Home Europa La Democrazia della Sorveglianza

La Democrazia della Sorveglianza

2235
1
Tempo di lettura: 3’.

Come si comportano le democrazie europee (e non) riguardo alla privacy dei loro cittadini? Da cosa discende l’importante attributo di “Democrazia” che viene dato ad alcuni dei pezzi in cui il nostro pianeta è tuttora diviso?

La risposta è evidente a tutti, ma è quella sbagliata.

Sono democratici quei paesi la cui base legale è ispirata ai principi democratici.”

La risposta corretta è invece che “Sono democratici quei paesi il cui operato (dei poteri esecutivo, legislativo, giudiziario) è nella sostanza aderente ai principi democratici”.

E qui purtroppo la maggioranza dei paesi cosiddetti “a democrazia compiuta” ricadono, in misura maggiore o minore, nel gruppo di quelli “diversamente democratici”.

Un esempio lampante è dato dal recente comportamento delle istituzioni dell’UE la quale, essendo formata da paesi “a democrazia compiuta” dovrebbe, transitivamente, essere tale.

Ma da molti punti di vista non sembra davvero essere così.

Se esaminiamo le ultime creazioni che provengono da Strasburgo e da Bruxelles, troviamo cose come i nuovi poteri investigativi dati ad Europol, la direttiva “Chatcontrol” e la fresca iniziativa della Banca Centrale Europea, che ha comunicato di voler dar vita al CDBC, un “Euro Digitale” ancorato alla corrispondente moneta tradizionale, al fine di contrastare l’ascesa delle criptovalute e di intercettarne contemporaneamente i vantaggi.

L’argomento del “Bitcoin Europeo” viene ottimamente esposto in questo articolo di Matte sulla newsletter “The Privacy Chronicles”.

In questa sede, anche per difetto di competenza e conoscenza di chi scrive non interessano gli aspetti economici e finanziari di questo futuribile, ma neanche troppo, progetto.

Interessa invece l’atteggiamento verso la privacy ed i diritti digitali dei cittadini europei che lo permea, che è disgraziatamente (e volutamente) identico a quello che ritroviamo nella norme sulla gestione di flussi di dati tra le agenzie investigative europee, e che si materializzano appieno nella direttiva “Chatcontrol”.

In sintesi, la democrazia dei paesi comunitari in campo cyber si esprime solo tentando di difendere i loro cittadini dallo strapotere del “Capitalismo della Sorveglianza” di Zuboffiana memoria.

Lodevolissimo; applausi a scena aperta e auguriamoci che ci riescano.

Fallimento totale invece, certamente voluto, per quanto attiene la difesa dei cittadini europei dall’invadenza dei loro stessi stati. Ecco che qui la mano “paternalistica” delle nostre democrazie, inclusa quella italiana, si manifesta appieno.

Infatti i mezzi che vengono negati, almeno in linea di principio, alle grandi dot.com, perché invasivi, eccessivi ed immorali, sono invece concessi, nella sostanza, agli stati, che non hanno barriere nell’usare i metodi digitali per invadere la vita privata dei loro cittadini, restringendone gli spazi di libertà e privacy in maniera certamente più pericolosa.

Ad ulteriore conferma di ciò il “Bitcoin Europeo” sarà una moneta totalmente tracciata, con solo qualche briciola di privacy concessa, a precise, ristrette e probabilmente aggirabili condizioni, ai cittadini europei.

Chi scrive ritiene che mantenere una vigilanza, gridando “Il Re è nudo” quando serve, sia condizione essenziale per meritarsi i diritti democratici, e quindi quelli digitali.

Non abbiamo certamente bisogno che la Banca Centrale Europea si trasformi in un nuovo, ennesimo occhio per il Grande Fratello.

In questo particolare caso è quindi necessario rilevare come, ancora una volta, importanti poteri democratici appaiono incapaci, o del tutto non intenzionati, ad applicare limiti democratici ai nuovi poteri che si attribuiscono, ignorando quindi i principi fondanti del concetto stesso di democrazia.

Sono principi comuni anche con le altre carte costituzionali di oltremanica ed oltreoceano; separazione dei poteri e tutela dei diritti di propri cittadini, che nel mondo moderno, non dovrebbero mai cedere il passo, nemmeno ai nuovi metodi di lotta al pedoterrosatanismo, grande alibi autoritario anche delle “democrazie” del terzo millennio.

Resta quindi doveroso ed essenziale, per coloro che si ritengono cittadini di un paese democratico e di una comunità di paesi democratici, esercitare una continua pressione sulla politica e sui centri di decisione nazionali ed europei, affinché i nuovi poteri degli stati tutelino prima di tutto, senza se e senza ma, la libertà ed i diritti civili dei propri cittadini.

Per non ritrovarci, presto e tutti quanti, cittadini di una “Democrazia della Sorveglianza”.

Previous articleSpid Gonzales
Next articleViaggio nel “1984” digitale cinese ovvero la società orwelliana di Xi Jinping

1 COMMENT

  1. Trovo questo articolo molto interessante, dovremmo tutti considerare questi aspetti che ci portano ad essere sudditi inconsapevoli delle grandi corporazioni e delle stesse istituzioni pubbliche che dovrebbero proteggerci. In tal senso l’euro digitale e’ un rischio. Ci sentiamo di correrlo ?

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here