Home Recensioni Innocenzo XIV

Innocenzo XIV

25
0
COPERTINA
Il trailer del film "Conclave" (2023), diretto dal regista 
tedesco-svizzero Edward Berger e tratto dall'omonimo 
romanzo del 2016 di Robert Harris. 
Robert Harris è un apprezzato e originale scrittore 
inglese di romanzi storici ipotetici, o meglio di storia 
alternativa. Un genere per il quale esiste un nome,
ucronia. 
Un esempio di ucronia è La svastica sul sole (1962) di 
Philip K. Dick, dal quale è stata tratta una delle 
migliori serie televisive degli ultimi anni: "L'uomo 
nell'alto castello".
Edward Berger si è fatto notare nel 2022 per l'innovativa 
regia e riduzione cinematografica del romanzo di Erich 
Maria Remarque "Niente di nuovo sul fronte occidentale", 
premiata con ben 4 Oscar. 
Berger ha diretto anche i primi cinque episodi della 
miniserie "Deutschland 83" e la serie "Patrick Melrose", 
con Benedict Cumberbatch nei panni del dandy inglese 
creato da Edward St Aubyn.  
Entrambe le produzioni sono disponibili su NowTV.  

Ho letto che “Conclave” è un film di straordinaria accuratezza in ogni suo aspetto, così preciso che a raccontarlo sembra sia stato qualcuno venuto da un futuro imminente.

Tutti pazzi per “Conclave”

È raro che un film a tema religioso non cristologico o biblico ottenga i riconoscimenti di “Conclave”. In questi giorni è stato reso disponibile in streaming ed è risultato il contenuto più visto su Just Watch.

E in effetti il film, come del resto il libro da cui è tratto, merita una considerazione che ripaga del tempo che richiede, due ore il film e intorno alle nove ore il libro. Cominciamo dai riconoscimenti.

Il film ha ottenuto 8 candidature agli Oscar, tra cui quella per il Miglior film, e 6 ai Golden Globe. In entrambe le manifestazioni ha conquistato un premio: Miglior sceneggiatura non originale a Peter Straughan.

Tra le candidature agli Oscar spiccano anche quelle per la Miglior colonna sonora, firmata dal compositore tedesco Volker Bertelmann, e per i costumi, curati da Lisy Christl — due elementi chiave del film.

Maestose le interpretazioni di Ralph Fiennes, nei panni del cardinale decano Thomas Lawrence, e di Isabella Rossellini, nei panni di suor Agnès: entrambi candidati sia all’Oscar sia al Golden Globe.

Stanley Tucci

Notevole anche la prova di Stanley Tucci, caratterista di origini calabresi che conosce molto bene l’Italia e gli italiani, tanto da aver condotto nel 2021 una serie molto popolare, “Stanley Tucci: Searching for Italy”.

Il 18 maggio p.v. National Geographic manderà in onda la nuova miniserie “Tucci in Italy”, 5 episodi alla scoperta dell’Italia autentica attraverso la cucina di 5 regioni (Toscana, Lombardia, Trentino, Abruzzo e Lazio).

In “Conclave”, Tucci interpreta il ruolo del Segretario di Stato Aldo Bellini, candidato dell’ala progressista del collegio cardinalizio, purtroppo a corto di voti, come accadde al cardinale Martini nel conclave del 2005.

Tucci, con la vivacità di spirito e l’arguzia che abbiamo già visto ne “Il diavolo veste Prada” e “Shall We Dance?”, illumina una scena in cui affronta Lawrence, il quale giura di non aver mai pensato a un nome da papa.

Bellini ribatte severamente: “Mio caro amico, ogni uomo presente in questo edificio ha accarezzato, almeno una volta, l’illusione di essere eletto e ha scelto il nome con il quale vorrebbe essere chiamato.” E anche Lawrence ce l’ha.

Isabella Rossellini

Con la sua interpretazione intensa e misurata, Isabella Rossellini rende magnetica suor Agnès, “una minuta francese prossima ai settant’anni, dal volto bello e affilato, con occhi di un azzurro cristallino”.

Si diceva che fosse “l’unica persona che il defunto Santo Padre temesse”, e forse proprio per questo egli cercava spesso la sua compagnia, ripetendo con convinzione: “Agnès mi dirà sempre la verità”. Forse l’unica a farlo?

E sarà questa donna austera e retta a decidere l’esito del conclave, imponendosi al collegio cardinalizio che “sta diventando un circo” , a riprova, parole di Bellini, che il papa defunto “aveva perduto la fede nella Chiesa”.

Pur apparendo in poche scene, la Rossellini lascia un’impronta incancellabile: la forza espressiva del suo volto e il portamento deciso hanno reso inevitabile la candidatura all’Oscar da parte dei membri dell’Academy.

La sceneggiatura di Peter Straughan

La sceneggiatura di Peter Straughan (già attivo ne “La Talpa”), aderisce con fedeltà al romanzo di Robert Harris, scrittore dal taglio naturalmente cinematografico. Dai suoi romanzi sono stati tratti sette film.

Si tratta di produzioni di successo come “Enigma” (2001) di Michael Apted, “L’uomo nell’ombra” (2010) e “L’ufficiale e la spia” (2019) di Roman Polanski; “Monaco – Sull’orlo della guerra” (2021) di Christian Schwochow.

Pur mantenendo la struttura narrativa del libro, il film ha un ritmo più teso e dinamico rispetto al tono riflessivo del romanzo, accentuandone i tratti di thriller e mistero. Due approcci diversi, entrambi efficaci.

Alcune variazioni si notano nella caratterizzazione dei protagonisti: il cardinale decano, latino nel romanzo (Jacopo Lomeli), diventa nel film un anglosassone (Thomas Lawrence), probabilmente per esigenze di produzione.

Il cardinale in pectore Vincent Benitez, filippino nel libro, nel film è presentato come un prelato messicano. Anche il finale, senza voler introdurre alcuno spoiler, riserva qualche significativa differenza.

I costumi di Lisy Christl

Lisy Christl, candidata all’Oscar, è una costumista tedesca di talento, nota per il suo lavoro in diverse produzioni. Era già stata nominata all’Oscar per i migliori costumi nel 2013 per il film “Anonymous”.

Le sue creazioni sono apprezzate per l’attenzione ai dettagli storici e la capacità di caratterizzare i personaggi attraverso gli abiti. “Conclave” è un film in costume, un film di segni veicolati dall’abbigliamento.

La macchina da presa di Berger indugia sulle vesti dei cardinali: il finale si svolge proprio nella stanza dove il sarto papale sta prendendo le misure dell’abito per la vestizione del nuovo papa, Innocenzo XIV.

Jacob Gallagher, il critico di moda e stile del “New York Times” ha notato questo aspetto del film: “Le figure religiose del film si distinguono da sempre per un senso della moda tanto caratterizzato quanto unico”, scrive.

La moda liturgica

Rispetto ai paramenti cardinalizi reali, in “Conclave” la costumista si è concessa alcune libertà: i rossi delle vesti talari risultano più profondi, gli accessori più vivaci e le tonache si distinguono per una linea sartoriale ricercata.

La costumista afferma di essersi ispirata in particolare alla collezione primavera 2020 di Balenciaga, rimasta impressa per il suo stile gotico dalle gigantesche gonne a campana e il nero profondo degli abiti maschili.

La ricerca cromatica, condotta insieme alla stilista Marie Heitzinger, ha privilegiato tonalità più calde e intense così da richiamare la forza espressiva dei maestri della pittura rinascimentale e anche quella di Francis Bacon.

Ci sono sequenze che mostrano la vestizione accurata del cardinale decano che indossa la talare rossa, la fascia annodata alla vita, la mantellina, la grande cappa e lo zucchetto rosso, il copricapo rotondo che si assetta personalmente.

Gli accessori

Per gli accessori, in particolare gli occhiali, Christl ha collaborato con il marchio italiano Bobsdrunk, scegliendo montature adatte ad assecondare le linee dei volti dei vari personaggi.

Anche i crocifissi, mai casuali, diventano sfide dottrinarie: come le cravatte dei presidenti americani, rivelano l’orientamento dei cardinali: oro per i conservatori, argento per i progressisti.

Tutte le croci del film sono creazioni originali dell’orafo fiorentino Riccardo Penko, che da 25 anni collabora con l’arcidiocesi di Firenze. “Non puoi realizzare un film così ad Albuquerque”, ha commentato la costumista.

Da sinistra: un’assistente alla tintura al lavoro sulle berrette cardinalizie del set di “Conclave”; i crocifissi nel film rivelano l’orientamento dottrinario dei cardinali: argento per i liberali, oro per i conservatori; alcuni degli abiti talari ai quali si è ispirata la costumista.

Le scenografie di Suzie Davies

Anche la scenografia di Suzie Davies rivela una ricerca e un impegno fuori dal comune, dovendo la produzione rinunciare, per evidenti ragioni, all’uso delle location reali dove si svolgono i conclavi in Vaticano.

Non ci sono state reazioni ufficiali del Vaticano. “L’Avvenire”, pubblicazione della CEI, ha scritto che il film rischia di apparire come una “involontaria parodia” per la semplificazione eccessiva e i cliché utilizzati.

La Cappella Sistina è stata fedelmente ricreata negli studi di Cinecittà, rispettandone le dimensioni reali, mentre gli sfarzosi interni della Reggia di Caserta hanno simulato gli ambienti vaticani.

I Giardini Vaticani sono stati rappresentati a Villa Medici, con ulteriori riprese effettuate al Palazzo dei Congressi e al Museo della Civiltà Romana e in altri luoghi della capitale.

L’attenzione ai dettagli e la capacità di integrarli nello sviluppo drammatico della storia ha avuto un peso decisivo nella candidatura del film all’Oscar per la Migliore scenografia, sebbene il premio sia andato a “Wicked”.

Il collegio cardinalizio nell’atrio del Palazzo dei Congressi a Roma, una delle location del film

Le musiche

Volker Bertelmann (Hauschka) ha scelto di impiegare il Cristal Baschet e il gong buddista, unitamente ad archi, percussioni e sintetizzatori per introdurre effetti sonori tesi a sottolineare momenti di grande tensione o sospensione.

Accogliendo le indicazioni del regista, Bertelmann ha abbandonato soluzioni convenzionali, optando per musiche originali che trascendano il contesto cattolico e avvicinino lo spettatore a un’esperienza quasi mistica.

Il rintocco grave e vibrante di un gong, con la sua risonanza lunga e profonda, commenta alcune sequenze chiave: ad esempio durante il conteggio dei voti o nei momenti di rivelazioni drammatiche. Ecco una clip.

I cardinali si avvicinano uno a uno all’altare per deporre la loro scheda nell’urna, la regia rallenta il ritmo e la tensione si addensa. Qui la musica rilascia un suono acuto, profondo e metallico, molto simile al rintocco di un gong.

La candidatura all’Oscar 2025 nella categoria Miglior colonna sonora conferma la validità della scelta di adottare composizioni minimaliste, dissonanti e metalliche così da dare spessore quasi fisico alle scene cruciali.

La intensa ouverture di “Conclave” di Volker Bertelmann.

Le massime

Il film, come del resto il romanzo, è ricco di massime e riflessioni, inevitabili in un contesto di così alto profilo e adeguate alla solennità dell’evento. Ne riporto alcune che mi hanno particolarmente colpito. Cominciamo dall’inferno.

Il segretario del Collegio cardinalizio, l’irlandese O’Malley, commenta i concitati lavori preparatori degli operai nella Cappella Sistina, che paiono accordarsi con il turbinio di gesti delle figure del Giudizio Universale di Michelangelo.

“Ecco una rappresentazione piuttosto realistica dell’inferno”, dice il prelato irlandese. “Non essere blasfemo, Ray” lo ammonisce Lawrence. “L’inferno comincerà domani, quando arriveranno i cardinali”.

La missione papale è un fardello gravoso. “Nessuno sano di mente desidererebbe quel trono… È un calvario”, dice il decano, cui fa eco Aldo Bellini: “Gli uomini davvero pericolosi sono quelli che lo vogliono”.

Una delle massime più celebri riguarda invece l’imprevedibilità di questo particolare corpo elettorale: “Si entra in conclave da papa e se ne esce da cardinale.”

Un’osservazione quanto mai pertinente anche nella finzione di “Conclave” dove l’assemblea cardinalizia effettuerà una scelta totalmente inattesa, eleggendo papa Innocenzo XIV. L’ultimo Innocenzo è stato tre secoli fa.

Un papa che, singolarmente, sarà il primo sommo pontefice a non dover più avere la necessità di radersi: almeno quel fardello giornaliero gli sarà risparmiato.

Buona visione!

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here