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FIBO, ovvero la banca che verrà

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La stele di Rosetta.

Se chiedessimo agli esperti di due banche quale definizione o codifica darebbero al termine di “Cliente” o come descriverebbero un determinato processo operativo, probabilmente ci troveremmo di fronte a divergenze, magari anche solo formali. Divergenze che probabilmente aumenterebbero se queste banche operassero in paesi diversi.

Questo problema diventa importante quando due banche devono scambiarsi dati oppure sviluppare insieme nuove iniziative di business, per non parlare dell’eventualità di una fusione. Nella globalizzazione il problema è capirsi, parlare un solo linguaggio, avere una semantica unica, la stessa interpretazione di un determinato fenomeno.

Esistono manuali di “transcodifica”? Esiste una “Stele di Rosetta” in grado di risolvere ogni ambiguità definitoria?

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Mappa delle funzionalità ABI

Gli organismi bancari, in qualche modo, hanno affrontato il problema dando risposte di vario tipo e livello. Un esempio è la mappa delle funzionalità di una banca prodotta dall’ABI che descrive la Business o Enterprise Architecture di una banca. Il vantaggio di questo modello è di essere un diagramma canonico, cosicché ogni banca può descrivere le proprie funzionalità mappandole su questo modello di riferimento e può confrontarsi con un’altra. Orientandoci con il colori, le cinque aree raccolgono le funzionalità riconducibili a Accesso, Supporto, Sistemi applicativi comuni, Operations, Applicazioni infrastrutturali.

Per l’interscambio dei dati esistono da anni gli standard di formato internazionali imposti da Swift, il consorzio globale fornitore di servizi di messaggistica finanziaria per il trasferimento di somme. A livello europeo, la standardizzazione è stata raggiunta con Sepa, infrastruttura unificata per le operazioni di pagamento al dettaglio, quali bonifici e addebiti diretti.

A livello nazionale c’è PUMA2 (che sta per Procedura Unificata Matrice Aziendale) con la quale la Banca d’Italia stabilisce la standardizzazione del formato delle Segnalazioni periodiche necessarie per i controlli di Vigilanza.

Ognuna di queste soluzioni è parziale, poiché affronta solo il “suo” problema di comunicazione e lo fa da una posizione di forza: “devi mandarmi questi dati e lo devi fare con questo formato e con questo strumento”.

Un unico formato.

Questo approccio oramai non basta più: la necessità di avere una modalità comune per una comunicazione sempre più strategica e non solo operativa richiede uno sforzo d’integrazione dell’industria a livello internazionale.

Le banche spendono milioni di Euro o di Dollari ogni anno per acquisire dati e ancor di più per scrivere software, documentazione, processi per normalizzarli (formato, significato, contesto) e per renderli così comprensibili ai propri stakeholder (azionisti, clienti, fisco, dipendenti, organi di supervisione, e così via) e compatibili con quelli dei propri sistemi informativi. E se ci fosse un almeno un unico formato e contesto? 

Da qualche anno l’EDM (Enterprise Data Management) Council è un’associazione internazionale non distante dal W3C (la community internazionale del Web) che vuole propagandare la strategicità del Data Management, cioè la gestione dei Dati aziendali. EDM Council, che conta diverse banche internazionali fra gli associati, opera per l’implementazione di Standard, Best practice, Training e programmi di certificazione. Esso lavora per la definizione e la condivisione di metadati, processi e modelli fra vari ambiti merceologici fra cui quello finanziario. L’esigenza di avere un modello globale di riferimento non è del resto nuova. I grandi produttori di software gestionali propongono applicazioni con un proprio modello formale e semantico. Altri settori merceologici, come le imprese di telecomunicazione, hanno già compreso il problema della uniformità ed hanno elaborato un proprio canone con la definizione dei metadati e dei processi specifici della loro attività.

E nel Finance?

Fra i vari progetti di EDM Council c’è FIBO (Financial Industry Business Ontology), uno standard di formato, significato e contesto che, se adottato, permetterà agli istituti finanziari di condividere il significato dei propri metadati e processi, evitando di spendere risorse in sistemi applicativi di traduzione. Un metadato è un’informazione che raccoglie in sè più dati elementari. Sistemi di metadati strutturati in modo gerarchico sono noti come schemi o ontologie.

Tanto per chiarire. Il modello ABI è un’architettura di funzioni, FIBO è un modello concettuale di termini, entità, processi che caratterizzano le attività di un ente finanziario. Il lavoro di stesura e di manutenzione viene svolto da gruppi di esperti internazionali provenienti sia dal mondo business sia dal mondo informatico.

Il lavoro non è da poco. Si tratta di riprendere i vari processi e i concetti di business e di formalizzarli secondo un linguaggio comune internazionale, stabilendo un dizionario di oggetti propri del banking e un insieme di legami di contiguità semantica fra loro. Una ontologia. L’essenza stessa di una banca.

Le principali componenti del FIBO sono dunque:

  • Un glossario dei termini (definizioni di business)
  • Un dizionario dati (definizioni tecniche)
  • Una serie di ontologie che legano i termini fra loro secondo domini funzionali (p.es. depositi, derivati etc.)
  • Schemi e diagrammi in formato informatico

Gli oggetti di FIBO possono essere consultati sia come documentazione sia come artefatti informatici, per essere utili allo sviluppo delle applicazioni.

Nella figura sottostante la composizione degli argomenti attualmente coperti da FIBO.

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Fonte FIBO, giugno 2018

Lo sviluppo di ontologie tematiche è un aspetto affascinante del FIBO. Un’ontologia è un modo di correlare fra loro non solo entità (p.es. cliente e conto corrente), ma anche semplici concetti (p. es. il concetto d’indicatore di qualità con il concetto di soglia di tolleranza).

Ecco due campi di applicazione che la normativa europea ha di recente aperto, dove l’utilita’ di FIBO si dimostrerà essenziale.

a) Psd2

La nuova direttiva europea sui pagamenti, cosiddetta PSD2, è in fase di rapida implementazione. Tutte le strutture finanziarie si stanno attrezzando per rendere sicuro e compliant l’accesso ai dati dei conti dei propri clienti per gli aprire il mercato dei pagamenti a nuovi operatori aumentando la competizione e diminuendo i costi delle commissioni. Armonizzare a livello comunitario la normativa sottesa, generalizzare ed aumentare la sicurezza nei pagamenti alla luce del nuovo mercato delle transazioni è un obiettivo di rinnovamento strutturale.

I nuovi operatori (i Third Party Payment Service Providers) accedono ai dati attraverso API (Application Program Interface), uno strato di software che disciplina e disaccoppia l’accesso ai dati da parte di applicazioni esterne. Le API oggi rese disponibili dalle banche sono normalmente quelle relative ai sistemi di Home Banking. Non siamo in presenza di nuovo software, con una vista sui dati e sulle regole di business diversa da banca a banca. L’ EBA (European Banking Association) infatti non chiede specifiche API per la PSD2. Incoraggia però un’evoluzione collegiale verso un approccio unico. Domanda: non sarebbe il caso di far adottare un esperanto tipo FIBO? Possiamo pensare che le banche vedano questa evoluzione come una opportunità?

b) BCBS 239

Questa normativa europea fa parte del gruppo di normative che presiedono al governo del Rischio d’impresa,  misurando l’attitudine al Rischio di un intermediario finanziario alla ricerca di nuove opportunità di business rispetto all’entità dei mezzi patrimoniali disponibili.

Essa esprime una serie di obiettivi, ma lascia alle imprese bancarie il compito di trovare la miglior strategia per perseguirli. Dal punto di vista dell’ICT, sono evidenti tre principali settori in cui si deve investire: Data Governance (per la definizione di metadati, ruoli e responsabilità, business rule), processi di trasformazione dei dati a partire dai dati gestionali, sistema di Reporting relativo al rispetto della normativa.

Visto che ogni impresa finanziaria ha intrapreso percorsi individuali, è evidente che la standardizzazione semantica e dei processi elaborativi sarebbe di grande aiuto per i formulare i Report richiesti. In altre parole, diventa fondamentale risalire da una formula espressa in un Report BCBS e capire da dove arriva un certo dato, che cosa significa per quella azienda, quali processi elaborativi ci sono alla base e come esso viene presentato.

Le banche italiane.

Chi vende e compra dati dovrà essere compliant con FIBO. La presenza in FIBO di esperti di grandi banche internazionali ci dice chiaramente che il problema è già molto sentito. Deutsche Bank, Wells Fargo e Nordea Bank lo stanno già adottando.

Infine, FIBO è un fattore abilitante per la Data Governance, poiché chiarifica e standardizza i metadati in modo oggettivo e documentato, cosa che aiuta a valutare le banche mediante la capacità di gestire il ciclo di vita dei dati, dalla fonte di origine, attraverso la catena dei processi e delle applicazioni, fino ai controlli applicati. Questo approccio definisce la qualità dei dati attraverso le unità operative delle linee di business, delle strutture legali e amministrative e delle aree funzionali.

E in Italia qual è la sensibilità verso FIBO?  Al momento ancora zero, nel senso che nei comitati e negli utilizzatori di FIBO non c’è traccia della partecipazione di nostri colleghi.

Il rischio di non partecipare attivamente fin d’ora a questa sostanziale innovazione può lasciare in posizione di arretratezza l’industria bancaria italiana.

Fare banca non sarà più dunque uno slogan di maniera recitato per lasciare intendere qualche nuova prerogativa commerciale. È un processo di completa riscrittura delle architetture che, ponendo al centro la capacità di governo della enorme massa di dati che si genera all’ interno di un intermediario finanziario e nelle relazioni con il mercato, definisce se stessa attraverso un metro universale, per misurare le differenze di performance.

Fibo e’ grammatica, lessico e sintassi dei big data bancari, ciò che darà fondamento a qualsiasi futura strategia. Esserne ai margini significa perdere il contatto con la tecnologia del banking  dei prossimi decenni.

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