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Ubriaca di Siena

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Ancora una volta a Siena, ancora una volta fermo negli occhi la sua bellezza. Cammino su e giù per le strade medievali, la pietra antica è misteriosamente disegnata come una chiocciola che attorciglia le sue vie l’una sull’altra…mi sovvengono al cuore le parole del grande poeta Mario Luzi: “Essere a Siena, sempre, mi esalta un po’, quasi mi ubriaca”.

Spero con queste immagini di aver reso il senso di questa ubriacatura che prende anche me. Ubriaca di capolavori, di squarci, di particolari, di prospettive, di panorami, di mattoni rossi, di marmi e travertini bianchi e neri, di pinnacoli, di vetrate policrome, di raffinate tarsie, che si alternano, si scambiano, si incrociano, svettano, incorniciano, si avvolgono, si contrappongono. Un crescendo di emozioni che girano rutilanti intorno a me, tra le quali barcollo, nelle quali mi specchio, fino a che, esausta ma rasserenata, seggo su quelle pietre.

Sostenere tanta bellezza è un carico che inebria e si fa mistero, come la più misteriosa delle iscrizioni scolpite nel Quadrato magico, presente anche nel Duomo senese, che ho filmato nell’ultima inquadratura. Dall’alto in basso cinque parole palindrome, che si leggono anche in verticale e in diagonale, come una spirale, come le strade intorno al Campo, senza un inizio, senza una fine. Sono parole che nessuno ha mai decifrato nel loro senso vero di frase.

SATOR

AREPO

TENET

OPERA

ROTAS

Forse solo quando il significato sarà svelato, capiremo fino in fondo il valore salvifico dell’arte e della civiltà.

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