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Un libro sulla scuola

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Tempo di lettura: 2’. Leggibilità ***.


L’aula vuota – Come l’Italia ha distrutto la sua scuola
è l’interessante libro-pamphlet scritto da Ernesto Galli della Loggia per Marsilio Editori, 240 pagine al prezzo di copertina di 18 euro.

Scritto con passione civile e rabbia rievoca la storia dell’istruzione scolastica in Italia di quasi un secolo. Abbatte molti miti e forse ne introduce altri. Sullo sfondo rimane una chiave di lettura che mi è piaciuta molto. La scuola è espressione della società in cui viviamo ed è causa ed effetto, allo stesso tempo, del suo sviluppo o viceversa del suo declino.

Inevitabilmente si fanno i conti con la riforma borghese dell’epoca fascista promossa dal Ministro Gentile e con la grande trasformazione del dopoguerra voluta dal PCI, che trova la sua summa ideologica nella famosa Lettera a una professoressa di don Lorenzo Milani. L’intento e’ di abolire una presunta scuola classista e poco aperta alle classi subalterne della nostra società.

L’autore spiega con dovizia di particolari la sua preferenza per il modello gentiliano da cui uscirà tutta la classe dirigente italiana degli anni a venire. Modello che in modo surrettizio era definito volutamente fascista quando invece non lo era. Il progetto invece era di natura liberal-borghese e mirava a fare dell’istruzione di impronta umanistica la matrice dell’istruzione della cittadinanza. La riforma Gentile fu salutata con favore da esponenti culturali del calibro di Benedetto Croce e Gaetano Salvemini che di certo non erano vicini a Mussolini.

La modernità era intesa come palestra di libertà e di cultura da collocarsi nei licei, in specie nel liceo classico. Figura centrale era l’insegnante che doveva abbandonare la ritualità della vecchia scuola basata sui manuali per valorizzare la lettura diretta e il commento dei testi. L’obiettivo era sviluppare l’originalità intellettuale dell’allievo.

Il ferreo statalismo della scuola dell’epoca, nelle intenzioni di Gentile era funzionale a una tutela necessaria per proteggere la sua riforma dalle beghe personali, dagli interessi locali e dal particolarismo delle periferie. L’antitesi era invece il Manifesto di Giuseppe Bottai, Ministro dell’Educazione Nazionale, espressione del totalitarismo mussoliniano. Egli vedeva nella scuola la vera istituzione fondante del fascismo. Per costruire l’uomo nuovo fascista.

Secondo Galli della Loggia, lo stravolgimento operato negli anni dal dopoguerra in poi con il fare in luogo del sapere, con l’eliminazione di molti esami e con il riconoscimento delle autonomie scolastiche segna il declino di quel modello. Declino della scuola a torto accusata di essere fascista. Allo stesso tempo questa operazione eminentemente politica favorisce o comunque coincide con il declino socio economico del nostro paese.

E’ un libro interessante da meditare. Al centro vi è il valore sociale della formazione scolastica che dovrebbe essere scevro da implicazioni politiche anche se non può prescinderne. Il pregio più grande è che sfata molti luoghi comuni e vale la pena considerarlo prima di scegliere la scuola o il Master post laurea. Di sicuro, leggendolo, mi sono fatto l’idea che le tante riforme che si sono susseguite negli anni non ci aiutano e soprattutto non aiutano i ragazzi. Coloro che a scuola ci sono già stati anni fa devono “tuttavia credere che nulla sia stato già deciso una volta per tutte e che una buona battaglia resti ancora da combattere”.

 

 

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1 COMMENT

  1. Chi ha, come me, un lessico familiare quasi secolare incardinato sulla scuola italiana d’ogni ordine e grado non può non condividere questo libro di impronta liberale, che punta lucidamente il dito sui tanti aspetti (ideologici, politici, sindacali, demagogici, burocratici) che hanno progressivamente fatto deviare la più importante istituzione del paese dal proprio e unico ruolo di trasmissione di conoscenze. Al danno del degrado della scuola, va aggiunta la beffa di una retorica che vorrebbe ora la rieducazione del cittadino su tanti versanti della vita civile.

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