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UGO e il costo delle suole: Forse … domani piove

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“Per individuare i costi sociali dell’inflazione gli economisti parlano metaforicamente di costo delle suole per indicare il fatto che la gente è costretta, in tempi di aumenti dei prezzi, ad andare più frequentemente a prelevare in banca, con conseguenti scomodità e maggiore consumo delle suole delle scarpe.”

Negli ultimi tempi con il mio amico Pasquale, autore della citazione virgolettata in premessa, abbiamo preso l’abitudine di andare in giro a piedi durante in nostri incontri nella Capitale. Anche questa volta il nostro itinerario era libero, alla ricerca di punti caratteristici e a caccia di opere di street art meritevoli di essere fotografate, a corredo dei nostri scritti.
Il percorso si muoveva, quindi, alla ricerca di curiosità.

Chi nutre analoghe passioni sa bene che, oltre che nelle periferie, sono diversi i quartieri cittadini dove vigono tacite liberatorie per i graffitari desiderosi di lasciare un loro messaggio.

In una precedente passeggiata insieme, ci eravamo pure avventurati nei quartieri vicini a Piazza Tuscolo, che erano stati immortalati nelle scene finali del film “I Soliti Ignoti”. Luoghi allora quasi deserti e dove “Peppe” (alias Vittorio Gassman) si ritrovò casualmente – e a suo malgrado – fagocitato in un gruppo di lavoratori assunti a cottimo da “caporali del tempo”, in un cantiere edilizio.

Oggi, il nostro girovagare doveva approdare a Torpignattara e l’attraversamento della zona del Pigneto ci aveva quasi casualmente portati nei luoghi dove erano state girate le scene più emblematiche di “Roma Città Aperta”, un film drammatico e di guerra del 1945 diretto da Roberto Rossellini.

In particolare sulla via dove venne girata la famosa sequenza in cui Anna Magnani, mentre tenta d’inseguire il camion che sta deportando il suo compagno, viene mitragliata dai tedeschi e pietosamente raccolta dal prete, nel film magistralmente interpretato dall’indimenticabile Aldo Fabrizi.
Pasquale, che è anche un appassionato di cinema neorealista e, conoscendo l’itinerario che avremmo fatto si era documentato, ricordava bene le scene del film.
Spingendoci verso via Prenestina era sicuro di avere individuato il posto, ma non riusciva a localizzare la chiesa collegata anch’essa alla scena. E’ bastato attendere che passasse una signora dai capelli argentati per avere spiegazioni e delucidazioni, anche sulla chiesa.

Emerse che le location, che nel film apparivano limitrofe, erano state assemblate e la chiesa era quella di Sant’Elena, ubicata sulla vicina via Casilina. Le informazioni ricevute in loco ci fecero pure scoprire che alcune scene erano state girate nel cortile interno al luogo di culto.

Per raggiungere la meta prefissata mancava da percorrere un lungo tragitto che andava a sommarsi a quello già fatto da San Giovanni al Pigneto. Decidemmo pertanto di proseguire lungo la via Casilina, lambendo via del Mandrione e via Tuscolana. Un percorso ad entrambi sconosciuto che intrigava per potenziali sorprese fotografiche, che del resto non mancarono.

Lungo l’acquedotto romano, in alcune parti quasi integro, oltre ad evidenti abusi e discutibili proprietà private, si articolavano passaggi che avevamo modo di scoprire.

Ci avventurammo come boy scout attempatelli lungo una strada parallela alla ferrovia, ma chiusa da tempo al traffico automobilistico, apparentemente poco raccomandabile, ove si ergeva la fermata abbandonata della Stazione Casilina. Continuando nel sottopasso approdammo alla nostra meta finale.

Se vi capita di passare per Torpignattara in orario di pranzo è d’uopo far tappa da Ugo, titolare de “Il Pomo D’Oro”, un ristorante-pizzeria senza particolari pretese, che consente di respirare a pieni polmoni anche l’aria della caratteristica miscellanea etnica, che vede coesistere una vasta comunità cosmopolita.
Entrando nel locale è affisso ben chiaro un cartello indicante la possibilità di optare anche per un menù fisso della casa, che nei giorni feriali viene proposto al costo 10 euro (15 nei festivi), comprendente un primo, un secondo con contorno, compresa bevanda e coperto. A questo punto devo pure riportare l’ineccepibile considerazione fatta da Pasquale: “Di questi tempi un bello schiaffo all’inflazione!”

Appena arrivati c’erano pochi avventori, dopo pochi minuti la sala era piena. Per lo più operai e anziani abitudinari che forse fruivano anche di abbonamenti, chissà?
Ugo in sala era affiancato da un collaboratore dinamico come lui. Entrambi indossavano una maglietta nera recante un retro una frase che non poteva non incuriosirci : “Forse … domani piove”.
Chiesta la spiegazione il socievole Ugo rispose che l’interpretazione della frase era da intendere come un’opera aperta… Un modo di dire che ciascuno avrebbe potuto interpretare come meglio credeva, e anche recitare a suo piacimento (affermare l’assolutezza del dubbio, quindi anche sfottò e, perché no, pure un modo soft per mandare beatamente qualcuno a quel paese).

Dopo pranzo la passeggiata è continuata per verificare se erano sorte altre opere artistiche in zona. Non un granché obiettivamente: il tempo del Covid aveva frenato anche le produzioni dei Graffitari.

In inverno le giornate sono corte, non restava quindi che avviarsi al ritorno. Percorrendo la strada verso via dei Quintili scoprimmo che uno scellerato writer aveva del tutto ricoperto un famosissimo murale di via Anton Ludovico Antinori che era stato realizzato da Alice Pasquini.

Ma gli altri, i murales storici, resistevano fortunatamente bene, compresa la bellissima giapponesina protetta alla vista dalla solita autovettura parcheggiata di fronte.

Durante il tragitto avemmo modo di individuare, purtroppo contornato da cassonetti della immondizia, anche un famoso murale che si ispirava a Modigliani e che ricercavo da tempo.

Una passeggiata salutare di oltre quindici chilometri che a noi “diversamente giovani” poteva solo far bene.
Anche perché per fotografare occorre guardarsi intorno e usurare le scarpe, soprattutto se, inflazione o no, come dice UGO, forse … domani piove!.

Buona luce a tutti!

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