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Le incognite italiane della natalità e della produttività

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La X (ics), ventitreesima lettera dell’alfabeto latino, in matematica rappresenta l’incognita e, in senso figurativo, una situazione che evidenzia imprevedibilità e non offre alcuna garanzia di sicurezza circa la riuscita o l’esito di eventi futuri. Tale lettera può anche alludere a un momento di importanza cruciale (“l’ora x”).

La macroscopica incognita che oggi grava sulla comunità internazionale è la durata e l’evoluzione della tragica guerra in Ucraina di questi giorni.

Le vicende internazionali, tuttavia, non fanno altro che rendere sempre più difficile le attività di ripresa economica che, nel nostro Paese, sono già fortemente condizionate da alcune “incognite”nostrane, la cui risoluzione non è stata, fino a tempi recenti, mai seriamente ricercata.

Paragh Khanna, nel suo “Il Movimento del Mondo” (FaziEditore, 2021), sostiene che i “Paesi in via d’invecchiamento si trovano attualmente con la pistola puntata della stagnazione economica, a meno che non siano capaci di attrarre immigrati e investitori… Senza generazioni che utilizzano case, scuole, ospedali uffici, ristoranti, hotel, centri commerciali, musei, stadi e tanti altri servizi, parecchi paesi rischiano la deflazione permanente” demografica oltre che economica.

Alcune nazioni “hanno tutti i pronostici contro: pochi giovani, instabilità politica, scarsa competitività economica, vulnerabilità ecologica”.  Se aggiungiamo, tra i fattori di debolezza, un elevatissimo debito pubblico, si ottiene inequivocabilmente l’identikit del nostro Paese.

Natalità cinese

E’ ben noto che l’Italia, dopo la fase di boom demografico degli anni ‘50 e 60, è stata connotata a partire dai successivi anni ‘70 da un perdurante calo delle nascite, temporaneamente compensato soprattutto dal 2000 dall’apporto della popolazione immigrata. Tale contributo, tuttavia, si è andato affievolendo;tant’è che dal 2008 a oggi le nascite si sono ridotte di circa duecentomila unità. L’invecchiamento progressivo della popolazione si riflette anche sul numero dei decessi, che nello stesso periodo è risultato in continuo aumento, con la conseguenzache negli ultimi anni tra deceduti e nati il saldo è divenuto negativo: nelle sue dimensioni analogo, da ultimo a causa anche della pandemia, al numero di abitanti di una città come Bari. La popolazione italiana è in continuo calo, mentre il mondo nel suo complesso ha superato la soglia degli 8 miliardi di abitanti, con vaste aree (in particolare Africa e Asia) in continua crescita demografica.

A questo punto possiamo delineare, anche visivamente con il grafico sottostante, la prima X.

Il tasso di fecondità in Italia (1,24) è diventato uno dei più bassi del pianeta.

Per molti anni, la classe politica che ha governato il Belpaese (a differenza di quanto è avvenuto, ad esempio, in nazioni come la Francia o la Svezia dove da tempo hanno avviato con successo iniziative a favore della famiglie volte a contrastare il declino delle nascite) ha ignorato gli allarmi lanciati dagli studiosi che hanno utilizzato toni e espressioni sempre più preoccupanti: da “malessere a crisi demografica”, da “autunno a inverno demografico” fino a “implosione”,  “trappola” e, addirittura, “suicidio demografico”. Nel frattempo, il nostro paese è stato il primo al mondo a registrare il sorpasso del numero degli anziani (over 65) sui più giovani (under 15).

In tale contesto, l’Italia ha contratto un notevole “debito demografico” nei confronti delle generazioni future, che si associa un altro debito rilevante, anch’esso accumulato a partire dagli anni ’70: il debito pubblico. Esso, pur maggiormente presente nel dibattito politico, non è stato mai oggetto di interventi efficaci volti a contenerne le dimensioni.

I due debiti gemelli (cfr. “Italiani poca gente”, Antonio Golini e Marco Valerio Lo Prete, Luiss, Roma 2019) sono due facce dello stesso problema che pone questioni in merito alla sostenibilità del sistema previdenziale, del welfare e di un crescente peso (una tassa occulta) lasciato a generazioni future, le quali si assottigliano sempre di più. I due fenomeni si sono, purtroppo, ulteriormente aggravati nel periodo pandemico.

Ed ecco, quindi, un’altra pesante X, che segna il sistema Paese.

Tra le X che caratterizzano il sistema italiano non può non essere ricordato l’oramai consolidato ristagno della produttività del lavoro, come evidenzia il successivo grafico, pubblicato da Il sole 24 ore, che pur risalente a qualche anno fa, rimane significativo. Va da sé che la possibilità di recupero della produttività è ancor più necessaria per incentivare lo sviluppo economico, in un periodo di significativo declino demografico.

Tutte le X sono nodi strutturali che richiedono interventi che non possono essere ulteriormente inviati.

E’ vero che, da ultimo, sono state avviate iniziative (PNNR, Family act) che mirano ad affrontare tali problemi, di cui è indispensabile monitorare adeguatamente le modalità di realizzazione dei progetti di riforma (tra questi, ad esempio c’è la recente introduzione dell’assegno unico e universale) e, soprattutto, gli effetti.

E’ altrettanto importante, però, che il dibattito su tali questioni non si affievolisca, anzi, si intensifichi perché c’è bisogno di un vero e proprio salto culturale che, come avviene in altri paesi europei, “renda evidente il fatto che avere figli, per chi possa farlo, equivale a contribuire alla vitalità e al progresso della società” (Golini, cit.).  E su questo c’è ancora tanta strada da percorrere, pure velocemente, non essendoci più tempo, perché come sosteneva Einstein mai come ora il “futuro arriva così presto”, con tanti vecchi e ben pochi bambini!

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