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Pesi e Contrappesi

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Recensiamo oggi due libri, molto diversi tra loro, eppure tanto simili per il linguaggio usato, una sorta di grammelot (leggo e non capisco). Il primo libro è di un autore che si cela sotto pseudonimo, Celestino Quinto, che ha pubblicato “Pesi e Contrappesi” e la cui presentazione trovate di seguito a cura di Salvatore Clemente. Alla sua presentazione, aggiungiamo che il linguaggio è una miscela inestricabile di approfondimenti e di risalite, di iperboli e allusioni propria delle corti giudiziarie del Palazzo, da Azzeccarbugli. Meglio ancora, ci restituisce una visione veristica di quel che può accadere a un povero Cristo che non vuole sottostare alla prepotenza del potere. Infatti, sono storie vere, calate in un resistente sistema di pesi e di contrappesi che ci aiuta a non avanzare mai in linea retta. Questo sistema pare che sia a prova di Costituzione.

L’altro libro è “Breve racconto dell’Italia nel mondo attraverso i fatti dell’economia” (Il Mulino) ed è stato così recensito da DAGOSPIA qualche giorno fa.

SALVATORE ROSSI, EX DIRETTORE GENERALE DI BANKITALIA E ATTUALE PRESIDENTE DI TIM, PRESENTA A ROMA IL SUO NUOVO SAGGIO: “SIAMO IN CRISI ORMAI DA 25 ANNI, C’È UN PROBLEMA DI PRODUTTIVITÀ. DOBBIAMO GUARDARE AL RINASCIMENTO PER RIALZARCI” (CIAO CORE!).

Qui il linguaggio di prima, da affabulatore ultra settantenne dell’autore, si applica all’economia, quella del nostro paese, un groviglio inestricabile. Rossi, però, memore dei trascorsi in Bankitalia va alla ricerca dell’homo italicus novus, che lui ha rappresentato nelle austere stanze per decenni prima del commiato. Non lo trova e si rintana nel Rinascimento così ricco di faville e splendori per l’umanità tutta. Un successo e una scoperta, mentre a TIM, la società di cui è ora Presidente e che è sommersa da 31 miliardi di euro di debiti al 30 giugno 2023, le stanno per sfilare la rete di telecomunicazioni, un asset per il paese. Ma a chi importa? Come suggeriva qualcuno, se la situazione è grave la cosa migliore da fare è scrivere un libro, anzi più di uno. E così il linguaggio si adatta a tutte le spiegazioni possibili dell’economia contemporanea, di cui il dr.Rossi fa parte o gli hanno fatto credere di fare parte. Tanto anche in questo caso a chi importa?

In conclusione, tra i due autori preferiamo il primo che ci ha narrato in un dolce stile, contorto e inesorabile, ma vero, le vicissitudini dell’homo italicus tout court,  più né meno, mentre l’altro non ci ha fatto capire come fare a far rivivere il Rinascimento (ciao core!, Dagospia dixit).

La Redazione

 

La scrittura è certamente uno dei modi per comunicare a distanza, ma come sempre accade, per veicolare efficacemente i messaggi, occorre una esposizione chiara e coinvolgente.

Può quindi accadere che, al di là di qualunque buona intenzione, l’autorialità di un testo sia troppa condizionata nel circoscrivere l’oggetto della narrazione, raccontando fatti troppo specifici e rivolgendosi prettamente a lettori corrispondenti, per lo più, a soggetti prossimi agli addetti ai lavori, i quali intendono i messaggi meno espliciti.

Questo prescinde dallo stile narrativo che, per la tecnicità specifica, rischia di rendere astruso e talvolta anche dispersivo l’intero prodotto.

L’operazione di Celestino Quinto, nel suo “Pesi e Contrappesi”, si identifica per alcuni aspetti con i rischi prospettati e, forse, non risulterà a tutti organica, ma costituisce una soluzione sperimentale per alleggerire un racconto in molti punti tecnico, ispirato a fatti realmente accaduti; con l’aggiunta di una serie di piccole narrazioni a margine che navigano in modo parallelo all’interno del libro.

Ne consegue che coloro che sono in grado di riconoscere gli ambienti o che, magari, hanno vissuto esperienze similari avranno modo di vederle riaffiorare e riviverle; con la possibilità di poter oggi sorriderci su, nel rileggere aspetti spesso ironici o surreali descritti nel racconto di base; mentre altri avranno modo di valutare e soffermarsi maggiormente sulle storie più leggere, intercalate qua e là e posizionate come fossero confortevoli aree di sosta.

In ogni caso, ciascuno potrà farsi un’idea e trarre un suo personale giudizio sulla struttura sperimentale adottata dall’autore.

Ogni novità, del resto, presuppone di dover essere editata per poter passare al vaglio di chi ama leggere.

Per concludere, oltre al link per accedere all’eventuale acquisto, si riporta di seguito, la sinossi posta in quarta di copertina del volume recentemente prodotto da Youcanprint:

Come sempre capita, quando si vengono a leggere storie sostanzialmente ispirate all’osservazione di fatti realmente accaduti, ci sarà chi andrà a riconoscere con immediatezza contesti a lui noti e magari, rivedendosi, anche circostanze assai simili tipiche di quegli ambienti. Ma ci sarà certamente anche chi si andrà a scervellare cercando di immaginare le situazioni, le istituzioni, i luoghi a cui si allude, anche nel tentativo di individuare talune delle figure che fanno parte integrante della narrazione.

Questo è uno degli aspetti più belli della letteratura “verista” che, quando riesce a miscelare con efficacia fantasia e memorie, attualizza e ravviva le vicende, a prescindere da qualsiasi aspetto e condizione.

Qualcuno potrà anche ritrovarsi in qualche quadretto affrescato o nelle storie, oppure riconoscersi in vicende raccontate con leggerezza e ironia.

Qualche altro, invece, magari sarà portato ad apprezzare la fantasia dell’autore, impegnato a ricercare e tentare di enfatizzare paradossi impossibili.

Come capita in tutte le forme espressive che ambiscono ad essere accostate all’arte, ognuno potrà leggere e vedere ogni cosa a proprio modo: secondo il proprio spaccato professionale, l’ampiezza intellettuale di cui è dotato, la cultura di cui dispone e che ha accumulato e assorbito nel tempo, anche in base al DNA che madre natura gli ha consentito di ereditare.

In ogni caso le sfumature, le gradazioni di grigio e la scala dei colori usate per confezionare il composito racconto sono tante e ciascuno, alla ne, sarà senza dubbio pure indotto a delle riflessioni. Così ciascuno potrà cogliere a proprio piacimento ciò che farà a orare ricordi amari e malinconici o fatti e circostanze che rinnoveranno dei momenti di piacere.

Il mondo è bello perché è vario e quindi, per chiudere, piace qui riportare: “Unicuique suum”, in italiano “a ciascuno il suo”. La famosa citazione di Leonardo Sciascia – pure titolo di un suo libro – che richiama alla “cultura del silenzio”, propria dei paesini siciliani, nei quali ognuno sa tutto di tutti, ma nessuno osa raccontare in giro i fatti degli altri. In molti dei suoi romanzi, il tema principale indagato da Sciascia era costituito dal rapporto della mafia con il potere.

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