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Circular Economy Act: sospeso tra l’ambizione dei cittadini e il pragmatismo delle imprese

Il 6 novembre 2025 la Commissione Europea ha terminato la consultazione pubblica sul Circular Economy Act (CEA) una nuova norma volta ad accelerare la transizione verso modelli di produzione e consumo più circolari in Europa, che verrà adottata nel 2026.

In particolare, il Circular Economy Act avrà l’obiettivo di creare un’offerta e una domanda adeguate di materie prime secondarie e un mercato unico dei rifiuti e delle materie prime secondarie. Nell’atto verranno vagliate misure legislative e non legislative sia dal lato della domanda che da quello dell’offerta, integrate da procedure di semplificazione e da una riduzione degli oneri amministrativi. In particolare, le misure del CEA potranno articolarsi in due pilastri principali:

interventi sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, che sono il flusso di rifiuti in più rapida crescita (aumentano del 2 % ogni anno)
interventi volti a promuovere il mercato unico dei rifiuti, delle materie prime secondarie e il loro uso nei prodotti.

La Commissione, tramite le consultazioni pubbliche, chiede la partecipazione a cittadini, imprese, associazioni, istituzioni universitarie per contribuire a definire le politiche europee attraverso suggerimenti, opinioni, ma anche attraverso l’identificazione di potenziali criticità che il nuovo quadro dovranno sanare.

Nel corso dei tre mesi di consultazione, oltre 600 soggetti, tra imprese, associazioni di categoria, università, enti pubblici e cittadini, hanno inviato osservazioni e proposte al CEA. In questo articolo analizziamo i contributi più rilevanti per comprendere richieste, preoccupazioni e critiche emerse nel dibattito dal punto di vista di vari stakeholders

Innanzitutto è possibile vedere chi ha risposto a questa consultazione, il grafico sottostante mostra che la maggior parte delle risposte suggerimenti è stato presentato da aziende e da associazioni di categoria, al terzo posto fra i soggetti che hanno maggiormente partecipato alla consultazione troviamo i cittadini.

Il punto di vista delle aziende

Le aziende mostrano un sostegno generale alle ambizioni del CEFA definendolo unopportunità strategica per rafforzare la competitività e la resilienza industriale dell’Europa.

Grande attenzione da parte delle aziende è riposta nel sottolineare le attuali principali criticità da affrontare e come questo atto debba agire sull’armonizzazione a livello normativo e sulla riduzione della burocrazia in Europa.

Dai commenti analizzati appare infatti che numerose aziende sottolineano una mancanza di coerenza e di armonizzazione nelle legislazioni dei vari paesi europei e delle stesse norme, lamentando sovrapposizioni e interpretazioni divergenti. In questo caso, la principale problematica è il rallentamento agli investimenti nell’incertezza normativa in cui le aziende si trovano a operare.

Inoltre tra le principali richieste delle imprese vi è che l’atto debba indirizzare i fallimenti nel mercato. Alcune aziende lamentano una concorrenza sleale da parte di importazioni extra europee che mettono sul mercato materiale riciclato a basso costo e di qualità non controllata. La necessità di stimolare la domanda e andare oltre quelli che sono gli obiettivi di gestione rifiuti è un altro tema rilevante per le aziende, suggerendo di rendere sempre più vincolante la leva del green public procurement per gli acquisti pubblici.

Inoltre il tema della finanza circolare rimane centrale in molti suggerimenti. Le aziende lamentano che le regole del credito svantaggino quelli che sono i modelli di business circolari.

Tornando invece alle proposte alcune imprese sottolineano come questo atto debba anche dare priorità alla fase upstream e non solo alla fase di gestione di rifiuti. Alcune aziende sottolineano infatti che l’economia circolare sia avvertita troppo spesso come associata alla gestione dei rifiuti, e che una vera economia circolare debba integrare leve a monte atte a supportare sempre di più e in maniera coordinata la progettazione sostenibile e lestensione della durata della vita dei prodotti. In questo contesto si chiede all’atto normativo europeo di dare sempre maggior peso alle operazioni di riuso e ricondizionamento dei prodotti, spesso trascurati a favore del riciclo e di riconoscere il valore strategico del commercio dei prodotti di seconda mano, importante leva per la realizzazione di un’economia sempre più circolare.

Il punto di vista delle associazioni industriali

Anche in questo caso, in maniera sinergica alla visione delle aziende, levassociazioni industriali e di categoria accolgono con favore l’iniziativa della Commissione e ne condividono gli obiettivi strategici. Sottolineano anchesse come l’atto debba risolvere, tra le criticità principali, quella dell’eccessiva frammentazione normativa e il peso della burocrazia che ostacola la transizione verso i modelli di economia circolare.

Esse sottolineano in maniera univoca che, affinché funzioni, la circolarità debba essere economicamente vantaggiosa. Una particolare attenzione è rivolta alle PMI, spina dorsale dei sistemi economici di molti paesi europei. In questo, caso le associazioni sottolineano come le piccole e medie imprese affrontino costi di conformità normativa incredibilmente elevati e che la normativa europea debba adattarsi al contesto economico, senza omettere agevolazioni fiscali e finanziamenti, soprattutto a favore delle PMI che potrebbero essere le aziende più rallentate nella transizione.

Il punto di vista dei cittadini

I cittadini, pur sostenendo l’iniziativa, sollevano preoccupazioni sul fatto che l’atto normativo non sia abbastanza ambizioso e si concentri troppo sulle attività di riciclo invece che sulle attività a monte.

Le attività di riciclo dovrebbero infatti essere l’ultima risorsa nella gerarchia circolare. L’Unione Europea dovrebbe, secondo i cittadini che hanno partecipato alla consultazione, concentrarsi maggiormente nell’evitare la generazione di rifiuti e quindi affrontare in maniera sostanziale e pragmatica i temi quali quello dell’obsolescenza programmata e della progettazione dei beni.

Altri commenti sottolineano come al momento il mercato dell’usato, i servizi di riparazione e sistemi di ritiro siano troppo poco incentivati e supportati a livello politico.

Dai commenti pervenuti, i cittadini risultano avere una grande consapevolezza delle leve economiche che la Commissione Europea può adottare per sostenere la transizione verso una maggiore circolarità. Alcuni interventi sottolineano la necessità di uno spostamento del carico fiscale dal mercato del lavoro al mercato dei materiali, andando a aumentare la tassazione sui materiali vergini e riducendo la tassazione sul lavoro. Vengono chieste inoltre misure più forti volte a incentivare l’utilizzo delle materie prime seconde, ad esempio con incentivi fiscali che detassino i prodotti realizzati con materiale riciclato.

Consapevolezza da parte dei cittadini sulle tematiche ambientali si riscontra anche nei commenti che sottolineano l’importanza dei sistemi di responsabilità estesa del produttore e di come questi sistemi debbano essere rafforzati. In particolare alcuni partecipanti alla consultazione sottolineano come sia indispensabile avere tariffe per i prodotti assoggettati alla disciplina della responsabilità estesa del produttore più elevate per i prodotti meno riciclabili, per far sì che il meccanismo della responsabilità estesa del produttore si trasformi concretamente in uno strumento di supporto all’ecodesign dei prodotti.

Infine altro aspetto emergente è relativo a promuovere una maggiore educazione degli utenti nella corretta separazione dei rifiuti.

Il punto di vista delle Organizzazioni Non Governative

Le organizzazioni non governative sono molto più critiche riguardo alla portata dellatto. In particolare sottolineano come l’approccio rischi di fallire e che la Commissione Europea dovrebbe avere una posizione più radicale nelle proprie scelte.

La critica principale è relativa al fatto che latto abbia una visione ristretta e che si concentri troppo su obiettivi di gestione dei rifiuti e sui riciclo. Alcune ONG infatti sottolineano una forte preoccupazione per la mancanza di ambizione nel promuovere la prevenzione e il riutilizzo e di come concentrarsi sulla libera circolazione dei materiali secondari che non realizzerà gli obiettivi climatici e di circolarità dell’Unione Europea. In questo contesto, la richiesta più forte è quella del Club di Roma, che sostiene l’importanza di stabilire obiettivi vincolanti di riduzione dell’impronta ambientale dei materiali.

Il punto di vista dei centri di ricerca e delle università

Anche il mondo accademico esprime forti critiche, soprattutto a livello metodologico e concettuale in ordine all’approccio della Commissione europea. sottolineando come l’approccio attuale rischi di fallire se non viene spostato radicalmente il focus attuale.

Anche in questo caso la principale criticità è legata alla focalizzazione sulla parte downstream.

Una transizione verso un modello più circolare non è possibile senza che venga attenzionata la progettazione dei prodotti. Alcune università e centri di ricerca europei sottolineano come requisiti e progettazione debbano essere sempre più vincolanti e debbano includere aspetti legati alla durabilità, alla riparabilità, allo smontaggio, alla sicurezza chimica e al supporto software continuo del tempo.

Le università attenzionano anche le tematiche di misurazione della transizione, sottolineando come metriche di stampo lineare, quale ad esempio il PIL, non servano concretamente a supportarla.

E in Italia cosa dicono gli stakeholder?

A livello nazionale sono stati presentati diversi suggerimenti per la creazione di questo atto. Da un lato le associazioni di categoria e le imprese sottolineano l’importanza delle PMI nei processi di economia circolare, le quali si trovano a affrontare procedure e normative complesse con un costo di conformità elevata. Si chiede quindi di avere obiettivi e target ambiziosi, ma al tempo stesso pragmatici.

Il settore di gestione dei rifiuti è un vero pilastro della politica industriale europea. Chiede tuttavia che vengano eliminate alcune barriere di lunga data (esempio legati al commercio trasfrontaliero o a materiali secondari) che ostacolano gli investimenti. Altri stakeholder a livello nazionale sottolineano come il vero problema del riciclo sia dato dal prezzo del materiale vergine ancora troppo basso e quindi chiedono tassazioni sui di esso.

Tra i commenti più rilevanti, le associazioni dei consumatori sottolineano come il successo della transizione verso un modello sempre più circolare sia fortemente connessa con le loro scelte di acquisto, ma lamentano che attualmente i cittadini siano confusi da etichette ambientali incomprensibili. Per questo si richiede una normalizzazione e una standardizzazione delle modalità di comunicazione al consumatore e l’erogazione di sempre maggiori informazioni, ad esempio sulla durabilità e riparabilità dei prodotti.

Considerazioni conclusive

La consultazione pubblica quindi fa emergere come il Circular Economy Act sia visto dai principali stakeholder come un atto essenziale a rafforzare la transizione verso un’economia più circolare e la competitività industriale europea.

Tuttavia le aziende da una parte legano queste ambizioni alla necessità di risolvere alcune critici strutturali ancora aperte, in primis la frammentazione normativa e la scarsità di incentivi economici. Dall’altro lato i cittadini europei sollecitano una maggiore ambizione sulle attività di prevenzione alla generazione di rifiuti, temendo che l’atto seppur condivisibile negli obiettivi non spinga abbastanza verso un modello di produzione e consumo realmente circolare anche in luce dei recenti passi indietro della commissione europea in tematiche ambientali.

La commissione quindi dovrà cercare di bilanciare le due visioni rispondendo con un atto ambizioso e coerente, fornendo strumenti pragmatici e proporzionati alle esigenze dell’Europa.

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Gli autori sono ricercatore/ricercatrici di Management della sostenibilità del Gruppo di ricerca Circular Economy Management (CEM) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

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