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La moneta, questa sconosciuta

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L’euro digitale

Uno spettro si aggira per l’Europa, direbbe qualcuno ricordandosi di un economista-filosofo di antica memoria. E’ un fantasma evanescente o una prospettiva reale, è uno o molteplice, è mezzo ideale o trappola? E’ tutto o niente? Le idee, al momento, non sembrano chiare. Si tratta dell’euro digitale, di cui si discetta ancora su quale forma dovrebbe prendere. Il parlamento europeo è alle prese con la definizione di certi suoi caratteri essenziali, la BCE e alcune banche centrali nazionali ne hanno fatto un must per la conservazione, in chiave moderna, delle loro prerogative di battere monete fiat, le direttive europee si susseguono e si incrociano per dettare indirizzi alla nuova banca, alla nuova finanza, alle nuove tecnologie.

Il mercato risponde orientandosi verso le stable coin, in alternativa o in aggiunta all’euro digitale, i critici agitano la paura del tecnocontrollo, attraverso il tracciamento delle transazioni. La moneta bancaria, quella creata dal credito e rappresa nei depositi, è prossima a ridimensionarsi, perché sempre più sterile? Cioè sempre meno adeguata a finanziare le occorrenze della industria? Dalla nuova moneta digitale, pubblica o privata che sia, si arriva a modificare il rapporto tra banca e industria, tra risparmio e investimenti, cioè il finanziamento dello sviluppo economico?

Intanto l’industria dei pagamenti (piattaforme, circuiti, case di software, emittenti di moneta elettronica, istituti di pagamento, etc.) sforna di continuo varianti delle modalità di pagamento elettronico. Il pubblico è portato a seguire mode, senza chiedersi se siano transeunti e stentando a capire gli effettivi vantaggi di tutte le varianti.

Nuove ere monetarie

Nei fatti, la moneta, l’equivalente universale, la madre di tutti i fondamenti socio-economici, è in fase di mutazione: sta uscendo dall’era della esclusiva appartenenza alla sfera pubblica, della materialità, delle modalità di governo sperimentate non sempre con successo nell’ultimo secolo, regolando la base monetaria. Sembra un passaggio tra ere, dal paleo-monetocene al neo-monetocene. Dalla vecchia alla nuova era geologico-monetaria.

Attraverso la nuova moneta si riscriveranno influenze politiche, si modificheranno i rapporti commerciali internazionali e quelli tra la finanza e l’economia reale. Questioni macro e questioni micro. Temi universali e temi pratici individuali, di tutti i giorni. Ci sono tesi affascinanti di teoria economica sui cambiamenti indotti, d’ordine sociale, culturale, politico ed economico dalle nuove tendenze, con sguardi attenti (e preoccupati) alla formazione e alla trasmissione delle crisi finanziarie ed economiche tra aree monetarie digitali. Dovrebbero anche riguardare la questione della consapevolezza, anche delle parti più minute della società.

Non c’è infatti da obiettare più di tanto, se si sostiene che il tema della moneta sia quello più pervasivo della nostra comunità umana. Occorrerebbero adeguate e preventive azioni per avvicinarsi alle innovazioni in corso, al fine metabolizzarne un pò alla volta i contenuti. Bisogna che essi siano conosciuti nelle loro implicazioni da parte di cittadini e imprese, che sono dopo tutto il convitato di pietra a questo desco globale.

Ci sembra che non sia così o almeno che non lo sia stato finora. Le questioni restano nel campo degli addetti, senza irradiarsi agli operatori.

La moneta, questa sconosciuta 

Neppure chi, dovendosene occupare come mission, come è il caso dell’Educazione Finanziaria, pare interessarsene più di tanto. Essa, salvo richiamare l’attenzione su certi rischi di frode, non ne fa obiettivo specifico, che è bene ricordarlo, consiste nel “processo di miglioramento della comprensione dei concetti e degli strumenti finanziari, attraverso il quale i soggetti sviluppano capacità, atteggiamenti e conoscenze utili a comprendere rischi, opportunità, modalità di accedere a supporto e aiuto e ad attuare azioni per la tutela e il miglioramento del proprio stato finanziario”.

Questa ridotta attenzione è già stata sperimentata in relazione alla mancata diffusione di innovazioni normative, dettate dalla Unione Europea per aprire la strada a modalità di pagamento più fluide, come quelle introdotte negli ultimi anni sui servizi di pagamento, sulle cripto valute e da ultimo sulla finanza decentrata. Anche l’euro digitale, quando sarà realtà, sarà calato dall’alto. Se pensiamo al nostro paese, tra i più arretrati in conoscenze sia finanziarie sia digitali, la situazione riserverà sorprese poco gradite. La sinergia delle ignoranze andrebbe tenuta nella giusta considerazione, non lasciata solamente a dotte disquisizioni e a indagini demoscopiche.

L’apprendere facendo, cioè consapevolmente applicando i cambiamenti monetari alle proprie esigenze, non sembra il percorso più efficiente, su questi temi. Iniziative strutturate e coordinate di educazione alla nuova moneta, almeno per raggiungere le imprese, in specie le minori, dovrebbero essere predisposte al più presto.

A meno che non si abbia a riferimento una celebre citazione.

“La confusione sotto il cielo è grande, quindi la situazione è eccellente!” Ma ci dovremmo anche chiedere, eccellente per chi?

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