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Il boom del mercato immobiliare nel metaverso

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Oggi pensavo di proporvi una riflessione su Twitter, quando mi sono imbattuto in un articolo dell’“Economist” che mi ha sbigottito.

Come probabilmente avrete notato, seguiamo con una certa attenzione e anche apprensione lo sviluppo del metaverso. Succede che questo genere di cose, all’inizio sbeffeggiate, puerilizzate e ridicolizzate, riaffiorano improvvisamente e, come le piovre de La guerra dei mondi, si mangiano tutto comprese le nostre certezze e i nostri risparmi.

Quindi mi chiedo: non è il caso prendere un posticino nel Metaverso? Giusto per esserci! Adesso che i prezzi dei terreni sono ancora accessibili. Sia pur per poco. Mentre ci pensate su, leggete questa riflessione che ha come fonte l’“Economist”.

Buona lettura!

Gioco o business?

“Ridiculous & cool.” Ecco come l’anonimo articolista dell’“Economist” definisce una nuova torre di uffici in costruzione nella Crypto Valley, nome di un distretto commerciale di Decentraland, una piattaforma virtuale costruita sulla blockchain Ethereum.

L’edificio – di proprietà di Tokens.com, una società di cripto – è un incrocio tra una discoteca di Ibiza e il Bellagio Resort di Las Vegas.

In questo mondo di fantasia, autoesclusosi dagli impicci pedanti della fisica, il logo dell’azienda svetta al culmine della torre avviluppato dentro nuvole che fulmini dai colori del marchio societario squarciano in continuazione.

Lo scopo della torre, che è la locazione di uffici per aziende virtuali e la fornitura di spazi per eventi come conferenze sulle criptovalute, appare già insopportabilmente vetusto iscritto com’è nella magia del contesto.

Come al solito in tutto questo non c’è niente di nuovo sotto il sole. Ce ne accorgiamo solo adesso, ma gli appassionati di cripto mondi commerciano da anni in “cose” fatte di pixel e altri beni inconsistenti.

Ora tali attività hanno iniziato a ribollire con l’arrivo dei Token Non Fungibili (NFT), misteriosi atti non notarili di autenticità e proprietà, e col fragore mediatico scatenatosi intorno al metaverso (uno spazio e un cripto mercato che gli osservatori stimano possa giungere a un valore di 30 mila miliardi di dollari (pari alla somma del Pil cinese e di quello americano).

Destinazione denaro

Il denaro reale sta, infatti, iniziando a passare di mano oltreché a mutare di stato. Non che tutto sia atipico: per esempio, alcune modalità di vendita nel mercato immobiliare metaversico replicano quelle del mondo fisico.

Gli utenti di Legacy, una società di sport and recreation di Londra basata sulla tecnologia NFT, hanno sborsato complessivamente 54 milioni di dollari per acquisire la proprietà di lotti di terreno sulla piattaforma, ancora fase in sviluppo senza neppure una data di lancio.

Lo stesso avveniva sulla Terra quando c’era sentore di un nuovo piano urbanistico, prima che l’edificabilità divenisse una chimera. Avanti di darsi alla politica, sia Berlusconi che Trump erano immobiliaristi: un omen?

Ma esistono anche transazioni decisamente anomale in questo mondo nuovo. In SuperWorld, un pianeta virtuale dove le persone possono acquistare repliche digitali di qualsiasi luogo della Terra, un utente spende in media 3.000 dollari per accaparrarsi i luoghi più cool del vecchio pianeta.

Il Taj Mahal e la Torre Eiffel sono in vendita per l’equivalente in criptovaluta di circa 200.000 e 400.000 dollari, rispettivamente. I loro attuali proprietari se li erano aggiudicati per appena 400 dollari ciascuno. Un vero affare, accidenti!

Una cascata di denaro

Ma non c’è bisogno di possedere il Taj Mahal per fare dei buoni affari. Sempre su Decentraland alcuni piccoli lotti di terreno pagati appena 20 dollari l’uno, quando fu lanciato il servizio nel 2017, ora valgono fino a 100.000 dollari.

Nel solo mese di novembre 2021, Somnium Space, una piattaforma concorrente, ha realizzato più di 1,8 milioni di dollari da atti di compravendita di terreni. In altri mondi virtuali, le sale da concerto trasmettono le performance degli avatar digitali di pop star come Justin Bieber e Ariana Grande.

Non c’è da meravigliarsi che ci sia una corsa a suon di miliardi dei fondi privati ad aggiudicarsi la proprietà dei cataloghi musicali di artisti come Bob Dylan, Bruce Springsteen, Simon e Garfunkel e recentemente David Bowie. Con tutti questi mondi affamati di musica, e in competizione tra loro, c’è da fare quattrini a palate con i diritti della musica.

Questi mondi di sfrenata fantasia stanno seducendo anche investitori professionisti e società finanziarie. A novembre 2021 Republic Realm, una società che gestisce e costruisce immobili digitali, ha pagato 4,3 milioni di dollari per un terreno su una piattaforma chiamata Sandbox. Si tratta, al momento, del più grande investimento immobiliare nel metaverso.

Arte e moda, i battistrada

Sempre a novembre 2021 Tokens.com ha speso 2,4 milioni di dollari per un terreno nel quartiere Fashion di Decentraland. Vi costruirà discoteche e casinò per farne un distretto del divertimento e del gioco d’azzardo. I frequentatori potranno scommettere e vincere o perdere denaro virtuale naturalmente della cripto valuta di Decentraland. Sì perché, come nell’Italia del congresso di Vienna, ognuno batte la propria moneta.

Nel quartiere dell’arte di Decentraland, Sotheby’s, una delle più celebri case d’aste nel mondo (reale), ha già aperto una galleria virtuale dove si dice che stia facendo ottimi affari. E li fa davvero perché nel 2021 gli NFT, il nuovo conio delle aste d’arte, hanno avuto un giro d’affari di 41 miliardi di dollari.

Naturalmente si è anche in attesa dei big della moda: Gucci, Dolce & Gabbana, Burberry, Balenciaga, che sono già a loro agio con l’allestimento e la gestione di negozi virtuali nei vari metaversi.

Un’esperienza da cavernicoli, però

Come con l’inflazione, gli esperti si stanno interrogando se il boom immobiliare virtuale continuerà o se si affloscerà, senza però avere, in tal caso, conseguenze sistemiche, fortunatamente.

Come nel mondo fisico, il business immobiliare dipende da due elementi: dall’affluenza delle persone (che determina l’ampiezza del mercato) e dalla loro volontà di spesa (che lo rende proficuo). Affinché ciò accada su larga scala, occorre un miglioramento decisivo del servizio che il cliente riceve, cioè (usiamo un termine “abacadabra”) la user experience.

Oggi le piattaforme più popolari del metaverso immobiliare, come Decentraland e Sandbox sono abborracciate, come tutta l’offerta metaversica. Su Meta gli avatar sono dei manichini rigidi privi di gambe. Imbarazzante per chiunque, anche per Nick Clegg, capo degli affari globali e della comunicazione di Meta, nonché il più giovane ex vice-premier del Regno Unito. Ma attenzione a Meta, potrebbe stupirci, nel qual mentre ce ne prendiamo gioco!

In questa situazione, il potenziale cliente del metaverso non ha voglia di acquistare nuovi dispositivi, indossare goffi visori e spendere ancora in banda larga superveloce solo perché l’esserci possa essere qualcosa di più d’un percepirsi à la page. Il cliente vuole arrivarci con semplicità, magari con il proprio ologramma e non come un pupazzone di Natale.

Altri colli di bottiglia

Il secondo collo di bottiglia è la volatilità. La compravendita di proprietà virtuali generalmente avviene nella criptovaluta del metaverso in cui esse si trovano: ognuno ha la sua, non interoperabile.

Decentraland ha MANA; Sandbox usa token digitali conosciuti come SAND. Il prezzo di queste criptovalute può oscillare enormemente, cosa che succede perfino con le criptovalute più consolidate come il bitcoin o l’ether. Le fluttuazioni della monete cripto non sono praticamente prevedibili.

Il valore delle proprietà digitali potrebbero crollare a zero se un particolare metaverso esplode.

Per abbassare il rischio, investitori della prima ora come Republic Realm, stanno diversificando la loro presenza e le loro partecipazione.

L’azienda dice di possedere “terreni” in 23 piattaforme di metaverso. Ma a differenza del terreno fisico, il cui valore è legato alla scarsità o all’offerta limitata, la disponibilità di estate virtuali è illimitata.

Pensiero finale

Ma quanti metaversi, cioè mondi virtuali a sé stanti, ci saranno? Ce ne sono già centinaia e altri emergeranno man mano che crescerà la febbre, come ci si attende visto che è l’onda del momento.

Tutto questo mette in luce un paradosso. Il valore delle proprietà virtuali si basa sul successo del concetto di metaverso. Ma un metaverso che, nel suo cammino, si frantuma in innumerevoli metaversi porta eccedenza di offerta e, dunque, prezzi al ribasso e il venir meno del ritorno degli investimenti.

Per i cibernauti, le leggi della fisica potrebbero rivelarsi più facili da aggirare che l’uggiosa legge della domanda e dell’offerta. Si sa l’economia è una scienza triste. Ma c’è ancora economia in giro?

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