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La vigilanza creditizia post mortem

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Pannello ebru’ di Alberto Valese

Ho partecipato all’interessante convegno organizzato dalle associazioni degli azionisti delle banche italiane a Genova su
L’attività di vigilanza di Bankitalia: criticità, prospettive e proposte”.

Le dissonanze della storia mi sorprendono sempre. Nel periodo di ritorno agli utili delle banche italiane per miliardi di euro assicurati da politiche di accorto impegno sul fronte degli impieghi, ecco ricomparire gli effetti dirompenti delle crisi bancarie.Sono lì, sotto traccia, come un fiume carsico a far danni. Guastano le rituali celebrazioni su quanto sono solide le nostre, ormai poche,banche rimaste.

Gli effetti sbagliati e deprecabili li avevamo dimenticati, noi da cittadini che faticano ad informarsi e le banche che li hanno ben che digeriti grazie ai proficui aiuti dello Stato. Tutto sembrava essere passato, fino alle prossime crisi. Meritoria dunque l’opera dei relatori che hanno fatto scorrere come in un film horror le crisi di Carige, CariFerrara, Popolare di Bari, MPS, Banca delle Marche con CariChieti e Popolare Etruria e infine BPVI. Un grido di dolore a nome di centinaia di migliaia di azionisti e risparmiatori delle banche fallite.

Ero fermo ad anni fa e i resoconti che ho ascoltato tengono conto degli innumerevoli aggiornamenti processuali nel frattempo intervenuti. Un altro fiume carsico che si aggiunge al primo e scorre molto lentamente ad intaccare la roccia. Oggi iniziamo a disporre di un quadro, per quanto non completo, che permette di avere una visione di insieme di quel che è stata la vigilanza della Banca d’Italia negli ultimi trenta anni. La ricostruzione puntuale che ne hanno fatto i relatori nei vari passaggi fa emergere due incongruenze di natura sostanziale. Una onda d’urto inarrestabile con cui bisogna fare i conti per non dimenticare e per prepararci a difendere da soli il nostro sacrosanto risparmio.

La prima è che nessuno mette in dubbio la correttezza della azione di vigilanza (anche per evitare querele e in considerazione dell’alto standing dei suoi funzionari e dirigenti). Ma se la vigilanza ha fatto il possibile perchè poi la banca è morta ? La ricerca a tratti ossessiva della smoking gun porta ad esaminare quantità inusitate di carte e di documenti processuali. Quasi mai questo andare ricercando offre spiegazioni plausibili alla domanda di perchè viene cancellata, azzerata una banca con la vigilanza che sta lì ad efficacemente controllare, come più volte ribadito nelle tante (spesso inutili) audizioni parlamentari. Come è stato possibile ? La domanda è risuonata più volte sterilmente nell’aula affollata del convegno.

L’altro punto è che le soluzioni escogitate per le banche in default sono state le più disparate e quindi vi è il rischio che casi simili siano stati trattati in modo diverso, soprattutto per ciò che concerne il ristoro parziale ad obbligazionisti ed azionisti. Ancor prima delle questioni risarcitorie, abbiamo assistito ai tentativi frenetici di raddrizzare i fondamentali delle banche per tenerle in vita. Tuttavia, i commissari nelle banche in luogo degli organi sociali, i tanti cavalieri bianchi arrivati in soccorso e la svendita massiva delle sofferenze, si sono rivelati non risolutivi. Sono stati eventi eccentrici rispetto alla gestione ordinaria che hanno aumentato in modo irreversibile il moral hazard, con la fuga in molti casi dei depositanti e la perdita di fiducia dei risparmiatori.

Questa situazione è frutto anche della introduzione della normativa europea una quindicina di anni fa che non è stata metabolizzata in tempo. Si poteva fare meglio, è stato dunque ricordato.

Così ho inteso che il dissidio tra credito malato e risparmio tradito sembra aver trovato un accomodamento, secondo la vulgata corrente dei governi di questi anni, la stampa e le tante commissioni parlamentari e regionali di inchiesta su questi drammatici fatti. Il primo con il ritorno agli utili delle banche con lo slogan più credito garantito dallo Stato, meno rettifiche, più reddito. Il secondo, sempre con i soldi dello Stato, attraverso il Fondo Indennizzo Risparmiatori-FIR che eroga una manciata di soldi a chi ha perso i propri risparmi nell’ italico mercato del risiko bancario che ha visto scomparire banche che erano lì da più di un secolo. In fondo, paghiamo sempre noi.

E’ proprio vero che non esiste un pasto a gratis ma il prezzo dei troppi default bancari non lo sapremo mai o solo dopo anni e anni.

Può continuare così ? No, decisamente no. Ed allora che la vigilanza sia preventiva o scompaia mentre i cittadini, traendo spunto da convegni come quello di Genova, possono difendere da soli il proprio risparmio imparando dalle crisi bancarie (di certo non ne mancano) e avvalendosi delle regole europee di tutela ex ante del risparmiatore. La tutela del risparmio ex art.47 della Costituzione e la storia della vigilanza bancaria nel nostro Paese vanno urgentemente aggiornate e fatte capire a tutti. Perchè quel che è stato rappresentato, forse per la prima volta, è si una sequenza di eventi critici singoli ma essi messi insieme hanno una magnitudine di sistema: per le istituzioni coinvolte che hanno vacillato, per le banche e la perdita di fiducia che ne è conseguita, per i danni causati a famiglie e imprese.

Qui trovate la registrazione integrale dell’evento con proposte originali su come riformare la vigilanza, in specie il terzo pilastro, cioè l’informativa al mercato.

 

Fonte:Bollettino Economico B.I. n.2 del 2022, pag.47
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2 COMMENTS

  1. COMMENTO DEL SIG.GIOVANNI FALCONE, ricevuto su LN che riporto perchè lo ritengo molto utile sulla inutilità delle Commissioni di indagine, argomento pure trattato al Convegno di Genova.
    “Sicuramente una grande opportunità di conoscenza dei fatti di causa che hanno determinato il disastro, con grave nocumento di migliaia di risparmiatori.
    Nel mentre la precedente Commissione bicamerale d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario presieduta dal sempre verde Senatore PF Casini ha concluso i lavori dicendo che bisogna “cambiare le regole” per non rivivere analoghi disastri, quando invece bastava rispettare la metà delle regole esistenti per non vivere queste esperienze terribili. La Commissione successiva, presieduta dall’On.le Carla Ruocco è riuscita a fare peggio, riuscendo a negare anche l’evidenza – https://www.giovannifalcone.it/72534-2/

    Nessuno ha detto che i controlli hanno fatto acqua da tutte le parti, nessuno ha chiamato i responsabili con il loro nome. Oggi si spera che questo lavoro ingrato ma tanto utile per la necessaria fiducia nel mondo dei risparmiatori, lo faccia la magistratura, nella quale riponiamo come sempre la massima fiducia.
    Conserviamo il pessimismo per i tempi migliori!
    https://www.giovannifalcone.it/risparmio-nazionale-inviti-ad-alta-voce/“

  2. Le crisi bancarie non sono ancora metabolizzate e le responsabilità vengono ancora impietosamente esposte. Le spiegazioni finora fornite dalle Autorità non sembrano aver convinto, se l’Associazione degli azionisti bancari danneggiati solleva ancora quesiti di grande rilevanza.

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