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Epitaph for CARIGE

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La celebre copertina dell’Album In The Court Of The Crimson King (1969)
Tempo di lettura: quattro minuti. Test di leggibilità ***.
Confusion will be my epitafh

Epitaph è la canzone di un Album che ha fatto la storia della musica per piu’ di una generazione. I King Crimson è la band che porto’ al successo questa musica mezzo secolo fa. Epitaffio non per quello che siamo stati, ma per quello che saremo. Una minoranza che trova da vivere nel proprio tempo. Tutto passa. Perche’ non provare. Vivere a prestito. Prendere a prestito dalla musica, dai libri, dalla poesia e dalla pittura. Non si pagano interessi. Proviamo a investire su noi stessi.

Pensieri che come un lampo riportano all’uomo in copertina. Un urlo di disperazione alla Munch. When silence drowns the screams / Confusion will be my epitafh.

Pensieri che si assiepano a causa dell’ennesima crisi di una banca che stava lì da secoli. Una banca sistemica con una ventina di miliardi di euro di finanziamenti alla clientela. Se fosse stata più grande sarebbero stati guai enormi.

Tutti ad affollarsi a salvare la banca in articulo mortis per tutelare i risparmiatori. E chi vorrebbe danneggiarli, i risparmiatori? Ci mancherebbe, sarebbe violazione dell’art.47 della Costituzione.

L’opera da tre soldi

Come nella commedia di Brecht, l’opera da tre soldi mette in scena ancora una volta i mendicanti che mendicano, i ladri che rubano, le puttane che puttaneggiano.  Quello che avviene è una metafora della società che abbiamo sotto i nostri occhi. Nei protagonisti di questa ennesima vicenda possiamo vedere i vizi e le ipocrisie della politica e della nostra classe dirigente. Per soli tre soldi possiamo goderci uno spettacolo inquietante e portare a casa una morale edificante. I vizi e le follie non si cambiano in un attimo, per magia, ma solo con perseveranza. E quello che abbiamo capito da queste vicende è che il nostro Paese non è il paese del cambiamento. Possiamo cambiare noi come individui, non collettivamente.

La commedia è sempre in tre atti. Come è stato per le due popolari Venete, il MPS, le quattro banche dell’Italia Centrale, così ora è per Carige.

Piu’ che il decreto fotocopia di intervento le similitudini nelle tante crisi bancarie sono altre. Per inciso, il decreto ovviamente è sempre lo stesso perchè non potrebbe essere diverso.

Il primo atto è volto a rassicurare che la banca ce la farà da sola, poi con l’aiuto delle consorelle, infine vendendo qualche pezzo pregiato. Gli slogan sono del tipo: stiamo recuperando, ce la faremo, vedrete con il prossimo piano industriale come siamo bravi. Abbiamo soltanto bisogno di un prestito ponte. Poi si diventa nervosi perche’ i depositanti ritirano i loro risparmi. Il tempo e’ finito, davvero.

Il secondo atto va in scena nei fine settimana, di notte, a Capodanno, comunque all’improvviso. Il fac simile del decreto di fine corsa per la banca di turno, pronto nel cassetto, viene portato alla firma. Con decreto legge, quindi, e per il bene di tutti, si scarica quanto possibile su contribuenti e risparmiatori. I principi invocati sono nobilissimi: tutela del risparmio ancora, stabilità finanziaria, regolarita’ dei pagamenti, sostegno delle economie interessate. Qui di volta in volta, si citano l’economia del Nord Est, dell’Italia Centrale, della Toscana, ora della Liguria.  Pezzo dopo pezzo è scomparso una buona parte del nostro sistema bancario. Già proprio così. Il Sud da tempo è stato ripulito e bonificato.

Banche come UniCredit e Intesa operano in prevalenza su una pluralità di mercati, europei e internazionali. Chissà su chi e su che cosa possiamo contare. I più accorti arrivano a sostenere che lo Stato potrà anche guadagnarci nel tempo dai fallimenti delle banche. Aggiungono poi che il costo delle crisi da noi è stato limitato rispetto a quel che è accaduto in altri paesi. Siamo addirittura un modello virtuoso, da replicare.

Il terzo atto è dichiaratamente politico. Nessuno si presta a raccogliere i cocci e si litiga in modo inusitato ed aggressivo. Si invoca l’etica, la responsabilità delle istituzioni.  E partono le proposte.

Si pubblichino i nomi dei principali debitori della banca che con le loro inadempienze l’hanno affondata! Invero, stiamo ancora aspettando le liste dei clienti protagonisti dei fallimenti bancari precedenti.

Si faccia una Commissione di inchiesta che accerti di chi è stata la responsabilità della crisi! Invero, di Commissioni ne abbiamo avute ben cinque. In pochi mesi sono state elaborate le seguenti relazioni: una parlamentare, una della Regione Marche, una della Regione Toscana e due della Regione Veneto, che ha voluto abbondare. Consigliamo vivamente di leggerle perchè sono pubbliche. Per quel che ci risulta, riposano in qualche armadio senza che abbiano prodotto nulla. Migliaia di pagine che evidentemente non valgono più di tre soldi. Senza offesa per nessuno si intende!

Un’ altra immagine dall’Album dei Crimson
La fiera delle vanità

L’ elenco dei protagonisti, tra cavalieri bianchi e cavalieri neri, non lo ha fatto ancora nessuno, ma sarebbe lunghissimo: amministratori, dirigenti, controllori, ecc. In pochi hanno finora pagato. I processi saranno lunghi. Il segnale del liberi tutti è venuto ora da Bce. Dimissioni e commissariamento. Il resto è mera tecnicalita’ di una crisi.

Importanti incarichi pubblici scaduti durante questi anni bancariamente orribili sono stati rinnovati, nonostante che i governi siano cambiati.

In tre anni sono cadute tra epitaffi di circostanza e alti lai undici banche che gestivano crediti e debiti delle famiglie e dell’economia per qualche centinaio di miliardi. I crediti deteriorati del sistema hanno sfiorato la iperbolica cifra di 390 mld. Dove sono andati molti di questi soldi non lo sapremo mai. Sembra che non interessi nemmeno saperlo, dato che sul punto non si fanno nè domande, nè inchieste.

Il loro smaltimento procede un po’ alla volta a valori fallimentari. Varrà davvero tanto poco il nostro credito malato? La distruzione di ricchezza industriale e immobiliare avanza. I fondi azionari imperversano. Su un altro paio di banche i cui attivi sono non molto minori di quelli di Carige corrono voci sempre più funeree. Le riforme debbono ancora compiere passi rilevanti. Riaffiorano banchieri già protagonisti pochi anni fa di distruzione di risparmio. La stampa è attirata dagli aspetti più mediatici e meno tecnici delle vicende. Ne abbiamo già scritto su questa piattaforma.

Ricomincerà tra poco l’anno liturgico delle Comunicazioni al Paese: il Forex, le Relazioni annuali delle Autorità di settore, al Parlamento e alle rispettive Assemblee. Seguiranno le giornate del risparmio e i mesi dell’educazione finanziaria. Saranno inframmezzati dai test e dalle verifiche della Bce, dell’Eba e delle agenzie di rating. Non mancheranno le audizioni parlamentari di questo o quell’esponente. Come nella Fiera delle Vanità tutti si affretteranno ad esserci, ma è uno sforzo che non convince nessuno.

Non ci saranno molti cambiamenti tra gli officianti ai riti. I quali spiegheranno con grave professionalità l’accaduto. Dall’esterno, come se i fatti più perniciosi non li riguardassero in alcun modo. Diranno di aver fatto il possibile e l’impossibile. Faranno pistolotti e rimbrotti. Daranno indicazioni sulle questioni ancora aperte.

Nessuno che, avendone titolo, provi a dire come dovrebbe evolvere il sistema dell’intermediazione finanziaria di un Paese tra i più opulenti al mondo quanto a ricchezza reale e finanziaria e apparato manifatturiero. Un pasto che si va riducendo, ma che attira ancora molti. Ci sono buoni affari. Affrettatevi. Prezzi da saldo e opportunità mai viste. In una crisi bancaria, molti debitori, anche potendo, smettono di pagare, nella non recondita speranza di finire in qualche elenco di posizioni trasferito a una Sga, che proporrà stralci, abbuoni e altre forme di remissione dei debiti. Dimitte nos debita nostra…La crisi è anche baccanale. E soprattutto confusione.

Insomma dopo ogni dissesto, dopo i rimbalzi di responsabilità e le asserite differenze politiche di comportamento intorno all’ennesimo catafalco, con Pantalone sullo sfondo, preoccupato, ma doverosamente pronto a intervenire, il carrozzone riparte da sè con le sue donne, i suoi fanti e i suoi re. E’ un’altra sinfonia: più nostrana e più comprensibile. Non c’è bisogno di scomodare complessi internazionali che hanno lasciato più memorabili tracce nella storia della musica. E’ stato un abbaglio, un lampo riascoltare per un attimo Epitaph. Quella musica non è per noi, per le nostre sagre di paese.

Al povero risparmiatore non resta che seguire in silenzio il feretro. Nulla di nuovo lo attende.

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