Home Imprese&Lavoro Unità di Informazione Finanziaria, corto circuito informativo?

Unità di Informazione Finanziaria, corto circuito informativo?

105
0

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera, auspicando una risposta dall’Autorità Antiriciclaggio 

Gentile redazione di Economia&Finanza Verde,

sono un vostro attento lettore e un operatore del settore finanziario. Leggo con grande interesse i vostri approfondimenti sul sistema bancario e finanziario, sulle sue criticità e sul ruolo — talvolta controverso — delle Autorità di vigilanza.

Vorrei portare alla vostra attenzione una situazione che ritengo singolare, ma al tempo stesso emblematica delle difficoltà che il nostro sistema sta attraversando, soprattutto nel dialogo — oggi sempre più fragile — tra operatori del settore e autorità preposte al controllo. Autorità che, vale la pena ricordarlo, dovrebbero anche assumere un ruolo di “facilitatori”, a tutela dell’integrità, della stabilità e della correttezza complessiva del sistema.

Mi riferisco in particolare alla UIF, la nostra Unità di Informazione Finanziaria. Da alcuni mesi, nella sezione “Quaderni Antiriciclaggio – Analisi e Studi”, le pubblicazioni vengono rilasciate nella forma di studio completo esclusivamente in lingua inglese, accompagnate da una sintesi non tecnica in italiano. Questa sintesi, tuttavia, si rivela poco utile e spesso inadeguata a comprendere a fondo i comportamenti anomali descritti — comportamenti che, come noto, sono spesso complessi e articolati.

Tale scelta risulta ancor meno comprensibile, considerando che gli autori degli studi sono italiani e che la UIF è un’Autorità nazionale, finanziata anche grazie ai contributi degli operatori del settore. È dunque lecito chiedersi: è accettabile che un’autorità pubblica, che ha una funzione di presidio e supporto al sistema economico nazionale, si esprima in un linguaggio non accessibile alla totalità dei suoi interlocutori, che potrebbe essere anche fonte di incomprensione?

Mi domando se si tratti di disattenzione. In ogni caso, potrebbe configurare il rischio di una crescente distanza tra l’Autorità e il mondo degli operatori e di tutti gli interessati a seguire fenomeni tanto delicati.

Infine, mi chiedo che cosa ne pensi il nostro Ministero del Made in Italy, che dovrebbe essere il primo a vigilare affinché le imprese italiane possano operare in un contesto realmente accessibile e trasparente, anche nei rapporti con le istituzioni.

Un vostro lettore

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here