Home Imprese&Lavoro Per il pranzo di Natale: Refosco dal vitigno dal peduncolo rosso

Per il pranzo di Natale: Refosco dal vitigno dal peduncolo rosso

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Il Refosco è un vino rosso di stagione, con una storia antichissima ricca di aneddoti da conoscere.

Viene da un vitigno autoctono del Friuli-Venezia Giulia, che deve il suo nome particolare alla colorazione rossa del peduncolo, cioè della base del rachide (raspo). Il Refosco dal peduncolo rosso appartiene alla più vasta famiglia dei Refoschi, la quale comprende, oltre al vicino parente Refosco nostrano o di Faedis, anche vitigni come il Terrano o la Cagnina di Romagna, tutti accomunati da un origine comune con la stessa famiglia di viti selvatiche, come dimostrato da recenti studi sul DNA. Il Refosco dal peduncolo rosso è presente nelle DOC Colli Orientali del FriuliFriuli AquileiaFriuli Grave e del Friuli Latisana. Si trova anche nella porzione veneta della Lison Pramaggiore DOC.

Su una tavola raffinata è importante che il vino sia scelto accuratamente. Il Refosco si abbina egregiamente a piatti ricchi e saporiti: salumi, carni rosse grigliate o in umido, arrosti, selvaggina, formaggi stagionati e piatti a base di funghi.

Grazie all’attività di selezione progressiva-conservativa di alcuni ricercatori, avviata nel 2006, ha avuto come scopo il recupero e la salvaguardia del materiale genetico delle piante situate in vecchi vigneti impiantati agli inizi del 1900, mantenendo il più possibile le caratteristiche di variabilità che li contraddistinguono. Le ricerche sono state condotte in cinque vigneti di Refosco dal peduncolo rosso nei quali si è realizzata, per 3 anni, una selezione progressiva-conservativa grazie alla quale, prima con una selezione visiva positiva (individuazione delle piante più interessanti) e poi con una negativa (eliminazione delle piante affette da patogeni). Per “biotipo” si intende una popolazione presente all’interno dello stesso vitigno che, evolvendosi in ambienti diversi, ha sviluppato differenze morfologiche, produttive e qualitative. Il metodo utilizzato ha portato dunque all’ottenimento di piante di Refosco dal peduncolo rosso dotate della variabilità genetica presente nei vecchi vigneti centenari a differenza della selezione clonale che garantisce l’ottenimento di piante dotate di elevata purezza genetica, ma porta ad un impoverimento della biodiversità dei vigneti presenti sul territorio.

E’ noto come la maggior parte dei vitigni di antica origine com il “Refosco dal peduncolo rosso” siano in realtà delle varietà-popolazione, costituite da individui aventi caratteristiche fenotipiche che differiscono di uno o più aspetti. Ne consegue che è possibile selezionare nello stesso ambiente, o in ambienti diversi, biotipi aventi caratteristiche fenologiche, produttive, quantitative e sanitarie che possono essere convenientemente utilizzate ai fini del miglioramento quali-quantitativo delle uve e, conseguentemente dei vini prodotti.

Refosco: intanto il nome fa pensare ad un vino non solo impegnativo, ma anche adatto a palati, e a cibi di gente dura. In realtà, è un vino rosso certo non facile, nel senso che non è di quelli allegramente beverini, che si possono adattare a cibi di una larga scelta. Ma è anche un vino generoso che ama, specialmente se la sua natura è con arte piegata al gusto moderno, talvolta brillanti, ricche di sapori e di suggestioni.

E’ anche uno dei vini italiani di più lontana storia. Nella sua Naturalis Historia Plinio in età romana parlava di un vino chiamato Pucinum che si produceva alle spalle dell’alto ”golfo” Adriatico, non lontano dalle sorgenti del fiume Timavo, su un colle sassoso. Diceva anche che di quel vino rosso, carico di vitalità e addirittura di virtù medicinali, si produceva solo una piccola quantità, a cui davano la caccia esperti ed amatori.

Tra questi, vi era anche Livia la moglie dell’Imperatore Ottaviano, la quale attribuiva a questo vino la sua eccezionale longevità; ne parlarono poi per secoli altri autori, che definivano la vite del Pucinum nigerrima, e si riferivano evidentemente al colore del mosto dell’uva, al vino com’è oggi. Poi il nome Pucinum scomparve e si cominciò a parlare di Refosco. Naturalmente, dai tempi di Plinio, la coltivazione di quella vite, che, come detto, ha due cultivar (quella comune e quella col peduncolo rosso), si è estesa, proprio perché il vino ha continuato a guadagnare consensi, senza mai uscire, però dall’area geografica di coltivazione di cui si è detto.

Col suo nome attuale il vino ebbe sempre grande richiamo: così è rimasto famoso il pranzo di 72 vivande offerto nel 1409 a papa Gregorio XII, in cui vennero serviti quattro vini friulani, tra cui il Refosco. Fu anche il Refosco tra i vini serviti all’Imperatore Carlo V in un altro banchetto del 1532.

Ci fu in tempi relativamente recenti, una fase diversa di evoluzione, del Refosco, che rimase un po’ fuori dal prestigio e dalla diffusione in campo nazionale e internazionale dei grandi vini friulani. Forse per questo restò con certi suoi caratteri un poco rustici senza esser toccato dall’evoluzione dell’arte enologica. Al più, c’era chi amava e onorava solo un Refosco fatto con la sola uva del vitigno Refosco dal peduncolo rosso in purezza (niente tagli, niente blend, niente miscele a nessuna percentuale nemmeno minima). Un vino in purezza, insomma.

Le cose sono cambiate quando l’enologia friulana si è messa in movimento e ha raggiunto vertici di successo, non dimenticando questo suo grandissimo prodotto che ottenne nel 1970 la DOC Friuli Colli Orientali e fu da allora protetto da un Consorzio di Tutela.

Da qualche decennio è più facile trovarlo nelle enoteche, sulle carte dei vini che vogliono presentarsi anche con una certa classe e non solo nella terra di origine.

La denominazione Refosco dal peduncolo rosso è riservata ai vini ottenuti da uve di vigneti costituiti dai corrispondenti vitigni aventi una composizione ampelografica monovarietale minima dell’85%. Possono concorrere, fino a un massimo del 15% le uve, mosti e vini di altri vitigni a bacca di colore analogo, sapientemente immersi e dosati da certe sfumature di aroma, di gusto, che possono esaltare le qualità organolettiche originarie. E’, nel bicchiere, corposo, intenso, morbido dai tannini molto lisci e scorrevoli, con finale lungo e amaro: questo eccezionale vino caratterizzato da un ottimo bilanciamento fra corpo e acidità, si distingue per il profumo fruttato con note speziate. Le uve subiscono tra i 15 ed i 20 giorni di appassimento in pianta. Segue fermentazione e vinificazione sulle bucce in vasche d’acciaio inox a temperatura controllata all’affinamento in barrique o tonneaux di rovere francese da 12 a 24 mesi per poi maturare in bottiglia, completo di gradazione di 13,5 – 14 % Vol.

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