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CSR, volantini sindacali e strategie senza numeri

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Volantino del film

Abbiamo messo in copertina l’immagine di The Old Oak, lo straordinario film del regista inglese ultranovantenne Ken Loach, che ci racconta cosa sono la vita e la forza della cooperazione in campo economico per superare i periodi difficili. La quercia è un po’ come il veliero nel mare procelloso, che è il simbolo della CSR, piccola e grande banca popolare tra i dipendenti di Bankitalia.

Lasciamo perdere il riassunto delle puntate precedenti dei nostri articoli sull’argomento e concentriamoci sull’oggi. In appena due giorni ci sono arrivati due volantini dei sindacati maggioritari ed alleati nell’attuale consiliatura iniziata da neanche un anno: SIBC e FALBI. Si sparano addosso senza mezzi termini (che altra lettura non può esserci), ma per capire meglio proviamo a unire i due documenti e a leggerli insieme, per un totale di ben 4 pagine.

Qui i titoli.

Prima però facciamo un altro esercizio, di chi è la CSR? E qui cala una sorta di nebulosa proprio come nel caso di un condominio che è in mano ai condomini, ma non è poi così vero. Ed allora la banca di chi è? Dei soci? Mica tanto considerato che votano e poi chi si è visto si è visto. Dei sindacati? mica tanto perché non riescono ad assicurare un assetto di governance, come si dice, stabile.  Dei soci e dei depositanti più benestanti? che avrebbero interesse ad esprimere un nucleo qualificato di governo, ma le professionalità disponibili per incarichi del genere non sono così numerose come si vorrebbe e se ne bruciano una dopo l’altra. E’ infine la CSR di Bankitalia? può darsi, ma l’ingerenza nella gestione è sempre molto rischiosa e fonte di guai. E poi, è pacifica la presenza di una banca dei dipendenti nel quadro regolamentare delle banche centrali UE?

Se questo è, non ci si deve meravigliare che i volantini sindacali siano la fonte pubblica della comunicazione della CSR. E in quanto tale, la comunicazione non può che essere di natura sindacale, rivendicazionista, puntando il dito sulla mancanza di personale, sulle magagne dell’outsourcer e sulle inefficienze di processo (queste ci stanno sempre bene). Niente di così drammatico, ci siamo abituati. Dunque tanto rumore per nulla? Baruffe (sindacali) chiozzotte? Forse. Sennonché mancano del tutto i numeri, per farci capire qualcosa della effettiva gestione della banca. E non ci dicano che i propagandistici utili assolvano alla funzione comunicativa.

Come ha ricordato il neo governatore Panetta quando si va a casa di qualcuno non ci si presenta a mani vuote, almeno un po’ di pastarelle bisogna portarle, metafora che, applicata al nostro caso, significa che almeno un paio slide con un pò di numeri ai soci/depositanti ogni tanto andrebbero pur date. Fare policy senza numeri è come leggere la Divina Commedia tutta di un fiato senza pause e sospensioni e senza parafrasi. Si capirebbe ben poco. Nel caso di una banca non indicare un solo numero dopo mesi di gestione e in una fase del mercato con tassi assai volatili e’ un pò avvilente. La semestrale tanto per fare un esempio è rimasto documento unicamente interno.

Di cosa hanno discusso finora Consiglio di amministrazione e Collegio Sindacale? Sempre da fonte sindacale apprendiamo che sta per essere varato il piano strategico e che sarà portato presto a conoscenza dei soci e che si sta ancora lavorando per risolvere le criticità dell’ultima ispezione di vigilanza. Ed allora cui prodest ricorrere alle uscite pirotecniche di volantini che sembrano come la bottiglia che impugna Tafazzi, autodirigendola su un chiaro obiettivo?

Il personaggio di Tafazzi di G. Poretti. Dal sito ufficiale di Aldo Giovanni e Giacomo

Difficile che siffatta situazione possa produrre soluzioni positive se, dopo appena nove mesi, chi ha vinto apre una fase di contenzioso al proprio interno, dai contorni incomprensibili e, per questo, inquietanti.
Più che chiedere ascolto alle funzioni operative e ai responsabili di Bankitalia per ripianare i deficit di risorse umane, i vertici della CSR dovrebbero forse bussare alla porta accanto, quella della vigilanza bancaria, per farsi ricordare le proprie prerogative e per dimostrare di avere consapevolezza delle connesse responsabilità. I rischi di una governance contrassegnata da elevati livelli di litigiosità ha sempre portato nelle banche a esiti negativi. O a quella porta dovrebbero bussare i soci?

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