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La tragedia di Genova: secondo atto

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Ieri era il giorno del lutto e dei funerali di Stato.

E il dolore dovrebbe sopire le tante questioni che questa tragedia ha aperto. Non e’ così. Fino a poco tempo prima e subito dopo la tragica e commovente manifestazione e’ andata in onda la solita rappresentazione. Dichiarazioni di prammatica di tutti gli esponenti politici, esplosione di alcune violente polemiche e impegnative dichiarazioni di intenti su come procedere nel rapporto con Autostrade, senza che ci sia stato ancora il tempo dei necessari approfondimenti giuridici.

Intanto si scava ancora e lo si farà per molti giorni a venire.

Abbiamo ascoltato con attenzione la conferenza stampa di Autostrade durata oltre un’ora e non ha convinto su niente.

Non sono stati in grado di spiegare perche’ hanno reagito soltanto dopo giorni e si sono poi trincerati dietro incomprensobili distinzioni tra scuse e ammissioni di responsabilita’. Le prime ammissibili. Le seconde da rimandare agli accertamenti della magistratura, come hanno detto e ripetuto in ottimo inglese e francese ai giornalisti della stampa estera i suoi esponenti.

Tuttavia, sono emersi due impegni che i rappresentanti del governo hanno rispedito al mittente senza neanche pensarci su.

Il primo e’ la costruzione di un nuovo ponte in acciaio, anche se non si sa chi paga.

Il secondo e’ la messa a disposizione di 500 milioni per interventi a favore dei cittadini genovesi colpiti dall’evento e dei familiari delle vittime.

Cio’ lascia impregiudicati gli sviluppi futuri in termini di risarcimenti, rescissioni contrattuali e altro ancora.

Le due proposte non sono ricevibili, perche’ lo Stato non accetta l’elemosina. Si è detto.

Lo stesso Stato pero’ e’ finora riuscito a racimolare non piu’di 30 milioni di euro per i primi interventi e ad annunciare l’ennesimo piano di messa in sicurezza di ponti e scuole, cose gia’ sentite al verificarsi di ogni sciagura.

Il moralismo finisce qui e non conclude niente o potrebbe continuare, fino a chiedere quanto e’ costato il trasferimento di tanti politici a Genova e chi ha pagato. Machiavelli aveva dimostrato secoli fa che esiste la morale (ognuno di noi ha la sua) ed esiste la politica. Hanno regole diverse e finalità spesso opposte. Il ricorso al moralismo in politica ha gia’ prodotto effetti paralizzanti e narcotizzanti a Roma.

C’e’ poco da essere rassicurati. Una buona parte dei parenti delle vittime hanno preferito funerali in forma privata.Forse andrebbero sentiti, prima di rifiutare in nome e per conto loro e forse per mero tornaconto politico importanti forme di ristoro per alleviare bisogni economici di famiglie di semplici lavoratori.

La domanda è se a Genova finisca veramente la prospettiva di vivere in un paese ordinario e normale come sono altri Stati europei.

Demagogia, applausi, polemiche e invettive sono espressione di emotivita’ e non di una vera cultura dello Stato di diritto. Essa manca da tempo e non si e’ finora intravista in questa nuova classe dirigente.

L’Europa ritiene di averlo capito e sta prendendo le distanze. Auguriamoci che si sbagli!

 

 

 

 

 

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