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Benvenuti nelle LAND, ben oltre BarbieLAND

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Copertina
Da sinistra in senso orario.
Deutsch-land: il titolo di copertina dell’ultimo numero 
di The Economist “La Germania è nuovamente il malato 
d’Europa?”. Sembra proprio di sì.
Ratatouille-land: due personaggi del film Pixar 
Ratatouille (Disney +) Remy, il topo cuoco, e il fratello,
Emile, grande amante del cibo. Forse non ci sarà più 
bisogno di chefs.
Anomi-land: Marcello Mastroianni nella scena finale del 
film del 1960 La Dolce Vita (InfinityTV) di Federico 
Fellini. Sulla spiaggia di Passoscuro sul litorale 
romano, Paola (Valeria Ciangottini) chiama a sé Marcello, “Marcello, Vieni!”, ma lui non sente e torna alla sua impegnatissima solitudine.
Carne-land: il fotogramma di una famosa scena del film 
Bambola di Bigas Luna (non importa vederlo). L’azione per 
allontanare i consumatori dalla carme è sempre più in salita. Questi ultimi e anche gli investitori iniziano a schifare
i surrogati della carne che, onestamente sono 
un'aberrazione.
Ghibli-land: La persona senza volto sul trenino arancion
de La Città incantata (Netflix) di Hayao Miyazaki, uno 
dei più grandi film di tutti i tempi. Il trenino è stato 
ricostruito nel Parco Ghibli a Nagoya.

 

Verificato che ci si scanna all’inverosimile per dei territori allo scopo di dire “questo è mio”, mi è venuta l’idea, essendone davvero a corto, di dedicare la rassegna di questa settimana alle LAND. Non certo quelle per cui ci si sta scannando, ma altri territori che danno comunque luogo a un’appartenenza.

Questa può essere forte come il sentirsi in una nazione o far parte di una sorta di comunità che si ritrova in un condiviso linguaggio, oppure debole come quella di gruppi sparsi di consumatori che, affidandosi a un servizio che copre un bisogno potenziale, lo fa crescere, migliorare ed espandere fino a portarlo al network effect.

Per saperne di più non vi resta che seguirci in questa esplorazione che richiede solo qualche minuto.

Buona lettura!


Deutsch-LAND, la fu Barbie-LAND

Nel 2019 la Germania era una sorta di Barbieland, c’erano ben pochi problemi seri dei quali occuparsi. Oggi c’è una tormentata Zeitenwende, una svolta storica.

Come la bambola Barbie scopre di avere i piedi piatti e di covare pensieri di morte, così i tedeschi hanno scoperto di avere un problema gigantesco a Est, la Russia, che non avevano altezzosamente calcolato.

Il mondo reale ha fatto irruzione nella Germania felix arrecando uno stato generale di disagio. Un termine ultra sartiano tanto che Jean-Paul potrebbe aggiungerlo a quello dei suoi romanzi specchio di un tempo ingrato: La nausea (1938), Il muro (1939), Il rinvio (1945), La morte dell’anima (1949).

Proprio un episodio di questi giorni, che in altri momenti avrebbe sollevato solo qualche lazzo, ha gettato i tedeschi in una sorta di autocoscienza patriottica. La Luftwaffe dopo la Battaglia d’Inghilterra ha fallito ancora.

Non è stata in grado di trasportare in Australia, per una visita ufficiale, l’operosa ministra degli esteri Annalena Baerbock. L’aereo di Stato sul quale viaggiava ha avuto una doppia avaria con un atterraggio imprevisto ad Abu Dhabi dopo avere scaricato il pieno di carburante il mare. Un’eresia quest’ultima per una ministra verde.

L’Airbus che la trasportava, vecchio di un quarto di secolo, aveva dei problemi con gli alettoni. La Bearbock ha dovuto annullare la visita.

Un osservatore qualificato ha espresso il sentimento dell’intera nazione: “un viaggio perfettamente organizzato per asserire l’impegno tedesco nell’area indo-pacifica si è trasformato in una perfetta metafora del declino della Germania”.

Se nel film Barbie la parola più usata è “patriarcato”, nell’opinione pubblica tedesca oggi è “débâcle”. Ma non è francese? Ecco che torna Sartre.

La ministra degli esteri della Germania Federale, Annalena Baerbock, abbandona l’aereo di Stato che avrebbe dovuto portarla in Australia dopo una doppia avaria del velivolo. È sensibilmente irritata.

Ratatouille-LAND

Conosco una persona intelligentissima che non è mai stata al supermercato. Forse non conosce neppure la differenza tra i fagiolini e i fagioli. Però è un buongustaio. Semplicemente non trova lo spazio mentale per occuparsi della spesa e per cucinare. I suoi pensieri sono altrove.

Chi sa se l’intelligenza artificiale non possa aiutarlo? Come no!

Già non ci siamo troppo lontani. Qualcuno ha inventato una cosa meravigliosa, il meal kit. Secondo il “Financial Times” gli italiani, come succede al suo corrispondente da Roma, non hanno la più pallida idea di che cosa sia un kit di pasti. In Nuova Zelanda invece lo sanno benissimo. E anche in Germania e nei Paesi Bassi ne vanno entusiasti.

Fonte: “The Financial Times”, 12 agosto 2023

Il meal kit è semplicemente una scatola che viene recapitata a casa da un servizio specializzato. Dentro ci sono gli ingredienti quanto basta, già nettati, porzionati, sbollentati o precotti per prepararsi dei pasti a casa. Naturalmente ci sono anche le istruzioni.

Se fate conoscere al servizio le vostri abitudini e i vostri gusti in fatto di cibo, questo può far tutto da solo e ogni settimana preparare un kit specifico. Fantastico, no?

A questo punto si può buttar via anche il tagliere e pure gli inquietanti coltelli da chef che si vedono in Psicho (NowTV) o Il Silenzio degli innocenti (Apple TV, a noleggio). Potrebbe anche diminuire il tasso generale di criminalità.

Grazie al meal kit anche i più svogliati e abulici, come il mio amico, possono cucinare rapidamente a casa e senza alcun sforzo cognitivo o abilità manuale ricette gourmet e piatti sofisticati per stupefare i convitati o semplicemente per alimentare il proprio metabolismo.

Attenzione a non abbrustolirli troppo, però. Basta mettere l’alarm dell’iPhone per questo. Oppure potete dire al vostro servizio, per esempio HelloFresh, di volere solo ricette con cibi crudi. Si parte da 4,43 euro a pasto. Anche economico.

Hellofresh sbarca a Milano, arrivano anche in Italia i kit per preparare i pasti in casa - LombardiaPost
Un meal kit di HelloFresh, la start-up tedesca leader del settore, appena arrivato. HelloFresh è disponibile anche in Italia.

Ghibli-LAND

Dove è arrivato e arriva lo studio Ghibli non arriva nessuno, neppure Pixar o Disney. Non è quindi una sorpresa apprendere che il fondatore, l’ottantenne geniale animatore giapponese Hayao Miyazaki, abbia costruito un parco a tema. È il Ghibli Park a Nagakute, una cittadina vicino a Nagoya.

Aperto lo scorso novembre, l’allestimento non è ancora terminato. È un work in progress. Sembra che per i visitatori internazionali sia una faccenda piuttosto complicata prenotare una visita, stando a Mike Ives del “New York Times”.

Il giornale dedica un’intera pagina al resoconto della visita di Ives con i due figli, piccoli fan del cinema di Mayazaki, in particolare di Il mio vicino Totoro (Apple TV, a noleggio). Io aggiungerei anche La città incantata (Netflix) e, perché no?, Il castello errante di Howl (Netflix).

Il giornale di New York aveva già pubblicato un servizio di 10mila parole di Sam Anderson che, in primavera, aveva vagabondato per un’intera giornata tra le installazioni del parco.

Il Ghibli Park non ha niente della magnificenza e dello sfavillio dei parchi Disney. Si cammina in un ordinario parco pubblico per imbattersi nelle installazioni e nei padiglioni Ghibli.

La Grand Warehouse è la principale attrazione. È un edificio simile a un magazzino che ospita le repliche delle strutture e dei personaggi dei film di Mayazaki.

Il basso profilo del parco, la sua stessa collocazione e il quasi inesistente marketing riflettono il carattere dello studio e del suo fondatore che non ha mai fatto mistero dei suoi sentimenti anticapitalistici e anticonsumistici.

Anche non condividendoli, il Ghibli Park è una meta inevitabile per chiunque sia cresciuto con i film di Mayazaki come il mio amico Jacopo.

La Grand Warehouse del Ghibli Park ha le dimensioni di un centro commerciale o di un palazzetto dello sport, con le repliche delle strutture dei film e lunghe file per accedere ad esse.

Anomi-LAND

In “Our Epidemic of Loneliness and Isolation”, il recente e molto discusso rapporto 2023 del Surgeon General degli Stati Uniti d’America, Dr. Vivek H. Murthy, si snocciolano una serie di dati impressionanti per tutti coloro che vivono in un modello di società occidentale sviluppata.

Il Surgeon General è il funzionario di più alto rango dell’agenzia del Dipartimento della Salute degli Stati Uniti. Ha il compito di monitorare, studiare e riferire sulla salute della popolazione.

Ecco che, nei risultati di questo rapporto, Hilary Clinton ha intravisto la ragione che ha fatto prevalere Trump nel 2016 su di lei.

Questa ragione è la solitudine (loneliness) della gente. Il nostro Surgeon ha infatti rilevato un affievolirsi di tutte le componenti vitali della connessione sociale.

È successo questo in 20 anni: l’isolamento sociale è cresciuto di 24 ore al mese. L’impegno sociale delle famiglie è calato di 10 ore. Lo stare in compagnia meno 14 ore.

E via di questo passo: impegno sociale con gli amici: –20 ore; impegno sociale fuori della famiglia: –6,5 ore; impegno sociale con altri: –10 ore.

Una specie di Caporetto del solidalismo a beneficio del solipsismo. Clinton vs Trump. E vince Trump perché, secondo la Clinton, ha fatto leva su la “Weaponization of Loneliness”.

Il problema è che questa tendenza all’anomia, già studiata a fondo da Émile Durkheim, ha delle conseguenze rilevanti sulla salute. Il rapporto del Surgeon stima che la carenza di connessione sociale sia pericolosa come fumare 15 sigarette al giorno o bersi una 10na di shottini tutti insieme.

Date un’occhiata a questo rapporto. Sono 80 pagine ma potete farvelo riassumere in 5 dal servizio humata.it motorizzato da ChatGPT. Potete anche avviare una proficua conversazione sui contenuti dell’articolo. Prima però dovete spezzare il file in due perché Humana sintetizza testi fino a 60 pagine.

Fonte: The U.S. Surgeon General’s Advisory, Our Epidemic of Loneliness and Isolation 2023, pag.14

Carne-LAND

Il governo irlandese ha deciso, non so con che animo si possa fare, di iniziare ad abbattere i troppi bovini di allevamento presenti sul suo territorio. A causa della sovrabbondanza di allevamenti il paese è fuori da tutti i parametri ambientali della UE.

I pascoli torneranno ad essere boschi o appezzamenti di culture biologiche. Del resto il simbolo dell’Irlanda è il trifoglio, mica la bistecca.

A proposito di bistecca. Dopo una crescita vertiginosa i surrogati della carne e la carne sintetica hanno perduto la simpatia dei consumatori e degli investitori che stanno abbandonando le start-up del settore.

I carnivori sembrano non volersi far più lusingare dalle “falsi carni” vegetali o sintetiche. E sinceramente quell’idea era un’aberrazione per portare a piccoli passi la massa amorfa dei carnivori a cibarsi in modo più sano per il corpo e per l’anima. Forse sono senza speranza.

Ci sono però molti giovani che non hanno bisogno di questi trucchi per passare a una dieta più vegana.

Sarebbe un discorso lungo. Intanto guardate il grafico della settimana che mostra la perdita di interesse di Wall Street nei confronti della carne posticcia.

Fonte: “The Financial Times”, 4 luglio 2023
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