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In ricordo di Marco Onado

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Marco Onado, da Wikipedia

Se ne è andato Marco Onado, professore per tanti anni di economia degli intermediari finanziari alla Università Bocconi e titolare di altri prestigiosi incarichi. Per questi ricordi ci sono le biografie ufficiali.

Io mi dedico a un ricordo personale, in nome della sua gentilezza, della sua onestà intellettuale e della sua profondità di pensiero. E della amicizia che mi ha riservato.

Con i colleghi insieme ai quali firmo questa memoria, al professor Onado abbiamo nel tempo sottoposto, nella sua veste di componente i comitati scientifici di importanti riviste, articoli su argomenti che via via interessavano il sistema bancario nazionale. Oltre all’apprezzamento di cui siamo sempre andati fieri, ci colpiva l’estremo scrupolo con il quale sottoponeva al suo giudizio ogni passaggio, manifestando curiosità per fatti e circostanze che, dal nostro osservatorio di persone impegnate in attività dirette di vigilanza creditizia, davano concretezza alle sue più generali riflessioni. Eravamo al tempo della emanazione del TUB; di lì a poco sarebbe cominciata la crisi del sistema bancario meridionale e i primi arrivi delle banche estere in Italia.

Sul piano della tecnica bancaria, si era all’inizio delle nuove modalità di misurazione del rischio di credito, con il calcolo delle probabilità di default e delle perdite attese. Ci disse, accogliendo le nostre riflessioni, che anche i criteri di valutazione della governance bancaria andavano aggiornati.

Gli sottoponemmo allora una metrica, una sorta di modello quantitativo per la sua misurazione, che servisse in via di prevenzione a discriminare tra bona e mala gestio bancaria. L’apprezzò al punto da chiamarla “scala di durezza” della governance, evitando con cura l’uso dell’inflazionato termine di resilienza. Si era alla vigilia di tante ed eclatanti crisi bancarie dovute a gravi inadeguatezze gestionali. L’Autorità di settore non espresse lo stesso favore per il nostro modello.

Più di recente era nata con Marco una piacevole consuetudine: quella di cenare insieme ogni anno a Festa Ambiente, in Maremma, dove aveva acquistato una casa di campagna. Mi colpiva la gentilezza con la quale manifestava ogni volta il piacere di incontrarci. Nel corso della cena gli argomenti non mancavano, con la consueta pacatezza non lesinava il suo spirito critico nei confronti di certe involuzioni del sistema bancario italiano, come aveva fatto nel suo ultimo libro. Per il resto, erano squisite conversazioni sulla natura dei luoghi, sulle tradizioni del vino e sulla storia della Maremma che, lui milanese, voleva conoscere, da me maremmano, anche negli aspetti meno noti.

Un carissimo, ultimo saluto, Professore! Ci mancherai.

Daniele Corsini, Gerardo Coppola, Pasquale Tribuzio

 

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