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Educazione digitale in pillole: Due anni senza Google

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Due anni fa Cassandra ed il suo smartphone uscivano dal giardino recintato di Google per non farvi mai più ritorno; come è andata a finire?


“La pratica — si diceva un tempo — è più importante della grammatica.”.

E’ per questo motivo che per oggi Cassandra dismette il cappello da profetessa per raccontare come sono stati i suoi ultimi due anni senza Google, più precisamente con uno smartphone Android completamente degooglizzato.

Il più preparati tra i 24 indomiti lettori ricorderanno un paio di precedenti video-esternazioni di Cassandra a riguardo, prima quando l’avventura iniziò con l’installazione, il trasferimento dei dati e delle app, ed anche quando fu momentaneamente abbandonata dal suo telefono e dovette ripararlo con le sue mani. Infine quando raccontò di come usare l’app Shelter per segregare le app “impiccione” ma necessarie.

Esistono anche alcuni brevi video sul sistema operativo /e/ che ha spianato la strada a Cassandra, nella minivideoserie “Pillole di /e/ OS”, realizzata dall’ottimo Leandro Botter.

No, decisamente Cassandra non è stata con le mani in mano.

Tutte storie di successo, ma non prive di fatica, che hanno dato grosse soddisfazioni, ma che soprattutto hanno davvero permesso di “staccare” lo smartphone dal letale ecosistema informativo di Google, e ridurre quindi in maniera sostanziale i danni alla privacy, che ci infliggiamo ogni giorno, particolarmente a causa dell’utilizzo dello smartphone.

Questo articolo, fitto di link cassandreschi che vi invito a visionare, sarà abbastanza breve, perché vuole raccontare l’esperienza “in negativo”, e trattandosi di un’esperienza largamente positiva, ci sono poche cose negative da dire.

Cosa manca di più?

Certamente Google Maps. L’utilizzo delle reti wifi per migliorare la rilevazione delle posizioni e l’integrazione con il motore di ricerca ed i punti di interesse, rendono Maps un’applicazione dal’uso incredibilmente semplice e potente. Il sostituto Magic Earth, che usa solo il posizionamento GPS e le mappe di Open Street Maps è molto più spartano e farraginoso da utilizzare. Ma 10 anni fa sarebbe stato giudicato invece un miracolo dell’informatica, e comunque vi porta dove volete andare. E’ un sacrificio che valeva senz’altro la pena di fare. I ristoranti cercateli con un motore di ricerca.

Quali sono le 4 regole auree da seguire per non ricadere nella tentazione di ricollegarsi a Google?

Primo: installare un’applicazione solo quando avete una necessità reale, e cancellarla se vi accorgete di non usarla;

Secondo: (comprensibile solo a chi ci ha provato, ma vabbé) mai, e ripeto MAI, loggarsi a Google da microG.

Terzo: installate Shelter appena potete e segregatevi tutte le applicazioni non supergarantite dal punta di vista della privacy, ma che vi sono necessarie.

Quarto: installare le app solo da F-Droid ed Aurora Store. Non prendete nemmeno in considerazione Google Play Store; fate attenzione ai punteggi privacy ed ai traccianti indicati nella descrizione dell’applicazione. Usate il sideload con parsimonia e solo se vi rendete conto di cosa state facendo.

Per concludere. Ne valeva la pena?

Assolutamente ed entusiasticamente sì, due anni spesi bene, e risultato pienamente raggiunto; inoltre perfino Cassandra ha imparato un sacco di cose che non conosceva, non ultima l’esistenza della magnifica comunità di “LeAlternative.net”.

Un ringraziamento particolare agli sviluppatori che hanno realizzato il sistema operativo /e/ ed i loro fratelli e padri che hanno iniziato questa avventura creando LineageOS e prima ancora CyanogenMod. L’organizzazione no-profit E-Foundation rende inoltre possibile, per i neofiti, trovare tutto quello che serve in un unico posto.

E Cassandra conclude con le sue congratulazioni ai produttori della linea di smartphone “etici” e riparabili Fairphone.

Ora tocca a voi!

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