Tre mesi fa in occasione delle elezioni delle cariche sociali della CSR, ci corse l’obbligo, in qualità di azionisti e depositanti, di sollevare una serie di domande su alcune distonie emergenti dalla lettura del bilancio 2022, centrate sulla elevata esposizione al rischio di tasso di interesse, sul rilevante mismatching delle scadenze tra attivo e passivo, sui contrastanti profili reddituali (utili netti fortemente positivi, redditività complessiva fortemente negativa), sulla distribuzione dei dividendi (in misura doppia rispetto all’anno precedente) e sull’aumentato valore dell’azione, pur in presenza di una riduzione di oltre 100 milioni del patrimonio netto aziendale.
Precisato che a tali domande poste in sede assembleare non fu data dal vertice di allora alcuna risposta, 
l’intervenuto ricambio degli organi, quale conseguenza di una base sociale critica verso la precedente gestione, è stato da noi visto come salutare, per un cambiamento nella politica della Cassa, ispirata a una più misurata assunzione dei rischi, stante anche la sua natura di cooperativa di credito.
 
Ciò posto, e premesso che i nuovi organi godono ancora del periodo necessario per prendere piena contezza delle questioni da affrontare (tra l’altro si leggeva nella relazione del Collegio sindacale al bilancio che una ispezione di vigilanza si era conclusa con una serie di osservazioni critiche), è bene fin da ora chiedersi quale sarà il futuro che attende i soci-clienti della CSR, partendo dalla situazione ereditata dal precedente Consiglio.
Il documento dell’EBA
Ci danno lo spunto per una riflessione su alcuni profili rilevanti gli 
esiti appena pubblicati dall’EBA dedicati all’analisi delle perdite non realizzate sugli strumenti di debito detenuti dalle banche europee al costo ammortizzato
. Erano in bilancio, a fine 2022, 2.240 mld titoli della specie, di cui il 59% al costo ammortizzato (AC) e il 41% al fair value (FVTOCI). Il totale dei titoli detenuti a febbraio al costo ammortizzato ammontava a 1.300 mld di euro, le perdite non realizzate su di essi erano pari a 75 mld, al netto di coperture per 38 mld, pari quindi all’8,6% al lordo delle coperture e al 5,7% al netto delle medesime.
 
Eba fornisce poi i dati relativi alle minusvalenze dei titoli detenuti al CA delle principali banche di ogni paese. Quelle italiane mostrano un peso delle minus che va da un minimo del 3% circa per Bpm e Mediobanca a un massimo del 10% per il Mps, con le altre cinque banche intorno al 6/7%. I dati presentano minimi scostamenti migliorativi alla data successiva al 31/12 analizzata da EBA.
Opportunità di confronto con i dati della CSR
I risultati offrono dunque l’opportunità di un confronto con la situazione della Cassa Sovvenzioni e risparmio del personale della Banca d’Italia.
I disallineamenti riguardano la quota dei titoli al costo ammortizzato, rispetto a quelli al fair value, per la CSR praticamente equivalenti (51 e 49), con effetti sulla maggiore sensitività del patrimonio alle minus del comparto FVTOCI, nonchè il rapporto tra le minusvalenze sul portafoglio al costo ammortizzato e il suo valore contabile, intorno al 13%, e quindi più che doppio della media del sistema, tenuto anche conto che le operazioni di copertura sono pressoché nulle.
 
Come ebbe a dirsi nell’analisi preelettiva, mance e regalie non corrispondevano ad andamenti economici positivi, specie quando si creano impoverimenti, intaccando di fatto il patrimonio.
Certamente le eredità del passato comportano quasi sempre problematiche nel riallineamento ma, come si dice nell’articolo, bisogna anche dare credito al nuovo e accordare il tempo per i necessari interventi correttivi finalizzati al riassetto di un sistema sbilanciato ed eccessivamente esposto a rischi.
Comunque è bene vigilare per assicurarsi che i cambiamenti avvengano realmente e possano risultare coerenti con le politiche prefissate da attuare.