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Fatti non parole: l’economia circolare va in classe!

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Le strade dell’economia circolare.

Aver convinto i giovani che “in Natura ci sono limiti” e che occorra “ridurre il nostro impatto” sul Pianeta sono due dei peggiori messaggi educativi che potevamo far passare.

La realtà è tutt’altra. “La natura è abbondante” per definizione e tutto in natura è in continuo sviluppo. L’essere umano è dotato di creatività e ingegno proprio per riuscire a “generare abbondanza dalla scarsità”. È questo che dobbiamo coltivare nei giovani: la creatività e l’ingegno. Insieme alla compassione, all’umanità e alla grazia.

Negli ultimi 150 anni le aziende hanno costantemente affinato il modo di fare business. Ora sappiamo che qualcosa non ha funzionato.

Arrivati a questo punto abbiamo quattro strade: una certamente perdente e tre diversamente vincenti.

La perdente è continuare a fare quello che si è sempre fatto. Si estrae, si produce, si usa e si getta. Poi ci sono le strade vincenti. La prima: fare quello che si è sempre fatto, limitando i danni. É la strada della sostenibilità, della svolta verde. Dell’ecoefficienza. È buona, ma arrivati a questo punto sappiamo che non è abbastanza. Questa è la strada del fare cose nuove con principi vecchi. Sarebbe come se una volta usciti dalla foresta, avessimo smesso di vivere sugli alberi, arrampicati, per vivere in verecase dalle solide fondamenta ma continuando a stare arrampicati agli attaccapanni e ai lampadari.

I vizi del business-asusual sono difficili da perdere! La “svolta green” odora di tutto tranne che di cambiamento radicale. Per questo raccontare ai giovani “dei limiti” e della necessità di “impattare meno” può funzionare solo nel breve periodo, ma non garantisce una transgenerazionalità vera e propria. È una sostenibilità a mezzo servizio, insomma. Tanto per tirare avanti e non far arrabbiare troppo né l’opinione pubblica né il Pianeta.

Le altre due strade sono quelle della economia circolare. La prima delle due si preoccupa di eliminare il concetto di rifiuto alla radice. Eliminare, non ridurre. Questo è un concetto radicale, ma sappiamo essere possibile. A dispetto del nome curioso – dalla culla alla culla” – vanta ormai ampia letteratura e decine di migliaia di esempi sul mercato. Ma attenzione, non è affatto roba da consumo consapevole. Per attuare questa transizione serve più scienza che nella lotta al Covid-19.

E infine, c’è anche un‘ultima strada: quella della cosiddetta Astronave terra. Qui le barriere sono ancora moltissime. Abbiamo alcuni concetti di base, ma il resto è ancora da codificare. Presumibilmente, sarà la sfida vera delle prossime generazioni.

Il ruolo dell’impresa è fondamentale

Quindi, ricapitolando possiamo: 1) smettere di fare quello che si fa e iniziare a farlo in modo sostenibile, green. Sapendo però che questo modo di pensare non è neppure l’inizio di una transizione davvero sostenibile. 2) Capire bene cos’è l’economia circolare, comprendere che si tratta di una svolta molto più profonda del riciclo e del green.

Dove il valore si genera ad ogni passaggio e dove il ruolo dell’impresa è fondamentale. Dove non si improvvisa e dove si ridanno le carte in quasi ogni settore. Dove aumentare l’impatto positivo è più importante che il semplice ridurre quello negativo.

Perché le nuove generazioni reclamano il proprio futuro e non possiamo consegnare loro un mondo dotato di limitatore.

Questi sono solo alcuni dei concetti di base che hanno visto a Firenze il coinvolgimento di centinaia di studenti in un progetto di promozione della transizione alla economia circolare. Il progetto è stato realizzato dall’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti (UCID)  di Firenze col supporto scientifico di CircularCamp e il contributo della Fondazione CR Firenze.

L’educazione all’economia circolare 

Il progetto “l’economia circolare va in classe” ha coinvolto sei importanti scuole superiori dell’area fiorentina. Gli studenti hanno elaborato più di cinquanta idee progettuali in linea con i principi della economia circolare e del programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.  

“L’economia circolare va in classe” è un’esperienza formativa che coinvolge la comunità, perché se si vogliono cambiare certi tradizionali parametri bisogna cominciare dalla educazione.

Gli studenti sono stati stimolati con brevi “talk” d’impatto tenuti da esperti e coinvolti nella pratica con laboratori esperienziali coordinati da chi vive ogni giorno, sul campo, l’economia circolare. Teoria, pratica ma anche esperienza diretta a vere e proprie sfide lanciate agli studenti per ripensare al mondo come lo conosciamo. Divertimento, socialità, scambio ed una sana interazione intergenerazionale, per creare, per arricchirsi culturalmente e tecnicamente è per arricchire gli altri.

Un progetto concreto per la scuola

Gli istituti scolastici coinvolti sono stati I.P.S.S.E.O.A. Bernardo Buontalenti– ISI Leonardo da Vinci -IIS Sassetti Peruzzi – Isis Russell-Newton – Istituto Salesiano dell’Immacolata –  Itt Marco Polo, per un totale di circa 600 studenti, che hanno elaborato oltre 50 idee progettuali, dal cibo senza sprechi, alla circular farm, alla moda sostenibile, al turismo, alla plastica, alla chimica di base, alla scienza dei materiali, al ripensamento del concetto di rifiuto.

Il progetto è stato pensato per valorizzare l’incontro fra studenti ed esperti, ma ampiamente riprogettato per garantite sicurezza ai partecipanti nel periodo delle restrizioni causa Covid. La nuova edizione in didattica a distanza, tuttavia, si è rivelata particolarmente interessante per essere riuscita a coinvolgere nelle attività anche le famiglie degli studenti. Un maggiore senso di comunità grazie all’interazione on-line e tramite l’incontro-confronto ha permesso di recuperare la dimensione orizzontale della formazione.

“L’economia circolare è un’immensa opportunità per famiglie e imprese.

Per “fare la cosa giusta” non è sufficiente impegnarsi a ridurre l’impatto negativo sul Pianeta. Oggi finalmente abbiamo la possibilità di andare oltre, di costruire una società migliore capace di generare addirittura un impatto positivo” – ha affermato Lorenzo Sciadini, presidente dell’associazione “CircularCamp” e referente scientifico del progetto. “Questa è stata l’idea del progetto. Ma è importante che imprese e giovani siano sempre più vicini e uniti nell’affrontare in modo creativo le sfide transgenerazionali”.

“Il progetto rappresenta una prima ed esclusiva esperienza di diffusione nella scuola per gli studenti dei principi fondamentali della transizione all’economia circolare previsti dallo stesso programma NextGenerationEU”, come ha espresso il presidente dell’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti di Firenze Marco Bitossi, “un’esperienza che ci auguriamo di poter riproporre anche nel corso del prossimo anno scolastico 2021-2022”.

Il futuro parte dunque dalla scuola. In qualità di responsabile scientifico del progetto, ho tenuto a evidenziare agli studenti come l’economia circolare avrà effetti positivi in tutti gli ambiti della vita; nonostante la sua popolarità, per la transizione all’economia circolare ci sono barriere che non dobbiamo considerare come insormontabili. Pertanto, l’approccio alla transizione deve essere sistemico, la politica deve operare in maniera attiva e proattiva, insieme a tecnologia e investimenti, assumendo un ruolo centrale e trainante. “Tutti, compreso il mondo dell’associazionismo e delle aziende. Ci attendiamo una nuova era di stretta collaborazione tra pubblico e privato”.

All’ultimo appuntamento in diretta social sono intervenuti tra gli altri Cecilia del Re assessora Comune di Firenze, il professor Nicola Armaroli, Bernard Dika delegato gioventù e innovazione di Regione Toscana, la prof.ssa Noemi Ceravolo docente presso Ipsseoa Bernardo Buontalenti, Don Leonardo Salutati docente di morale presso la Facoltà teologica dell’Italia centrale, già assistente spirituale UCID Firenze.

E’ un modo per passare dalle parole ai fatti, rinnovando anche il processo di formazione del cittadino, fattore essenziale per una politica di transizione ecologica che oggi chiede, anche mediante il Next Generation Eu, di trovare molteplici occasioni concrete per manifestarsi.

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