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Lo Stato (di polizia) e il contante

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Tempo di lettura: 6’. Leggibilità ***.

Il Leviatano, o la materia, la forma e il potere di uno stato ecclesiastico e civile è il trattato più conosciuto di Thomas Hobbes, pubblicato nel 1651. Il titolo è ripreso dalla figura biblica del Leviatano, creatura mostruosa e temibile.

Hobbes tratta il problema dello Stato, rappresentato come un gigante costituito da tanti individui; il gigante regge in una mano la spada, simbolo del potere temporale, e nell’altra il pastorale, simbolo di quello religioso, a indicare che i due poteri supremi non vanno mai separati.

Il mostro Leviatano incarna il carattere repressivo dello Stato necessario a tenere insieme la società composta di uomini che sono per natura lupi gli uni verso gli altri. La figura viene in mente quanto riemergono proposte disincentivanti dei comportamenti che si vorrebbe correggere, in materia monetaria, fiscale o finanziaria.

Il massimo delle severità, delle sanzioni, del discredito si invoca ogniqualvolta si viola una delle norme poste a garanzia della fede pubblica. La riduzione del contante nei pagamenti è un terreno che sembra stimolare particolarmente questo tipo di provvedimenti.

Vedremo che questo atteggiamento più che un terribile mostro biblico è un gattino che si mangia da solo la coda. Infatti, molte di queste normative sono foglie di fico che stanno a mostrare intenti di facciata…per lasciare tutto com’è.

I nostri policymaker annunciano che ora faranno sul serio e finalmente combatteranno il contante con tutto quello che si porta appresso, in primis il cancro dell’evasione fiscale. Ricordano le grida manzoniane, perché finora la cronica arretratezza del nostro sistema dei pagamenti elettronici al dettaglio (carte, bonifici e addebiti diretti) rispetto alla media europea si è addirittura ampliata.

Dopo i limiti all’utilizzo del contante, più volte modificati dai vari governi tra 1.500 e 3.000 euro per singola transazione, e gli obblighi dell’uso dei pos imposti a varie professioni si continua con azioni repressive.

Vediamo l’ultimo provvedimento dell’Ufficio Informazione Finanziaria e la più recente proposta del Centro Studi della Confindustria, che sembra trovare un certo favore in ambito governativo.

Il primo stabilisce l’obbligo di una nuova comunicazione delle banche che va sotto il nome emblematico di comunicazione oggettiva. In sintesi, le operazioni in contante oltre i 10.000 euro di prelievo come somma di quelle effettuate in un mese sono da segnalare alle competenti autorità (e sono tante), con tutte le conseguenze previste dalla normativa antiriciclaggio e antiterrorismo in caso di mancato rispetto.

Riteniamo che alla fine in questa rete calata nell’oceano del contante incapperanno coloro che ignorano questo limite e gli stupidi. Persone mediamente avvedute eviteranno le banche e preferiranno la circolazione extra corporea del denaro, da tasca a tasca, da cassetta di sicurezza a cassetta di sicurezza, le quali sono sempre i luoghi più sicuri per conservare adeguate scorte della materia prima.

Con il secondo intervento, quello di Confindustria, si alza il tiro e si propone al pubblico e alle autorità un documento di policy sulla guerra al contante.

Il titolo non nasconde le ambizioni del redattore: incentivare la moneta elettronica e disincentivare il contante! Anche qui l’impostazione è nel suo insieme repressiva.

Chi preleva soldi (i propri denari invero) da ATM o sportelli bancari lascia una commissione che l’intermediario verserà allo Stato, pari al 2 per cento dell’importo. Insomma, una vera imposta patrimoniale sul risparmio e sulla moneta. Non si è mai vista storicamente una cosa del genere. Anzi no, si è vista spesso in passato, con la tosatura della moneta aurea.

Anche l’idea compensativa di un credito di imposta da riconoscere a chi usa la moneta elettronica sembra alquanto macchinosa e probabilmente foriera di comportamenti opportunistici, come l’aumento dei prezzi. Non sembra un esempio di trasparenza. Lascia perplessi che questo ircocervo mezzo dirigista e mezzo pseudoliberista venga dalla organizzazione degli industriali.

In questo campo essendo gli ultimi, ma proprio gli ultimi, potremmo evitare di aggiungere altre fantasie nostrane. Gli esempi (tutti di successo) abbondano invece a livello internazionale.

Tra questi, citiamo la Grecia che addirittura nel giro di pochi anni ci ha superato nelle operazioni non in contante pro capite. Ora siamo davvero il fanalino di coda in Europa e noi crediamo che con provvedimenti come quelli prima indicati ci resteremo a lungo. Chiudiamo riproponendo di seguito l’articolo di un anno fa dal titolo Grecia batte Italia 5 a 0, senza altri commenti. Ci sembra ancora sufficientemente chiaro e attuale.

PS. In questa ridda di proposte, notiamo il silenzio dell’ABI e della Associazione Italiana dei Prestatori dei Servizi di Pagamento, che raccolgono le banche e tutti gli altri operatori del settore. Dovrebbero chiaramente dirci qual è la loro posizione. Ne hanno istituzionalmente titolo.

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Impariamo il greco

La Grecia era il fanalino di coda dei pagamenti non in contante fino a pochi anni fa con 23 operazioni pro capite nel 2013. Al penultimo posto trovavamo la Bulgaria con 35, mentre l’Italia era terz’ultima con 74 operazioni. Questa era la coda della graduatoria riferita ai 28 paesi dell’Unione Europea. Ultimi degli ultimi, in un gruppo da retrocessione in serie B.

Ora è vero che la Grecia non è paragonabile all’Italia non fosse che per la circostanza di aver attraversato un lungo periodo di controlli macroeconomici da parte della Troika, tra cui i vincoli all’uscita di capitali dal paese. Tuttavia, ha varato interventi incisivi nel settore dei pagamenti che le hanno consentito in pochi anni di superare la Bulgaria e di agganciare il nostro paese. Le 23 operazioni pro capite si sono quintuplicate a fine 2017, diventando 100 e raggiungendo l’Italia che nel periodo è cresciuta di un misero 33 per cento.

Anche rispetto ai paesi di Eurolandia la performance dei Greci è ragguardevole. Nel 2013 le operazioni procapite di un cittadino greco erano il 10 per cento di quelle di un cittadino dei paesi dell’euro. Nel 2017 erano salite a ben il 41 per cento. L’Italia rimaneva inchiodata al suo 41 per cento partendo dal 36 del 2013.

Il nostro Paese oggi ha il poco invidiabile primato quanto ad operazioni non in contante pro capite di essere il penultimo a pari merito con la Grecia tra i Paesi UE e l’ultimo in Eurolandia.

Come hanno fatto i Greci a raggiungerci così velocemente?

Hanno usato 3 leve strategiche, coniugando obblighi ed incentivi.

I provvedimenti legislativi sono stati essenzialmente due, nel 2014 e nel 2016. I POS sono diventati obbligatori in tutti gli esercizi commerciali. Oggi vi sono 50.000 macchinette per milione di abitanti. E’ la più alta densità in Europa. Sono stati imposti limiti molto bassi ai prelievi e ai pagamenti in contante.

Nel contempo, sono stati varati incentivi fiscali all’utilizzo delle carte di pagamento.

Quel che si dice un’azione di sistema che è sempre mancata da noi.

La monetica aiuta il Fisco

Queste che seguono sono le regole vigenti oggi nel settore dei pagamenti in Grecia.

Da una valutazione della Banca di Grecia, in tema di politiche fiscali sono stati riscontrati i seguenti vantaggi nel periodo 2002-2016 in termini di aumento dei ricavi e di maggiore rispetto delle norme fiscali.

We find that (i) a 1pp increase in the share of card payments in private consumption results in approximately 1% higher revenue through increased compliance; (ii) lowering the VAT rate can generate revenue gains; (iii) card transactions may facilitate tax buoyancy.”

 

Il flop dell’Italia

Nulla di simile è invece accaduto in Italia ove la guerra al contante è stata combattuta soprattutto a parole, con dichiarazioni ai giornali o provvedimenti ondivaghi sul livello minimo consentito per compiere operazioni in contanti o con obblighi di utilizzo dei POS, la cui violazione è rimasta priva di sanzioni.

Oggi sono in pochi a credere che la condizione possa migliorare. L’esperienza di un Paese per nulla comparabile per dimensione al nostro e al suo sviluppo dimostra, invece, che ridurre il contante è una sfida che si può vincere. Altri Paesi che hanno interrotto la spirale dei pagamenti in contante lo hanno fatto in modo simile nel corso degli anni. Non bisogna inventarsi nulla.

La Grecia e l’Italia sono esempi diversi di due sistemi. Il primo contrassegnato da interventi incisivi dei policy maker negli ultimi anni. Il secondo lasciato a se stesso. Da una ricerca su dati ufficiali delle organizzazioni internazionali (BRI, BCE) e della Banca d’Italia, emerge che il nostro Paese per ottenere lo stesso risultato che la  Grecia ha conseguito in 5 anni ne ha impiegati 35 anni. Nel 1984 aveva infatti appena 25 operazioni pro capite e per arrivare a 100 nel 2017 c’è voluta più di una generazione.

Quanto ai motivi, sono tanti e di lunga durata. Due su tutti preme ricordare. L’arretratezza del nostro sistema bancario e una malcelata autoreferenzialità della nostra classe dirigente che si occupa di tutto e sostiene di capire tutto, proprio tutto. Oggi spazia dalla tutela del consumatore, alla trasparenza, alla educazione finanziaria. Purtroppo, in nome del principio di infallibilità non ha ancora imparato ad accettare le critiche, considerate ancora atti di lesa maestà.

Una proposta

C’e’ una via d’uscita che non sia quella di innalzare addirittura un peana al contante come propone il Gruppo italiano del maggiore partito del Parlamento Europeo? Possiamo evitare una irreversibile scelta di isolamento dall’Europa?

Forse sì tenendo anche conto del fatto che avendo già la maggior rete di POS d’Europa, gli investimenti infrastrutturali sono già stati effettuati. Il loro più efficiente utilizzo, recuperando la spesa compiuta per installarli e manutenerli, potrebbe avvenire, grazie alla previsione di incentivi per l’uso delle carte a vantaggio degli utenti, tra i quali quelli più efficaci sono quelli di natura fiscale. Dobbiamo seguire l’esempio della Grecia senza perdere altro tempo.

L’Italia e’ un puzzle doloroso.Ha accumulato una evasione fiscale stellare, ha scorte di contante ferme nelle banche e una rete POS che è tra le piu’ estese del mondo, utilizzata per 1/5 della sua capacita’ e norme poco efficaci.

Se qualcuno tra i lettori e’ in grado di organizzare una tavola rotonda su questi temi vi parteciperemmo con piacere. Potremmo coinvolgere esponenti della Banca di Grecia da cui apprendere molto su come combattere l’evasione con i POS. Sarebbe da estendere l’invito anche alle Autorita’ italiane che sembrano avere necessita’ ed urgenza di politiche più determinate.

Il titolo potrebbe essere : Come combattere l’evasione dell’IVA per mezzo dei POS.

E così nelle statistiche BCE dei prossimi anni potremmo forse segnare almeno il gol della bandiera.

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