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Una recensione impossibile, la Storia della Banca d’Italia

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Dopo aver scritto questo articolo ho appreso della improvvisa scomparsa del Prof. Gianni Toniolo. Mi associo al dolore di tanti e alle condoglianze alla famiglia. Lo ricordo come eccellente maestro di formazione avendolo conosciuto ed apprezzato a Ca’ Foscari in stimolanti occasioni professionali.

Impossibile perchè non ho ancora letto la prestigiosa opera del prof. Gianni Toniolo: Storia della Banca d’Italia. Tomo I Formazione ed evoluzione di una banca centrale.1893-1943. Edita da Il Mulino, 840 pagine per 58 euro. Mi riprometto di farlo e poi spiegherò le ragioni di questo mio interesse. Nel frattempo ho consultato tutto quel che costituisce l’anticipazione alla odierna uscita del libro: la prefazione del Governatore Visco, l’introduzione al libro curata dallo stesso autore e, da ultimo, la recensione di Federico Fubini sul Corriere di oggi, 13 novembre. Il giornalista si sofferma sui rapporti tra la nostra banca centrale e il fascismo su un evento importante della nostra storia economica, la controversa rivalutazione della lira a quota 90 durante i primi anni del fascismo.

Sul sito dell’Istituto c’è molto su questa opera, sull’ampia documentazione storica e sulle ragioni dell’iniziativa, cui farà seguito un secondo volume fino ai giorni nostri.

“In Italia, più che in altri paesi, la banca centrale ha giocato un ruolo importante nel creare condizioni per la crescita dell’economia reale. Questo primo volume sulla storia della Banca d’Italia ne traccia le lontane origini dalla fondazione nel 1893 e ne percorre l’evoluzione lungo il successivo cinquantennio fino all’8 settembre 1943. La progressiva trasformazione di un istituto di emissione ottocentesco in una moderna banca centrale emerge dall’esame delle politiche monetarie, della gestione delle crisi bancarie, dell’attività di vigilanza, dei rapporti con i governi e con le banche centrali straniere, ma anche da aspetti meno noti che hanno caratterizzato la vita dell’Istituto: i mutamenti istituzionali e dell’assetto organizzativo, il ruolo nell’economia di guerra, le filiali nelle colonie, i rapporti con il Partito Nazionale Fascista, le leggi antiebraiche. Non manca un’attenzione alle persone: governatori, direttori generali e funzionari, ministri del tesoro, banchieri centrali di altri paesi. Il quadro che emerge è quello di un percorso fatto di accelerazioni e battute d’arresto, di momenti virtuosi e opachi, di protagonismo e di emarginazione, che conduce alla formazione di un’istituzione attrezzata per affrontare le sfide del secondo dopoguerra.”

La storia economica del Paese davanti ai nostri occhi si srotola per un cinquantennio e quando sarà conclusa per oltre un secolo. Da lasciare senza fiato perchè tocca da vicino gli avvenimenti più importanti del XX secolo. Essi hanno plasmato la vita sociale e civile degli italiani ed è una ottima occasione per apprendere qualcosa.

Per me ha un valore in più e un significato personale avendo vissuto nel mondo Bankitalia per quasi 40 anni. Leggerlo sarà un viaggio nei prodromi della storia che hanno plasmato l’istituzione, nella vita dei personaggi di cui ho sentito l’eredità perchè evocati dai miei dirigenti, nella comprensione di aspetti legati al mio lavoro quotidiano. Aspetti non degni di trovar posto in un libro di storia ma che hanno suscitato in me molte domande che non sempre hanno avuto risposte adeguate. Ci provò il Vice Direttore Generale, Mario Sarcinelli, una vita fa a dipanare in anticipo la matassa, a noi neo assunti. Ricordò l’apologo del console romano Menenio Agrippa che raccontò delle membra ribellatesi contro lo stomaco con danno di tutto il corpo, e simboleggiando nelle membra i plebei, nello stomaco i patrizî, mostrò ai ribelli che con la loro secessione producevano bensì la rovina dei loro oppressori, ma non risparmiavano la propria.

La storia è per pochi e non per molti, così capimmo le sue parole. E’ vero o nelle pieghe della storia si nascondono altre spiegazioni, più profonde e meno aristocratiche ?

Ed allora le ragioni per leggere la storia di Gianni Toniolo sono tante, riguardano il passato e il presente e, in prospettiva, anche il futuro. Mi auguro che con l’occasione si possa aprire un dibattito, scevro da posizioni ideologiche e dalle solite rituali sudditanze, sul destino dell’Istituzione. La storia, in fondo, ci avvisa che nulla è acquisito per sempre e che le sorti delle istituzioni, come quelle degli uomini, risplendono per pochi lustri, non per l’eternità.

Per concludere queste brevi riflessioni vorrei ritornare all’humus  originario del libro. Toniolo nella nota iniziale ne ripercorre la genesi che risale al periodo 1983-1993 quando si creò la Collana storica in vista della celebrazione del centenario dell’Istituto. L’imprimatur è dunque di natura celebrativa dei fasti che portarono all’affermazione di una moderna banca centrale. Il libro in edicola è una sintesi di quello che già esisteva, ben 39 volumi. Per usare tale mole di documentazione archivistica, dice l’autore, visto che poche erano state le sinossi da allora in poi.

Molto più difficile, a mio avviso, sarà la scrittura della seconda parte  dal 1943 ai giorni nostri. In questo periodo la storia della  Banca d’Italia è soprattutto storia della vigilanza bancaria.

In una prima fase, fino alla legge bancaria del 1993, essa è altro rispetto a quella che oggi conosciamo. Si ispira a un forte controllo politico del sistema bancario:tutto è vietato tranne quel che è autorizzato.  E’ l’applicazione ai mercati creditizi del noto paradigma SCP-Struttura, Concorrenza, Performance.

Poi si cambia per introdurre la vigilanza prudenziale in nome del principio che la banca è impresa, una architettura nuova di controlli potenziata nel 2014 quando erompe la vigilanza bancaria europea.


Questi mutamenti radicali rimangono tuttavia sullo sfondo fino a quasi sfuocarsi, lasciando sotto i riflettori della storia le numerose crisi che hanno costellato le vicende bancarie e la vita stessa della Banca d’Italia. Spariti del tutto in pochi colpi il sistema bancario meridionale e gli istituti di credito speciale in tutta la penisola, svanisce subito dopo anche la rete di sistema delle banche regionali e territoriali. Epoche intervallate da fallimenti violentissimi di grandi banche, dall’Ambrosiano di Calvi al MPS, a Carige. Questo periodo mi ricorda il susseguirsi di hybris e tisis, per dirla con i greci: una tracotante visione del mondo ad opera della vigilanza seguita dalla vendetta o dalla punizione divina.

Ed allora il secondo volume dovrà con schiettezza intendere la storia della Banca d’Italia come la storia di tante crisi bancarie. Sarebbe una novità meritoria ed assoluta per il Paese. Ci accontenteremmo anche della sola cronologia delle crisi dal dopoguerra in poi, partendo dalla definizione di cosa sia stata in Italia una crisi bancaria.

Gli autori ne avranno la forza e soprattutto il coraggio ?

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1 COMMENT

  1. Dubito fortemente. L’esperienza insegna che difficilmente chi ha avuto inculcato il principio dell’autoreferenzialità possa minimamente concepire l’idea di possibili fallacità.
    L’operazione potrebbe tornare utile se la storia della seconda parte rimasta da scrivere dovesse includere anche le proliferazioni delle tante istituzioni satellite, destinate a sovrintendere l’immenso potere gestito dalla Banca d’Italia a sostegno della Politica (Consob, Isvap, etc…). Ancor di più se l’autore venisse a trattare anche di quest’ultimo periodo di decadenza, che ha registrato fusioni, tracolli, fallimenti ….. spesso, come suol dirsi ai giorni d’oggi, a propria insaputa.
    Non resta, quindi, che aspettare la pubblicazione del nuovo tomo annunciato per scoprirlo.

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