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Fitch e i figli dello spread

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I dati di Fitch sull’Italia

Tempo di lettura tre minuti.

Da giorni aspettavamo Fitch e il suo oracolo. I dibattiti si sono sprecati. Vorremmo provare a dare una lettura un po’ diversa al giudizio arrivato ieri a tarda sera: conferma del rating di BBB, ma con scenario di prospettiva negativo.

Piu’ che le implicazioni per i mercati finanziari, siamo portati a vedere il documento come un’ operazione verita’. Necessaria per il nostro Paese dopo 3 mesi di governo gialloverde e in assenza di indicazioni complessive da parte delle nostre autorita’ sulla direzione verso la quale stiamo andando. Sono apprezzabili la chiarezza e il ridotto numero di pagine del rapporto, nonche’ l’indicazione delle variabili macro alla base dell’esercizio.

Esso ci consente di capire 3 aspetti fondamentali: lo stato delle finanze pubbliche, le pŕospettive politiche e la situazione delle banche.

La prima cosa che colpisce e’ che veniamo giudicati non per quello che abbiamo fatto, ma per quello che abbiamo intenzione di fare.

Il riferimento e’ alla tenuta del contratto di governo stipulato dai due partiti di maggioranza per conto di noi cittadini. Si sottolinea quindi l’incompatibilita’ (inconsistency) tra promesse politiche e dichiarato obiettivo di ridurre il debito pubblico.Per il 2018 e il 2019 i target di finanza pubblica saranno mancati, pur prevedendo blande riforme in tema di flat tax e reddito di cittadinanza.

Il secondo elemento di preoccupazione e’ il disallineamento tra le istanze dei 5 Stelle e quelle della Lega che rende plausibile un ritorno al voto entro breve tempo. Logiche di compromesso tra le due forze saranno quindi via via accantonate in vista della competizione elettorale.

Infine, rispetto a una buona tenuta del sistema economico e delle esportazioni, rimane il vulnus del sistema bancario italiano. Vi e’ stata una riduzione dei crediti deteriorati, ma l’attuale livello del 10 per cento sul totale e’ ancora molto alto rispetto agli altri Paesi. E non e’ il solo elemento di difficolta’.

La redditivita’ di molte delle nostre banche e’ bassa se non negativa e ciò puo’ avere impatto sui livelli patrimoniali a fatica finora raggiunti. L’assenza di strategie, la mancanza di una visione di insieme e il rinvio di riforme urgenti come nel caso del credito cooperativo ci rendono debolissimi. E soprattutto non riparte l’intermediazione creditizia. Sul tema l’articolo Strategie di banca di pochi giorni fa su questa piattaforma.

Il quadro che si ricava dal documento e’ molto aderente alla realta’. Fatichiamo a uscire da una spirale di alto debito pubblico e bassa crescita, che si accentuerà nei prossimi anni, con effetti negativi su banche e infrastrutture.

Demagogia a parte, non vi sono ricette sicure perche’ i problemi del Paese sono strutturali e non congiunturali.

C’e’ da aver paura del futuro? No per il semplice motivo che stiamo così da molti anni, anche se la linea di galleggiamento scenderà ancora un po’.  E forse sarebbe meglio non credere a coloro che promettono misure mirabolanti e magiche e che intendono la politica come l’arte di far sognare. E neanche credere a chi prefigura disastri un giorno si e un giorno no. In genere sono personaggi che si erigono a salvatori della patria.

Sara’ solo un po’ piu’ difficile vivere in Italia. Questo sì. Se noi siamo stati i figli delle stelle, la prossima generazione sara’ figlia dello spread, il vero padrone di noi tutti, che si dimostra ogni volta come la vera sovranità che conta.

 

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