Tre anni fa manifestammo su questo sito le nostre perplessità di soci nei confronti di una gestione della CSR contraddistinta da livelli di inefficienza economica, nonostante i proclami di auto gratificazione dei vertici per la dimensione raggiunta dalla banca e per gli utili distribuiti. Detti livelli si manifestavano in un contenuto rendimento del cospicuo portafoglio titoli, in una elevata aliquota di minusvalenze, in una redditività complessiva negativa, in riserve patrimoniali da valutazione negative. Ciò ci aveva indotto a caldeggiare il rinnovo del governo aziendale, come di fatto avvenuto con la lista candidatasi in alternativa al consiglio in carica, sicuro di essere confermato per la terza volta.
L’aspettativa era il ristabilimento di adeguate condizioni di reddività, in un contesto di rischi creditizi relativi, considerata la natura cooperativa della banca dei dipendenti della Banca d’Italia. Dobbiamo costatare che il cambiamento non è finora avvenuto e la mancata ottimizzazione dei risultati economici permane, salvo alcuni miglioramenti da ascrivere per lo più al mercato. Anche le autoreferenziali modalità di presentazione dei risultati ai soci sono rimaste le stesse. I cambiamenti, nonostante gli impegni, sono stati dunque relativi. Ne siamo veramente dispiaciuti.
Abbiamo deciso di confrontare la nostra visione, più volte esposta, sottoponendo la valutazione di una serie di indicatori quantitativi tratti dal bilancio 2024 della Banca a una applicazione professionale di Intelligenza Artificiale.
Gli indicatori hanno riguardato: ammontare e composizione del portafoglio titoli (fortemente orientata ai titoli di Stato), Rendimento cedolare lordo medio, Duration, Quota dei titoli al fair value e al costo ammortizzato, riserve patrimoniali da valutazione, minusvalenza titoli, redditività complessiva, Roi e Roe.
Questo in sintesi l’esito dell’analisi, una sorta di giudizio complessivo sulla azienda, invero poco brillante.
“La banca presenta chiari segnali di inefficienza economica e un significativo rischio di tasso.
La redditività misurata da ROE e ROI è piuttosto bassa rispetto agli standard di settore, indicando che il capitale investito e le risorse non sono sfruttate in modo ottimale per generare profitti. La forte concentrazione in titoli di Stato a basso rendimento e la istituzionalmente ridotta esposizione verso gli impieghi bancari tradizionali limitano il potenziale di creazione di valore economico.
Dal punto di vista del rischio di tasso, la duration elevata del portafoglio titoli combinata con una raccolta prevalentemente a vista (a breve termine e facilmente richiamabile) comporta un disallineamento temporale significativo, che espone la banca a variazioni sfavorevoli dei tassi di interesse, con potenziali impatti negativi sul margine e sul patrimonio.
In sintesi, questa configurazione richiede una revisione strategica sia per migliorare l’efficienza economica sia per contenere il rischio di tasso e liquidità, adottando un approccio più equilibrato nella gestione attivo/passivo e una strategia ALM più robusta.”
Alcuni passaggi intermedi dell’analisi hanno commentato il confronto del rendimento del portafoglio pari alla metà circa di quello del BTP decennale (a settembre 2025 superiore al 3,5%), la mancanza di strategie di copertura dei rischi di tasso nei momenti di volatilità, l’elevato e anomalo dato delle minusvalenze su titoli rispetto al portafoglio totale, sottolineando come la banca stia ottenendo un rendimento ben al di sotto sia della media dei titoli governativi che di quello di molti portafogli istituzionali comparabili. La valutazione della Intelligenza Artificiale si conclude con la proposizione di alcune iniziative.
Ci auguriamo che, in vista del rinnovo degli organi previsto per la primavera 2026, il bilancio 2025, che verrà presentato nell’occasione, mostri l’effetto delle prime azioni correttive, a vantaggio dei soci (i dati resi noti della situazione semestrale si limitano agli utili di periodo, praticamente in linea con il passato). In quella circostanza, sottoporremo di nuovo i principali dati della performance aziendale alla analisi della IA, dando notizia dell’esito su questo sito, per poi decidere sul voto per il rinnovo o meno.
La CSR può essere uno dei primi test di IA bancaria, di cui consigliamo convintamente agli organi l’applicazione, oltre a ripetere, come abbiamo fatto in passato, l’esigenza di ricorrere a consulenze professionali di adeguata qualità, per farsi aiutare a gestire un portafoglio titoli di dimensioni non certo trascurabili (4 miliardi circa su un totale attivo di 5,5 miliardi, per un utile di bilancio 2024 di poco più di 40 milioni), nel contesto delle banche medie italiane e supportare al meglio la revisione strategica di cui si parla nel referto di cui sopra. Ove ovviamente si intenda proceder in tal senso. Una spiegazione sarebbe in ogni caso gradita da parte dei vertici responsabili, fosse pure per confutare le conclusioni a cui l’IA è pervenuta. E’ chiedere troppo, come soci e risparmiatori, che si accetti una lettura più realistica della situazione e si azioni qualche contromisura per migliorare la gestione del risparmio raccolto?
Post scriptum. Una seria applicazione dell’IA consente anche a chi non ha conoscenze professionali di bilanci di farsi un’idea della banca cui affida i propri risparmi, una sorta di democratizzazione delle conoscenze finora riservate agli addetti, con implicazioni anche per le funzioni istituzionali di vigilanza di dover, in qualche modo, tener conto pure dei “controlli tramite IA”.
L’IA bancaria potrà anche dare una spinta anche al rinnovamento dei contenuti (ora un pò asfittici) della Educazione Finanziaria e immettere linfa nella Vigilanza di tutela del consumatore, al momento agli albori. Ci rendiamo ovviamente conto che è un ragionamento troppo complesso, per essere affidato a una riflessione minima come questa. La prospettiva dovrà essere opportunamente approfondita. Quello che ci sentiamo di dire è che la rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale Bancaria è appena cominciata. Con la CSR, forse. Ma anche con altre situazioni bancarie, che attendono una sua lettura. Che l’IA, ove ben utilizzata, sia anche di cura a certi eccessi di autoreferenzialità? Chi può dirlo, se non chi vivrà?



