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La banca è solida, ma la governance no: il segnale contenuto in un recente intervento di Banca d’Italia

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Ci sono notizie che non raggiungono le prime pagine dei giornali, ma che raccontano molto più di qualsiasi titolo.

La vicenda che ha coinvolto Banca Cambiano 1884 SpA, emersa attraverso un comunicato sobrio e istituzionale, è una di queste, posto che non ci si trovi di fronte a un ossimoro.

A una prima lettura, sembra una normale comunicazione riguardante la governance: un’ispezione e alcune conseguenti indicazioni della Banca d’Italia, con dimissioni e ampio rinnovo negli organi direttivi.

Ma chi conosce le dinamiche della vigilanza bancaria capisce subito che dietro questa apparente ordinarietà si muove qualcosa di più profondo. Il comunicato lo dice chiaramente: l’ispezione non ha rilevato criticità sulla solidità dell’istituto, tranquillizzando i risparmiatori, ma una governance da ripensare in profondità e rapidamente. Possiamo comprendere che non è un problema di conti e neppure un problema di stabilità.

E allora perché un riassetto così rapido e ampio? 

La Banca d’Italia non guarda solo ai numeri, ma alla capacità di una banca di prendere decisioni efficaci, coerenti, verificabili, non viziate da irregolarità sostanziali rispetto alle norme.

La governance è diventata un indice tecnico tanto importante, quanto il patrimonio.

Se il modello organizzativo appare contorto, segmentato, poco allineato ai requisiti di vigilanza, l’intervento non riguarda i bilanci: riguarda le persone, le funzioni e la direzione strategica.

La scelta, a seguito di ispezione, di far uscire il Direttore Generale e contemporaneamente di rinnovare per un terzo il Consiglio di Amministrazione e l’intero Collegio Sindacale e avvicendare presto il Presidente dimostra che non si tratta di un semplice aggiustamento, ma di una richiesta di discontinuità gestionale esplicita, per riallineare la banca ai parametri attesi dalla vigilanza. Con un termine tecnico e preciso viene chiamato: “riallineamento tempestivo”, un’azione preventiva che evita misure più invasive, come un commissariamento.

Praticamente una forma più moderna di vigilanza creditizia. La Banca d’Italia segnala, la banca recepisce, la governance cambia rapidamente. Il caso Cambiano diventa interessante proprio perché non è probabilmente un caso isolato, ma il tassello di un mosaico più grande.

Negli ultimi due anni, il sistema bancario italiano, soprattutto le sue realtà territoriali, storiche, cooperative e radicate localmente sta entrando in una fase nuova che richiede maggiore pressione regolamentare, una più netta trasparenza nelle catene decisionali, la riduzione delle aree “grigie” tra territorio, politica locale e gestione bancaria. La necessità di strutture di controllo più solide non significa sfiducia, bensì richiesta di alzare gli standard. Lo ha indicato anche il Governatore quando di recente ha richiamato l’attenzione su alcune debolezze delle banche locali.

Le banche territoriali, per loro natura, sono esposte a dinamiche complesse: relazioni stratificate, modelli decisionali sedimentati, equilibri interni difficili da toccare. La Banca d’Italia sta chiedendo strutture più snelle, più chiare, più verificabili. Il fatto che l’Assemblea degli Azionisti della Cambiano sia stata convocata, su indicazione della Banca d’Italia (come da annuncio sulla Gazzetta Ufficiale), con una tempistica così ravvicinata non è un dettaglio amministrativo, e’ un segnale di serietà istituzionale che prende atto delle indicazioni della Vigilanza, procedendo senza rinvii e formalizzando il nuovo assetto in modo trasparente e collegiale. La velocità non indica emergenza, bensì responsabilità. Un modo efficace per dare un messaggio ai soci: la banca recepisce, agisce, riparte. Con una effettiva nuova governance, non con operazioni di facciata.

Al di là del caso specifico, ciò che emerge è una trasformazione più ampia del sistema finanziario italiano: la vigilanza non interviene solo quando c’è un rischio patrimoniale, interviene quando vede un rischio di governance e la governance diventa uno snodo strategico nazionale, non più locale. Le banche radicate nel territorio devono evolvere più rapidamente. Non è più sufficiente essere solidi, bisogna essere anche ben governati.

Un monitor importante in un momento in cui l’economia italiana attraverso un riequilibrio delicato tra trasformazione industriale, risorse limitate e sfide macroeconomiche globali.

La vicenda della Banca di Cambiano non è un allarme, ma un segnale: non di fragilità finanziarie, ma di una nuova fase del rapporto tra vigilanza e banche italiane.

È una finestra su un cambiamento silenzioso, ma profondo: la stabilità del sistema non passa più soltanto dai bilanci, ma, giova ripeterlo, anche dalla capacità delle banche, anche e soprattutto quelle territoriali, di dotarsi di governance moderne, trasparenti e allineate ai requisiti di un’economia complessa.

È qui che si gioca oggi la vera geostrategia finanziaria nazionale, per l’invocata biodiversità del sistema bancario. Con una sola irrinunciabile condizione, di gattopardiana memoria: quella di evitare che nella governance bancaria da migliorare tutto cambi, affinché nulla cambi. Sarebbe solamente mistificazione.

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