Home Imprese&Lavoro Che cosa c’è dietro la diatriba tra Corriere della Sera, NYT e...

Che cosa c’è dietro la diatriba tra Corriere della Sera, NYT e Bankitalia

1987
0
I pellegrini di Canterbury di William Blake (1810)
Tempo di lettura: 5’. Leggibilità ***.


God save all this faire compaignye! 
da I Racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer.

Prologo

Sono accadute in pochi giorni eventi importanti che plasmano quello che accadrà nel nostro futuro. Al centro vi è l’emergenza Coronavirus con l’innegabile costo sociale per interi sistemi economici. Le conseguenze si faranno sentire per anni e si cerca di correre ai ripari in tutti i modi possibili.

La nostra società è attraversata oggi da due opposti sommovimenti. Il primo riguarda la paura e il dolore per l’enorme tributo di vite umane che stiamo pagando. Il secondo, molto pericoloso, sembra una sorta di euforia per aver trovato fonti di finanziamento, meglio di assistenza, insperate proprio grazie all’epidemia. Quasi fosse una festa nazionale si fa a gara tra chi annuncia o la spara più grossa sul reperimento di centinaia, migliaia di miliardi di euro. Se come è capitato al Presidente della BCE si ha qualche riserva, apriti cielo!

E’ quasi obbligo partecipare a questa corsa che in Italia sta assumendo toni ossessivi.Ci soffermeremo su questo secondo aspetto perchè rischia davvero di farci sbandare. E lo faremo analizzando una serie di interviste riportate in questi giorni dal nostro più importante quotidiano, il Corriere della Sera.

Le interviste

Fabio Panetta, l’italiano nel Board della BCE, il 15 marzo apre questa singolare silloge di interviste. Senza sconfessare il presidente Lagarde con toni trionfalistici annuncia a Daniele Manca sul Corriere quanto segue.

BCE: per proteggere famiglie e imprese, pronti 3000 miliardi

”La politica monetaria sta sostenendo le famiglie e le imprese mantenendo i tassi d’interesse eccezionalmente bassi, addirittura negativi, e mettendo le banche in condizione di continuare a finanziare l’economia. Le misure che abbiamo appena adottato spingeranno a non tagliare il credito all’economia reale, se possibile ad aumentarlo. Le banche possono ora ottenere prestiti dalla Bce per 3.000 miliardi di euro alle condizioni più favorevoli mai registrate. Ci aspettiamo che queste misure aiutino i settori più colpiti dalla crisi, in particolare le piccole e medie imprese (Pmi), che svolgono un ruolo chiave nel sistema produttivo italiano”.

Per chi legge è una vera tombola, ma non è finita qui. Passa qualche giorno e il 17 marzo il prestigioso NYT pubblica un articolo al vetriolo sul sistema bancario italiano e sulla sua capacità di resilienza. Non è la prima volta che la stampa internazionale scrive queste cose e in questo modo. Tuttavia, questa volta è un pò diverso soprattutto per il sottotitolo che riportiamo e che non passa inosservato perché ipotizza una nuova crisi delle banche italiane.

The nation’s banks, long at the center of worries about European finance, look more likely to get a rescue.

Parte una inusuale precisazione sul sito della Banca d’Italia, ripresa e commentata in un articolo del Corriere a firma di Fabrizio Massaro ieri 19 marzo. Si evidenziano gli innegabili progressi compiuti negli ultimi anni dalle banche italiane e si illustrano le variabili più recenti disponibili che il NYT aveva dimenticato nel suo articolo.

BANKITALIA:”Banche solide, hanno rafforzato il patrimonio Potranno aiutare le imprese”

Il racconto

Un pò come i pellegrini di Canterbury, i protagonisti di questi annunci sembrano in fondo un’allegra brigata in viaggio tra Francoforte e Roma. Le più nobili intenzioni animano le loro menti soprattutto per assicurare che ci sono soldi a volontà per tutti e in tutti i modi possibili: dalla spesa in deficit varata a più riprese da questo Governo, alla politica monetaria con mille e mille miliardi da andare a prendere, con gli aiuti di Stato per le banche. E una ritrovata concordia europea. Anche la perfida Commissione Europea ha infatti calato le braghe di fronte ai solidi argomenti avanzati dall’Italia. Siamo di nuovo i migliori, ma a fare che cosa?
A fare di ogni occasione una leva per scardinare la nostra già malandata finanza pubblica. E neanche una parola sulla nostra iperbolica evasione fiscale.

Non è il momento. Si rischia il disfattismo. Fin qui niente di nuovo ma quello che emerge dai racconti al Corriere è qualcosa di veramente nuovo e non va nel migliore dei modi purtroppo.

Tre considerazioni e una conclusione

1) E’ impressionante la cifra degli interventi non convenzionali che un lettore medio capisce essere stati stanziati dalla BCE. E’ una raffica quasi quotidiana di numeri che messi insieme arrivano alla iperbolica quota di 4.000 miliardi, 4 volte più degli USA. Mai vista una simile abbondanza di risorse finanziarie. Miracolisticamente si deve aggiungere anche l’effetto leva del decreto Cura Italia. Gualtieri ci spiega che “con le risorse aggiuntive che noi stanziamo per il Fondo di garanzia a sostegno di Cassa depositi e prestiti o dando una garanzia diretta al sistema bancario, noi consentiamo di sostenere circa 350 miliardi di finanziamenti, che è una cifra grosso modo equivalente, in percentuale del Pil, a quella tedesca. Le modalità sono diverse (…), ma l’effetto complessivo è analogo».

Con una punta di cinismo, chissà che la gente che ancora va in strada o canta dai balconi non lo faccia spinta da questa ebbrezza di essere diventati all’improvviso più ricca grazie al virus.

2) La rettifica di Bankitalia rettifica poco. Gli innegabili progressi sul fronte dei crediti deteriorati vanno soppesati con ben altri problemi di lungo periodo. Il buon livello patrimoniale di oggi di molte banche è stato ottenuto riducendo le attività rischiose e soprattutto gli impieghi. Sono anni che le banche italiane non fanno credito all’economia, erogando un pò di mutui e di credito al consumo alle famiglie.

Se è vero quello che è stato scritto dal NYT che si deve preparare a salvataggi bancari, ancora con aiuti di Stato, è da pensare bene a cosa servono le banche, se non fanno più credito. Per servizi finanziari e bancari esistono modelli meno costosi come SGR e istituti di pagamento, che dal punto di vista tecnologico non hanno nulla da invidiare alle banche.

3) Infine, una riflessione più generale sul protagonismo di chi butta lì cifre su cifre per far vedere che conta qualcosa in Europa. Dovrebbero, per essere utili, dire da dove arriva questo inebriante flusso di denaro, in un Paese che da decenni è abituato a manovre finanziarie dello zerovirgola. Sicuramente una quota, di molto ridotta, è rappresentata da soldi veri che comunque verranno gestiti dallo Stato. Sempre più il nostro malandato settore pubblico sta diventando il vero ed unico intermediario della nostra economia in decrescita da anni. Attività fondamentale che svolge in malo modo, sia perchè distribuisce un reddito che non è stato prodotto, sia per la rilevanza che i gruppi politici e affaristici hanno nel dirottare i finanziamenti a proprio interesse. La tristissima vicenda del nostro sistema sanitario è sotto gli occhi di tutti e il coraggio e l’abnegazione di tanti che ci lavorano si scontra contro la scarsa dotazione di presidi essenziali di diagnostica e di cura. Abbiamo salvato le banche, ma non la nostra salute. Non siamo stati per nulla saggi e abbiamo perso pure la fede.

Rimane un’ultima chance: fare appello al Fondo Salva Stati. Ed ecco puntuale l’odierna richiesta del nostro Governo affinché l’ESM intervenga in favore di tutti i paesi europei, infettati o infettandi, con il caveat che a nessuno venga alla mente, neanche per un momento, l’idea di assoggettare solo noi alle sue ferree regole. Che Dio ce la mandi buona!

Così siamo partiti con la benedizione dell’arcivescovo Theobald di Canterbury.

 

 

 

Previous articleSuggerimenti per il tempo vuoto
Next articleL’inquinamento, gli alberi e le pandemie

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here