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I bisogni degli italiani

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La notizia del giorno

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Leggendo la stampa di oggi, Domenica 15 settembre, si resta attoniti. Ci possiamo formare una idea precisa del formarsi del sentire collettivo.

Ci dicono ultranovantenni autorevoli opinion maker che abbiamo bisogno di Draghi per la sua infinita competenza in materia di risparmio, banche, investimenti, lavoro e altro. E’ l’incipit dell’editoriale domenicale di Scalfari su Repubblica. Questo peana ci fa venire il dubbio che, per un uomo con siffatte qualità, non esista un posto, per quanto prestigioso, in grado di accoglierlo sia in Italia che all’estero. Chissa’ se potrebbe interessargli il soglio pontificio, absit iniuria verbis, naturalmente.

Continuando sul tema, scopriamo che abbiamo bisogno di un accordo con la UE su migranti e manovra finanziaria. Poi si avverte il bisogno del ritorno al proporzionale con l’idea di Franceschini di formare una grande alleanza. Anche di Matteo Renzi c’è bisogno. Per sfasciare definitivamente quel che resta del PD. Romano Prodi poi ha scritto che abbiamo bisogno di più Europa. Come dargli torto?

Per il Sud si raggiunge il climax. Manca tutto e quindi i bisogni sono tanti. Circolano manifesti con elenchi puntigliosi: mancano infrastrutture, alta velocità, banca pubblica, ecosostenibilità, innovazione, digitale, scuole, sanità, lotta alle mafie e via così. E giustamente Conte a Bari ha detto che c’è bisogno di fiducia e di investimenti verdi. Per non dire infine delle dichiarazioni del neo ministro Gualtieri che sgrana bisogni economici miracolistici: più crescita, meno debito pubblico, più flessibilità, meno evasione.

E c’è anche un bisogno infranto: quello della flat tax. Così gli altri bisogni acquistano più credibilità. Perché ci sono i bisogni buoni e i bisogni cattivi. Non va dimenticato.

E’ sempre tutto in movimento da noi, bisogni e parole, parole e bisogni. Più bisogni per tutti, potrebbe essere il nuovo slogan della politica. Nessuno presta attenzione al fatto che il libro dei (bi)sogni dura lo spazio di un mattino, dato che governi di ogni colore e composizione si avvicendano freneticamente da anni sulla passerella dei bisogni, che ricorda il teatro di varietà. Nani, ballerine e salvatori della patria dei bisogni. Anche questa volta senza offesa per nessuno, beninteso.

Di domenica mattina corro a prendere un caffè per riprendermi da questa telenovela mediatica che non avrà mai l’ultima puntata. Mi chiedo mestamente in che paese vivo se abbiamo bisogno di tutto.

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