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La legge europea sulla Intelligenza Artificiale è una scatola vuota?

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E’ appena stata approvata la legge europea sull’IA; cosa c’è scritto, ma soprattutto, cosa non c’è?

La montagna dell’Unione Europea, anzi del Parlamento Europeo, istituzioni degnissime e meritevoli di rispetto, ha appena partorito la strombazzatissima e propagandatissima legge europea sull’intelligenza artificiale. La trovate, in italiano, qui.

Se non vi reggesse il cuore a leggere integralmente un testo del genere (non ha retto nemmeno a Cassandra, che però lo ha scorso per voi); nel seguito alcune considerazioni, come sempre senza mezze misure, su quello che c’è, ma soprattutto quello che non c’è.

  1. Come c’era da aspettarsi, la parte più compiuta e per questo significativa della legge copre le problematiche di generazione e gestione dei dati tramite l’uso di tecniche di IA. Si tratta di cosa buona e giusta, realizzata in maniera discreta, sulla cui efficacia però sarà necessario attendere il recepimento nelle legislazioni nazionali e, nel caso dell’Italia, probabilmente anche i relativi decreti attuativi.
  2. I sistemi di riconoscimento facciale in tempo reale sono vietati … sì, certo … tranne che se li usano stati nazionali e polizie, o chi ne faccia apposita richiesta per buoni motivi. Non sembra un granché in un mondo in cui, dovunque, non solo nell’UE, si sta andando con decisione verso un tecnocontrollo diffuso.
  3. Non si deve usare l’IA per fare social scoring. Anche questo è un pannicello caldo, non si deve fare social scoring e basta.
  4. Sul diritto d’autore Cassandra è notoriamente poco sensibile, comunque l’unica cosa chiara è che l’addestramento delle IA usando dati pescati a strascico, inclusi quelli delle opere protette dal diritto d’autore (quale?) è permesso. Le lobby dei produttori, presenti o futuri, delle IA hanno evidentemente funzionato molto meglio di quelle delle associazioni per l’estorsione dei diritti tossici di autore.
  5. Infine, per quanto riguarda la cosa che più preoccupa la vostra profetessa preferita, cioè la regolamentazione dei LAWS, dei sistemi d’arma autonomi letali, la legge europea sull’IA prevede … niente!

Restiamo concentrati su quest’ultimo punto (chi avesse bisogno di ascoltare o ripassare le numerose esternazioni passate di Cassandra a riguardo le trova tutte qui).

Traduciamo inoltre correttamente l’acronimo LAWS e la sua espansione italiana “sistemi d’arma autonomi letali” nel più preciso e descrittivo “Robot Assassini”.

La nuovissima legge europea sull’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale per costruire i presenti e futuri Robot Assassini non dice niente.

Questo in una realtà dove tutti i fabbricanti d’armi del mondo, di qualsiasi paese, colore ed appartenenza, stanno lavorando ventre a terra per produrre Robot Assassini, mentre quello che viene mostrato al pubblico sono solo le applicazioni innocue, senz’altro utili e quasi puffose, come Spot ed Atlas.

Al massimo, girando sula Rete, si trovano blande applicazioni militari “difensive” come il drone esploratore Nova-2.

Ma che differenza c’è tra il Metalhead della serie di fantascienza Black Mirror e il robot militare di Ghost Robotics? Solo che nella pubblicità non ha ancora impugnato un pugnale.

Che differenza c’è tra i droni volanti controllati da Skynet nella saga di Terminator ed i sistemi d’arma offensivi di Shield.ai?

La risposta è lasciata al diligente lettore, che non potrà copiarla da quanto contenuto nella legge europea sull’IA.

Il Parlamento Europeo, schiacciato come spesso accade dalle altre due componenti del trigono, oltre che dalle lobby di Bruxelles, probabilmente non ha potuto fare di più. Peccato.

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