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La stampa nazionale lo ha invocato ed evocato nella gestione della crisi della Carige. Che farà l’imprenditore Vittorio Malacalza? In fila indiana, De Bortoli e Manca sul Corriere, Patuelli intervistato dal Secolo XIX, Serafini su Il Sole hanno illustrato il piano messo a punto per salvare Carige. Quello che risolverà l’intrigata situazione. La Banca, si ricorda, è stata commissariata da BCE nel gennaio scorso.
Arrivano tutti a un punto focale e debbono chiudere l’articolo con la formula, usata spesso in politica, salvo intese. Con chi? Con chi ha evidentemente la maggioranza relativa del capitale della decotta banca genovese. A Malacalza tutta la storia e la gestione della medesima non è piaciuta affatto. Negli ultimi mesi è stato irremovibile nel bocciare tutte le soluzioni. Eppure da lui dipende, a giudizio della stampa nazionale, la salvezza della banca. Qualcuno si è spinto a dire che il mancato salvataggio di Carige potrebbe riverberarsi sull’intero nostro sistema bancario.
In verità, fa difetto la comunicazione in quanto essa si contraddice in assenza di informazioni ufficiali. Il titolo Carige è sospeso dalla CONSOB per carenza di informazioni, sul sito della banca compaiono informazioni riferite al bilancio e al precedente piano industriale. Tutta acqua passata. In più, compare anche una minaccia di querela a un importante quotidiano nazionale che avrebbe propalato notizie non vere. Dunque, non è una situazione ottimale per capirci qualcosa. Una situazione anzi quasi surreale da COMMA 22: non ci sono informazioni, ma se qualcuno pubblica qualcosa rischia querele.
Dicevamo che la stampa sulla quale ci siamo soffermati parte in quarta con l’ennesimo piano di salvataggio e poi si spiaggia perché di soldi veri non se ne vedono ancora e tutto è rinviato a settembre al prossimo aumento di capitale che oscilla tra i 700 e i 900 milioni.
In questo contesto e in attesa che le Autorità decidano, la mossa a sorpresa che mette tutto in discussione è ancora di Vittorio Malacalza. La sua società più importante ha in questi giorni approvato il bilancio, senza apportare svalutazioni alla partecipazione in Carige. Non lo ha fatto perché ritiene che i guasti della banca non siano permanenti. Ricordiamo anche che essendo sospeso il titolo dalle contrattazioni ufficiali il calcolo è fatto sul patrimonio netto contabile. Questo aggregato è ovviamente ancora positivo, mentre il valore delle azioni prima della sospensione era prossimo allo zero.
Anche se i piccoli azionisti detengono tra il 50 e il 60 per cento del capitale, le posizioni che rilevano sono tre e lo scontro di potere non ci fa capire il prezzo più attendibile delle azioni. A questo riguardo ve ne sono infatti quattro. Quello della borsa pari quasi a zero, quello desumibile dal patrimonio netto ante aumento di capitale e quello scontato della metà che dovrebbe riguardare le azioni da vendere da parte del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositanti (Fondo) alla Cassa Centrale Banca spa di Trento (CCB). Il quarto è il valore che espone in bilancio la Malacalza Investment.
Non avendo svalutato la propria partecipazione di maggioranza relativa, Malacalza rimette in discussione un pò tutto. Se prima era intrappolato nel tipico dilemma del prigioniero (vado via e perdo, resto e devo partecipare all’aumento di capitale), oggi manda segnali inequivocabili. Non intende rinunciare al valore del suo investimento pari a poco meno di 500 milioni. Tutto passerà ancora per lui e per le sue mani. Ciò renderà più difficile il passaggio di quote tra il Fondo e CCB a prezzo scontato? Come si giustificherà?
E se, come si legge, il partner industriale di questa operazione estiva sono i trentini, ben altri soldi dovranno trovare e sborsare. Attualmente sono 65 milioni di euro, ma oltre alla quota da rilevare dal Fondo dovranno porsi il problema del sig. Malacalza. Lo tengono con loro e chi comanda? Lo liquidano ed allora è necessaria una barca di soldi.
Le 80 BCC del gruppo trentino hanno ben inteso? Ancora una volta si gioca una partita incerta con soldi altrui e poche informazioni. Tranne che per Malacalza che ci ha messo soldi propri e ha le informazioni che contano.
Si dice che il silenzio è d’oro. Vero, soprattutto se il silenzio è quello del protagonista principale. Al quale tutti chiedono di pronunciarsi come si fa con i santi, salvando la situazione. Che pasticcio!
Fa piacere leggere su Il Corriere delle sera di oggi l’ articolo “Cordata per Carige: c’è la firma. Ultimo rebus: Malacalza”, che ci segue sull’argomento. Un’unica precisazione, per noi è il primo rebus e non l’ultimo.