Su questo sito, abbiamo spesso fatto l’elogio dell’olio extravergine di oliva, illustrandone le virtù nutraceutiche (crasi tra proprietà nutritive e farmaceutiche), non dell’essere solo condimento e alimento. Ora ne vogliamo incentivare anche le virtù sociali, se così si può dire.
L’olio extravergine d’oliva sta diventando la nuova “bottiglia di vino” da portare in omaggio quando invitati: un dono elegante, legato al benessere e perfetto per una stagione, l’autunno-inverno, in cui si cucina di più a casa. Il boom dei consumi di EVOO di qualità si inserisce nelle tendenze globali verso i “grassi buoni”, la dieta mediterranea e i prodotti gastronomici con una forte identità di marca.
Negli ultimi anni si va affermando l’olio extravergine di oliva di fascia alta, proposto in bottiglie di vetro talvolta serigrafate o in lattine di piccolo formato dall’estetica curata, pensate per stare in bella vista sul piano cucina.
Socialità dell’olio extravergine (EVOO)
Questi oli extra vergini “2.0” non sono più un anonimo ingrediente da dispensa e la loro presentazione avviene spesso mediante oggetti di design che coniugano funzionalità e piacere visivo, spesso accompagnati da note di degustazione dettagliate come fossero etichette di vini preziosi o altri prodotti di nicchia esclusiva. Il packaging diventa così parte integrante dell’esperienza regalo: racconta l’origine, esalta la percezione di qualità e giustifica prezzi più elevati del prodotto standard da supermercato.
A trainare il fenomeno non è solo l’estetica, ma una solida narrazione salutistica: l’olio extravergine è considerato il “grasso sano” per eccellenza, essendo ricco di grassi monoinsaturi e composti antiossidanti che si collegano alla prevenzione delle malattie cardiovascolari. Il suo ruolo centrale nella dieta mediterranea – modello alimentare ormai globale – ne rafforza l’immagine di alleato del benessere quotidiano, persino a piccole dosi giornaliere, da assumere indipendentemente dai cibi.
Questo posizionamento lo rende un regalo “inclusivo”: non mette nessuno in difficoltà sul fronte dell’alcol, si usa in quasi tutte le cucine e dialoga bene con altre tendenze. A differenza di molti prodotti gourmet ipercalorici, l’olio extravergine può essere presentato come un lusso accessibile, ma coerente con uno stile di vita attento alla salute.
Come per il vino, anche nell’olio extravergine la qualità dipende dai cultivar, dal territorio, dal metodo di estrazione, con differenze nette di profilo aromatico e di prezzo. Le tendenze di mercato mostrano una forte crescita dei segmenti premium e biologico, spesso legati a piccoli produttori, a racconti di territori e a pratiche agricole rigenerative.

Per una “degustazione domestica” si consiglia di iniziare dall’olfatto: un buon EVOO fresco richiama erba tagliata, pomodoro, carciofo o erbe verdi, segnali di ricchezza in polifenoli. In bocca, una certa amarezza e una nota piccante in gola sono considerate qualità positive, mentre sentori burrosi, piatti o cerosi possono indicare oli vecchi o non realmente extravergini.
E da non dimenticare che l’olio migliore è sempre quello nuovo, franto a poche ore dalla raccolta delle olive.
L’olio di oliva nei paesi anglosssoni
Il successo dei canali digitali – e‑commerce specializzati, abbonamenti, vendite dirette dei frantoi – facilita l’accesso a oli di nicchia che un tempo restavano confinati ai mercati locali. In questo scenario l’olio extravergine di fascia alta diventa un “piccolo lusso quotidiano”, un dono che si usa fino all’ultima goccia, in grado di esaltare anche i piatti più semplici.
Per chi si chiede cosa mettere sotto l’albero, una buona bottiglia di EVOO unisce il valore simbolico del vino, la rassicurazione del prodotto salutare e l’originalità di un oggetto da cucina di alto livello. Un regalo che parla di convivialità, ma anche di un nuovo modo, più consapevole, di mangiare e di vivere la tavola.
E perché non si creda che l’olio extravergine di oliva sia confinato ai consumatori dei paesi del Mediterraneo, sappiate dell’appeal crescente che riceve nei paesi anglosassoni come dimostrano i dati delle esportazioni verso gli USA, il Regno Unito, il Canada e l’Australia, per non dire del Giappone, frutto anche di campagne di stampa di quei paesi.
Significato dei termini
L’acronimo IGP sta per Indicazione Geografica Protetta ed è un marchio di qualità attribuito dall’Unione Europea a prodotti agricoli e alimentari che hanno qualità, reputazione o caratteristica specifica legata all’origine geografica del prodotto. L’acidità massima totale ammessa è pari a 0,45, quasi la metà di quella consentita per l’olio extravergine non IGP. Qui il disciplinare di quello toscano.
Il marchio IGP garantisce che almeno una delle fasi di produzione, trasformazione o elaborazione avvenga in un’area geografica specifica, conferendo al prodotto un legame speciale con quel territorio. A differenza della DOP (Denominazione di Origine Protetta), non è necessario che tutte le fasi si svolgano nella zona di origine, ma basta che una fase significativa avvenga nel territorio indicato, secondo un rigoroso disciplinare di produzione e sono sottoposti a controlli periodici da parte di organismi certificatori.
Simbolo IGP
Il simbolo IGP è rappresentato da un logo ufficiale che viene apposto sulle etichette dei prodotti certificati per identificarli immediatamente come IGP. Sul prodotto compare anche la dicitura “Certificato da Organismo di Controllo autorizzato dal Mipaaf” o “Certificato da Organismo di Controllo autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali”.
Un prodotto biologico è un alimento o un prodotto agricolo ottenuto seguendo metodi di produzione che escludono l’uso di sostanze chimiche di sintesi, pesticidi, fertilizzanti artificiali, antibiotici e organismi geneticamente modificati (OGM). Deve essere realizzato mediante rotazione delle colture e uso di pratiche che rigenerano il suolo. Per i prodotti trasformati, almeno il 95% degli ingredienti deve essere biologico.
Un prodotto può essere definito biologico solo se riporta in etichetta il logo biologico europeo (foglia su campo verde con 12 stelline), l’origine delle materie prime e il codice dell’organismo di controllo autorizzato.

Evviva dunque l’olio extravergine di oliva, biologico, ad indicazione geografica protetta, il cui severo protocollo lo rende il punto più alto delle produzioni olearie italiane.



