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Criptovalute e guerra in Medio Oriente. Politica e Manipolazione

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Cosa c’entrano le criptovalute nel conflitto tra Israele e Iran? Che ruolo giocano nella politica e nella geopolitica? I rischi sono solo finanziari, o c’è qualcosa di più grande in gioco?

Nel pieno delle tensioni tra Israele e Iran, le criptovalute stanno emergendo ancora una volta non solo come strumenti finanziari, ma come vere e proprie armi ibride e politiche. Non si tratta più soltanto di investimenti alternativi: in un mondo polarizzato, le cripto diventano mezzi di propaganda e obiettivi di attacchi informatici, oltre che strumenti di gestione alternativa di flussi finanziari.

Il caso più clamoroso è l’attacco hacker subito in questi giorni da Nobitex, la principale piattaforma di scambio cripto iraniana (in precedenza era stata oggetto di attacco la principale banca della repubblica islamica). Il gruppo cyber “Predatory Sparrow”, vicino all’intelligence israeliana secondo alcune fonti, ha rivendicato la sottrazione di oltre 90 milioni di dollari in asset digitali.

L’attacco era anche – e soprattuto – un avvertimento politico, un tentativo di minare l’infrastruttura finanziaria alternativa costruita da Teheran probabilmente utile anche a fronteggiare le sanzioni internazionali.

Dalle criptovalute alle meme-coin: token come strumenti di potere

Nel frattempo, le meme-coin – criptovalute nate come scherzo o per fini di propaganda – si sono trasformate in strumenti politici veri e propri. Spesso non hanno una vera tecnologia dietro, ma possono veder crescere o perdere improvvisamente il proprio valore.

Nei giorni dell’insediamento di Donald Trump, è stato lanciato il token $TRUMP.

Più che una valuta, è stato un simbolo politico: parlava a un pubblico ben preciso – arrabbiato con il sistema, attivo nei canali digitali, appassionato di meme e criptovalute. Con questo token, l’ex presidente ha rafforzato la sua immagine di outsider anti-élite, “amico del popolo” e sostenitore della libertà economica.

La moneta è rapidamente diventata virale, sostenuta da campagne social e narrative politiche. Ma il boom è durato poco: il valore è crollato, lasciando migliaia di piccoli investitori con perdite pesanti.

Intanto, i promotori vicini a Trump si erano già arricchiti, guadagnando centinaia di milioni grazie alla vendita iniziale e alle commissioni.

Un classico schema “pump & dump”- si gonfia il valore, poi si vende tutto all’improvviso, lasciando i piccoli investitori con poco o nulla in mano – che ha trasformato un simbolo politico in un evento finanziario altamente speculativo.

Uno schema analogo schema si è ripetuto in Argentina con $LIBRA, promossa dal presidente Javier Milei come moneta per i piccoli imprenditori.

Anche qui: impennata iniziale, crollo improvviso e centinaia di milioni andati in fumo.

Crypto-guerre e manipolazione finanziaria.

Questi eventi non sono episodi isolati, ma parte di una dinamica più ampia.

Le criptovalute possono essere usate non solo per aggirare controlli valutari e finanziare movimenti politici o paramilitari, ma anche per manipolare opinione pubblica, mercati e colpire economicamente nazioni ostili attraverso attacchi mirati. In questo contesto, le crypto si inseriscono pienamente nelle guerre ibride, dove si combatte con cyberattacchi, disinformazione e destabilizzazione finanziaria.

E l’Europa?

L’Unione Europea, con l’introduzione del regolamento MiCAR (Markets in Crypto-Assets Regulation), ha scelto la strada della regolamentazione. Distinzione tra stablecoin, utility token, EMT e ART: un tentativo tecnico di mettere ordine in un panorama sempre più caotico.

Ma mentre si elaborano linee guida, altrove si lanciano token politici, si violano piattaforme, si spostano miliardi in poche ore.

L’Europa appare sempre più come un osservatore ordinato, ma ai margini del conflitto vero: quello per l’informazione, il potere e il denaro digitale.

A tale ultimo riguardo, c’è in verità il progetto di euro digitale, promosso dalla Banca Centrale Europea, che punta a offrire una valuta elettronica pubblica, stabile e sicura, come risposta istituzionale alla crescente digitalizzazione dei pagamenti. Ma anche questo progetto, rischia di muoversi con lentezza in un mondo che corre sempre più veloce.

E poi: il futuro sarà dominato dalle valute decentralizzate, nate dal basso o dalle valute digitali emesse dalle banche centrali? Ma questa…è un’altra storia.

Conclusione: tra vecchie crypto e nuove funzioni

In questo contesto, paradossalmente, Bitcoin ed Ethereum, che pure parevano destinate a insidiare l’ordine monetario mondiale, iniziano a sembrare in qualche misura asset più rassicuranti, quasi “conservatori”.

Sono le “vecchie glorie” di un settore in forte e rapida evoluzione, che oggi è dominato da  attacchi e manipolazioni politiche.

Un po’ come un vecchio telefono Nokia in un mondo di smartphone iperconnessi, iperdigitalizzati e vulnerabili, in quanto carichi di funzioni sempre più sofisticate che pochi capiscono e molti subiscono. Chissà come andrà a finire?

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