesare Cosciani. Tracciò le caratteristiche fondanti della finanza regionale che, allora agli albori, erano di finanza derivata non avendo l’ente regione entrate proprie se non per una quota minimale.

Al momento delle conclusioni egli superò se stesso. In un paese dove è così alta l’evasione è impossibile pretendere che tutti paghino le tasse. Disse. E proseguì. La vera equità fiscale è dare a tutti la possibilità di evadere. Vi fu una standing ovation. Egli aveva colto nel profondo la nostra democratica coscienza collettiva.

A quando questo definitivo condono?

 

 

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