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California: democrazia, maiali e start up

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L’estate volge al termine e i prati iniziano a inumidirsi. In California c’è ancora un bel sole e gli incendi sembrano essersi placati. Oggi vogliamo parlarvi proprio del Golden State e dei californiani. Da loro viene un bell’esempio che spero piaccia anche a voi.

La democrazia in California

La Danimarca per Francis Fukuyama è il modello della democrazia nell’era moderna. Per me, lo è la California. La California è super, tuttavia qualche critica la ho.

Ci sono troppi i barboni che dormono nelle strade delle sue opulente metropoli baciate da uno splendido clima. Voglio dire che la democrazia non è affatto una buona forma di governo se non fa i conti con la povertà.

Inoltre la democrazia californiana è troppo idealista per funzionare veramente bene. Ha qualche ingenuità di troppo. E lo abbiamo visto anche in questi giorni.

Gavin Newsom, il governatore democratico, l’ha scampata bella. Invece di occuparsi della pandemia, della povertà, del carocasa e di chi sa quanti altri problemi della popolazione californiana, ha dovuto investire tempo e risorse per difendere il proprio posto di lavoro. Lo volevano cacciare con una “gubernatorial recall election”: una apposita petizione popolare aveva infatti raggiunto il quorum necessario.

Uno contro tutti

Con appena il 12% di votanti attivi, si può lanciare una petizione popolare per mandare via un governatore con la citata “gubernatorial recall election”. Si tratta di un ballottaggio molto insidioso. Se il governatore in carica non supera il 50% dei voti espressi deve lasciare il posto al primo degli sfidanti, che di solito sono un plotone.

Deve fargli posto anche se lo sfidante raccoglie il 3% dei suffragi e lui il 49,9% periodico. Fu così che “Terminator”, ma con il 48,6% dei voti, divenne governatore nel 2003 al posto dello sfiduciato Gray “Dump” Davis.

Dal 1911 ci sono stati ben 179 tentativi di “recall”. È vero, sono falliti, ma pensate al tempo e alle risorse sprecate nel tentativo di spodestare ogni governatore che dal 1960 ha retto la California, uno stato di 40 milioni di abitanti e un PIL superiore a quello della Francia. Contro il “povero” Newsom sono state intentate ben sei petizioni di recall, una ogni quattro mesi.

Il New York Times è furioso contro un sistema che consente a un “fringe candidate” di spodestare un governatore legittimamente eletto. Credo proprio che il quotidiano di New York abbia ragione a scrivere che ci sia un disperato bisogno di riformare questo sistema. Anche a New York di governatori ne cacciano parecchi, ma in modo meno eclatante: li fanno dimettere.

La “proposition 12”

Una cosa più intelligente sono le “proposition”. L’1 gennaio 2022 entrerà, ad esempio, in vigore la “proposition 12”, approvata a larghissima maggioranza (66,6%) dagli elettori californiani nel novembre 2018.

La “proposition 12” (Farm Animal Confinement Initiative) richiede agli allevatori californiani di dare più metri quadri agli animali: 4 ai bovini, 1 alle galline ovaiole e 2,5 ai suini da riproduzione.

Nessun allevamento intensivo possiede oggi questi requisiti. Una scrofa di due quintali e mezzo, ad esempio, viene oggi impacchettata in un gabbia di gestazione, scavata nel terreno, come un televisore nel proprio imballo.

Non è esattamente qualcosa di cui andare fieri, come californiani.

Le “ballot proposition”

La “ballot proposition”, in vigore dal 1911, nella sua versione più popolare può essere equiparata al nostro referendum. In realtà somiglia più a un plebiscito su un quesito.

Una “proposition” può modificare uno qualunque dei 29 codici dello Stato californiano, lo Statuto e la stessa Costituzione. Per convocare un’elezione è sufficiente una petizione che raccolga il 5% degli elettori che hanno partecipato all’ultima elezione governatoriale. Questa percentuale sale al 7% per le “proposition” costituzionali.

Quando la parola passa quindi agli elettori, non occorre un quorum di votanti per convalidarne il risultato. Le votazioni delle proposition si tengono insieme alle elezioni presidenziali o di mezzo termine.

Per l’elettore non è una scelta facile: dovrà scegliere tra i suoi differenti ruoli nella comunità.

Lavoratore, consumatore o cittadino?

Dentro di noi ci sono tre personalità che si attivano tendenzialmente a seconda del ruolo che andiamo ad assumere. C’è la personalità sindacale dell’essere lavoratore, quella utilitaristica del consumatore e quella etica del cittadino. Tra queste personalità esiste un conflitto permanente e ognuna mira a conseguire un obiettivo diverso. In genere è l’utilitarismo a guidare l’elettore.

Ma nella “proposition 12” ha prevalso il cittadino. L’attuazione della “proposition” farà aumentare il prezzo delle carni e probabilmente farà perdere dei posti di lavoro.

La questione etica, che tanto sta al cuore degli animalisti, sembra avere fatto breccia anche in quello dei cittadini. Con tutti i pet che ci sono nelle famiglie del Golden State (il 52% ha un animaletto), i californiani avranno preso coscienza che gli animali sentono come noi. Sono persone diversamente umane.

Contenuto espanso #1: Una tesi etica per l’animalismo, di Peter Singer.

Non sempre l’opzione etica si fa sentire. Nella “proposition 22” (che si interroga se la gig economy debba avere dei “contractor” o dei dipendenti) ha prevalso il consumatore sul lavoratore e sul cittadino. Si vuole che restino “contractor” perché così il servizio costa meno.

Ora ci si chiede: saranno davvero felici i californiani di pagare di più il bacon (con aumenti fino al 60%) per permettere alle scrofe di ruzzolarsi nella loro cellette?

Impatto economico e opportunità

Se lo chiede The Economist che prevede un impatto enorme sull’industria dell’allevamento, soprattutto quello dei suini. I californiani sono i più grandi consumatori di carne suina in America, 116 milioni di chilogrammi all’anno, circa il 15% del consumo totale.

Gli allevatori hanno già montato una massiccia campagna contro la legge. Si stima che solo il 4% degli allevamenti risponda ai parametri di legge. Dovranno allevare meno suini o allargare i loro impianti. Oppure, vedremo tra poco…

È lo stesso Economist a dirci, anche, che le scelte alimentari della gente stanno cambiando in modo repentino a favore di alimenti sani, sostenibili e pure etici.

Sta infatti montando come uno tsunami il consumo di surrogati delle carne e del pesce e Wall Street, che ha il fiuto di un pointer, sta già riversando miliardi di dollari in start-up di questo settore dai nomi che suonano già un programma (Beyond meat, Impossible Foods, Legendary Fish, JustEggecc.)

Contenuto espanso #2: Il boom dei cibi vegani in America.

L’esempio dai monaci buddisti

Già dall’anno 1000 i viandanti che si rifocillavano nei monasteri buddisti del Tibet venivano nutriti con surrogati della carne, così gustosi che i commensali non avevano alcun sospetto che quel cibo appetitoso fosse a base di soia, legumi e alghe.

Quando i monaci servivano il surrogato di pollo, sulla pietanza c’erano pure le piccole protuberanze tipiche della pelle di pollo spennato. I cuochi monaci erano degli scultori …e anche degli eroi.

Nessuna vita era andata perduta per nutrire altri esseri, senza neppure scontentare le papille gustative degli ospiti, che i monaci consideravano sacri. Sintesi suprema di etica, sostenibilità e customer satisfaction! Il miglior fondo ESG della storia!

Si capisce anche perché questi monasteri divennero famosi come El Bulli di Ferran Adrià.

Allora dico: perché gli allevatori californiani non iniziano a pensare a una qualche riconversione in direzione, per esempio, del surrogato di bacon tanto da farlo tanto appetitoso quanto la pancetta suina?

Così i poveri sottoproletari maiali cinesi potranno iniziare a sognare California. Si chiama soft power.

Poi…come dice uno slogan della PETA, “Il tofu non ha mai provocato alcuna pandemia”.

Prima di andare

A proposito di California. La Universal music ha pubblicato un box set di cinque dischi (vinile, cd e anche streaming) dal titolo Feel Flows: The Sunflower & Surf’s Up Sessions 1969-1971. 135 tracce che documentano l’evoluzione del sound della quintessenziale banda californiana dei Beach Boys in un momento delicato e difficile del loro percorso. Imperdibile per gli appassionati e per chi ami la musica rock.

Bitcoin. Cathie Wood di Ark Invest (50 miliardi di dollari gestiti) ritiene che nei prossimi cinque anni i bitcoin aumenteranno di 10 volte il loro valore attuale. Ray Dalio, fondatore di Bridgewater (138 miliardi di dollari gestiti) pensa che i bitcoin avranno un tale successo che le autorità monetarie “will kill it”. Leggo questo sulla newsletter del FT.

goCrypto. Noi di goWare stiamo facendo goCrypto, cioè mettendo insieme un gruzzolo (100 euro a testa) per comprare bitcoin. Ci starà dietro la nostra code girl, Elisa. Se volete partecipare, c’è posto. Non so, però, se si può fare. Devo chiedere ad amici esperti come Daniele e Gerardo.

Il Tanzini sidolizzante è disposto a mangiare meno prosciutto, a pagarlo di più, (in euro sonanti, si capisce, e non in improbabili goCrypto…) e a lasciar perdere i surrogati.

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1 COMMENT

  1. GoCrypto, bella iniziativa e non ha bisogno di autorizzazioni di sorta, anche se ci pare strano che non vi sia un qualche controllore ansioso di mostrare la sua forza su tutto quello che accade nella finanza salvo poi non accorgersi degli elefanti che passano o sono passati. Vi partecipo volentieri, mandatemi cortesemente le vostre credenziali per il bonifico. Tra l’altro, è un ottimo esperimento di educazione finanziaria e dopo tante chiacchiere una iniziativa concreta è benvenuta. Potremmo fare anche un resoconto da pubblicare sulla nostra piattaforma a beneficio di tutti. Decisamente, mi piace. Ci avviamo verso il mese di ottobre, il mese dei funghi, delle castagne e della vendemmia e da qualche anno anche dell’educazione finanziaria.

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