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Pillole di sostenibilità digitale: l’inventario della vostra IoT

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Se la casa è il terreno su cui difendere la privacy occorre innanzitutto conoscere il “nemico”.

Cassandra* non avrebbe mai voluto scrivere ai suoi lettori suggerendo posizioni difensive e di “riduzione del danno”, ma purtroppo vi è costretta ormai da anni per cause oggettive, social e tecnocontrollo in primis, che affliggono la società odierna principalmente per colpa di chi le accetta passivamente.

Identificando lo smartphone come il singolo oggetto che reca il maggior danno alla privacy, ne ha ridotto l’utilizzo e lo ha “degooglizzato”, contribuendo anche alla realizzazione di “Pillole di /e/ OS”, una piccola serie dedicata dei video di “Quattro chiacchiere con Cassandra” in tema.

La “riduzione del danno” è un processo senza fine, di cui, “degooglizzando” lo smartphone, Cassandra ha compiuto solo il primo passo.

Quale potrebbe essere il “secondo passo” nel lungo percorso di riduzione del danno e di recupero della propria privacy?

Secondo Cassandra è un’attività molto semplice ed economica, che aiuta “solo” e “semplicemente” ad aumentare la consapevolezza e ad identificare i problemi reali; si tratta semplicemente di un inventario della “vostra” IoT.

Detto così sembra un’operazione che riguarda solo una minoranza delle persone; in realtà riguarda tutti, come la vostra profetessa preferita cercherà di chiarire.

IoT, “Internet of Things — Internet delle Cose” è una parola che spesso viene intesa in senso molto più ristretto di quello che effettivamente indica.

L’IoT non è formata solo dai gadget più recenti e tecnologici, ma anche da oggetti che sembrano apparentemente “normali”.

Come identificare quindi gli oggetti che devono rientrare nel nostro “Inventario dell’ IoT casalinga”?

Semplice, così semplice che Cassandra se ne era già occupata nel lontano 2006 con questo pezzo, che allora usava il termine un po’ troppo tecnico, di “Canali di ritorno

Se un oggetto potenzialmente può “telefonare a casa”, direttamente con una connessione propria od indirettamente, collegandosi via wifi o bluetooth, allora appartiene di diritto all’IoT e deve rientrare nel vostro inventario.

Se un oggetto possiede sensori allora appartiene di diritto all’IoT, e deve rientrare nel vostro inventario.

Quindi, prendete quanto vi serve per scrivere un elenco secondo le vostre preferenze personali, block notes, foglio elettronico documento di testo, ed annotate tutti gli oggetti che sapete abbiano un canale di ritorno o dei sensori, cominciando ovviamente dallo smartphone e dal router della vostra connessione ad internet.
Non trascurate i vostri computer, tablet, braccialetti fitness, smartTV, telecomandi di smartTV, orologi da polso, spazzolini da denti elettronici, bilance e cose così.

Accanto al nome di ognuno di essi annotate che tipo di canale di ritorno e di sensori possiede, e se avete idee quali informazioni su di voi “potrebbe” trasmettere nelle sue telefonate verso casa.

Annotate quali sensori, visibili o nascosti, generano un flusso continuo di informazioni personali, come il braccialetto fitness.

Avete finito?

Forse lo credete; adesso alzatevi e girate per casa guardando qualsiasi oggetto che sia stato fabbricato o modificato dal 1970 in poi.

Domandatevi se dentro c’è qualcosa di digitale, silicio, microprocessori, anche se non sapete di nessun sensore o canale di ritorno.
Forse avrete uno o più flash mentali, ed aggiungerete cose al vostro elenco, come il frigorifero od il microonde di recente acquisto.

Lavatrici comprate nel 2006 avevano già microcontrollori con fuzzy logic, e la possibilità di scaricare i dati su di un terminale che aveva il tecnico dell’assistenza.

“Ma — diranno i 24 informatissimi lettori — se usa una seriale non c’è canale di ritorno”.

Vero, ma il solo fatto che un oggetto immagazzini e fornisca a richiesta informazioni su di voi dovrebbe già farvi preoccupare.

E, per aumentare le vostre preoccupazioni, cosa potrebbe esserci in una lavatrice analoga comprata oggi, cioè ben 16 anni dopo?

Voglio aiutarvi; il modello analogo al mio ha un’interfaccia wifi interna, con cui, per quello che dicono i depliant pubblicitari, può dialogare con l’asciugatrice e programmarla in maniera adeguata al carico di biancheria che sta per ricevere.

E se ha un’interfaccia wifi vuoi che non possa telefonare a casa usando la vostra connessione di rete? Avete per caso “registrato” il prodotto sul sito del costruttore?

E adesso massimizziamo le vostre preoccupazioni.
Se anche un prodotto è installato in una baita in montagna, dove la fibra non arriva, potete essere tranquilli che non “telefoni a casa”?

No, se il prodotto ha meno di 4 anni; la sua elettronica potrebbe includere un modem cellulare dotato di eSIM, ed il produttore potrebbe aver attivato una sim virtuale, che permette di utilizzare la rete cellulare per connettersi ad internet, senza che voi nemmeno dobbiate saperlo.

Tanto direbbero che è una funzionalità riservata all’assistenza, oppure, come ha fatto Google per i suoi Nest Secure, che si era “dimenticato” di scrivere che l’oggetto conteneva anche un microfono ….

Vi siete poi ricordati del vostro e-reader? Il modello di punta dei Kindle già una decina di anni fa scaricava i libri da solo, e senza wifi. Non aveva una eSIM. Indovinate cosa c’era dentro?

Allora, rivisitiamo l’inventario, a cui dovreste aggiungere, per cautela, qualunque cosa sia alimentata elettricamente e sia stata fabbricata meno di 10 anni fa.

Eliminate una voce dall’inventario solo se sapete in positivo cosa contiene l’oggetto. Se avete smontato l’asciugacapelli dopo l’acquisto e sapete che c’e’ solo il motore ed una resistenza elettrica, ok, lo potete depennare.

Ora evidenziate tutto quello che contiene silicio ed ha una connessione cablata, wifi, bluetooth o radio, e riportate accanto esattamente di quanti e quali sensori è dotato l’oggetto.

Cominciate ovviamente dallo smartphone; troverete che ne ha almeno una decina; il record che è noto a Cassandra è 14. Cosa possono registrare? Vi sentite a vostro agio?

Non è che per caso avete un assistente digitale in salotto, od un sistema d’allarme in casa? L’avete incluso nell’inventario? E la vostra automobile? Ci avevate pensato?

Ricopiate l’elenco a pulito, chiudetelo in un cassetto e domani, con calma, rileggetevelo.

Che effetto vi fa? A Cassandra farebbe piacere saperlo.

Scrivere a Cassandra — @calamarim
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* Cassandra è il nom de plume dell’autore

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