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Il diritto di riparare, alla base dell’economia circolare

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Riusare, rimettere a nuovo, riparare

Riparare “uber alles”. Perché poter aggiustare da soli un nostro oggetto è così importante da farne una battaglia storica? Perché dovremmo scriverne ai nostri candidati eurodeputati ed impegnarci personalmente?

Qualche tempo fa il governatore del Minnesota ha emanato una nuova legge per garantire il “diritto di riparare” ai cittadini del suo stato.

Per farla breve, la legge impone ai fabbricanti di prodotti colà venduti di fornire a termini “ragionevoli” entro 60 giorni gli strumenti e la documentazione per consentire ai possessori, che abbiano la fortuna di abitare in Minnesota, di riparare autonomamente i loro oggetti acquistati.

Chi in questi anni abbia letto testate tecnologiche, ricorderà certamente molti articoli che parlavano di lotte tra aziende ed utenti finali per il diritto di riparare gli oggetti.

Un caso, ancora molto agli onori della cronaca, è quello della fabbrica di trattori John Deere.

Questa azienda produce trattori molto tecnologici e governati da software, ed è in grado, da remoto, di bloccare le macchine vendute.

Ha fatto questo, tra il plauso di chi non ha capito niente della questione, per dei trattori “espropriati” dai russi durante la guerra con l’Ucraina.

Infatti ha esercitato contro i “cattivi” un potere che in realtà è stato inserito nei trattori non per lottare contro i ladri, ma per porre in condizioni di inferiorità i propri clienti.

Pochi si ricordano che la possibilità di bloccare un veicolo è realizzabile per qualsiasi veicolo connesso ad internet, e che quindi qualsiasi auto moderna può, a discrezione del fabbricante e senza che il proprietario possa nemmeno saperlo, essere dotata di questa interessante funzione, ed ovviamente di tante altre.

Questa storia è inserita qui solo per dimostrare quanto è importante, o meglio quanto sarebbe importante, poter conoscere il funzionamento del software inserito negli oggetti che acquistiamo, non solo per poterli riparare o far riparare da altri, ma anche per conoscere le funzionalità “nascoste” di cui (certamente) sono stati dotati, e scoraggiarne quindi il loro futuro inserimento da parte dei fabbricanti.

Per questo leggi come quelle approvate in Minnesota sono importanti; si tratta di preservare diritti fondamentali degli acquirenti di beni tecnologici, diritti che, con il progredire dell’informatizzazione dei veicoli e degli oggetti connessi, da fondamentali diventano addirittura vitali.

Una questione di sopravvivenza, insomma.

Vi rendete conto che qualsiasi cosa connessa abbiate comprato non obbedisce a voi ma, come la scimmietta di Indiana Jones, a qualcun altro?

Per questo la proposta di direttiva della Commissione Europea, pubblicata il 22 marzo 2023, pur nelle more di ChatControl ed altre mine vaganti a Bruxelles, merita la massima attenzione ed il massimo supporto degli attivisti, ed in realtà di tutti gli elettori del Parlamento Europeo.

Sarebbe una delle questioni da porre ai candidati alle prossime elezioni del Parlamento Europeo, da parte di chi percepisca l’importanza della questione.

Ma purtroppo non è così divertente come pavoneggiarsi sui social.

Allora, almeno seguite le attività di Right to repair ed iscrivetevi alla loro mailing list.

Scoprirete che il 21 ottobre è la “Giornata del diritto di riparare” e che sono previste attività ed eventi in tutto il mondo. Potreste persino decidere di partecipare.

Pensateci.

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