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Una commovente storia minore, le Figlie della Pietà tra Otto e Novecento

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Un libro per il nostri Auguri di Buon Natale.

Economia&FinanzaVerde desidera formulare gli auguri, proponendo ai propri lettori un libro appena pubblicato.

E’ intitolato Le figlie della Pietà tra Otto e Novecento. Il terzo settore di una volta di Marina Menegazzo. Edizioni GoWare, dicembre 2019, € 6,99 come eBook, €12,99 in edizione cartacea, pagg. 152.

Lo si trova da acquistare sulle più importanti piattaforme editoriali. Eccone una breve recensione.

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A scuola ho studiato la storia dei grandi uomini, delle battaglie, degli Stati, in una parola degli eventi che hanno segnato la vita dei popoli. Non sono però mai riuscito a fare una sintesi tra quel che era la mia esperienza di vita o i ricordi della mia famiglia e quel che leggevo sui manuali che mi propinavano alle medie o al liceo.
Non riuscivo a comprendere fino in fondo molti fenomeni storici perché non conoscevo l’ambiente culturale ed umano entro il quale erano maturati.
L’erudizione si scontrava con la quotidianità nel senso che molti avvenimenti significativi trovano origine nella quotidianità, nelle vicende private dove le personalità dei protagonisti si esprimono meglio e più liberamente che non durante le azioni belliche o nei palazzi dove si esercita il potere.

E’ anche vero che le storie della quotidianità spesso si alimentano di miti, di racconti, a volte di leggende che non hanno il rigore delle fonti storiche documentate e verificabili.

Con queste idee in testa mi sono accinto alla lettura di questo libro, per alcuni versi unico, sull’Istituto Santa Maria della Pietà di Venezia che per secoli ha accolto bambine e bambini privi di famiglie che potessero provvedere al loro sostentamento e alla loro educazione.
E’ un libro giornale su una fetta di umanità dolente in cerca di riscatto sociale, anche se non vi leggiamo storie di chi partendo da una condizione disagiata è riuscito a diventare classe dirigente o capitano di industria.
Nessuna storia di affermazione finale, come romanticamente ci piacerebbe sentire.
Senza questo libro le vite di tanti sarebbero svanite per sempre, restando confinate in archivi sempre più distanti da noi. Questa amorevole rivisitazione di Marina Menegazzo le fa invece rivivere, raccontandole e riordinandole con semplicità e rigore. La commozione non nasce da enfasi retorica, ma dalle decine e decine di episodi pianamente descritti e documentati.
E’ un libro Cuore al femminile, tratto dalle tracce lasciate negli archivi dell’Istituto da chi nella lotta per la vita era sconfitto in partenza.
Nel capitolo “Una su mille ce la fa” vi è il resoconto degli anni dopo la permanenza nell’Istituto di ragazze che proseguono la loro vita in convento, a servizio domestico o, in qualche raro caso, nell’insegnamento scolastico.
Le chiavi di lettura sono molte, ma come ha scritto la dr.ssa Deborah Pase, nella Presentazione dell’opera, sono innanzitutto “storie di vita vissuta, di abbandono e speranza, delineando la descrizione vivida di una società, ormai scomparsa, che popolava le campagne venete e friulane tra la seconda metà del XIX e l’inizio del XX secolo, composta da operai, pescatori, agricoltori che vivevano in capanne, definite “casoni” indegne di trogloditi, in casolari isolati nella campagna con stanze piccole, buie e poco areate, in una pericolosa promiscuità e in cattive condizioni igienico-sanitarie.”
La sfera di azione del sodalizio si amplia nel tempo fino a raggiungere la Toscana e Firenze tra le due guerre mondiali. Dopo la disfatta di Caporetto, Venezia si spopola e con essa anche gran parte dell’Istituto che trova rifugio nell’Ospedale degli Innocenti del capoluogo toscano e in altri siti vicini. È la testimonianza di una rete di solidarietà e di organizzazione tra iniziative del genere in luoghi diversi d’Italia.
È dunque storia minore commovente e affascinante. Eppure quel che sorprende e che rappresenta un monito anche per noi è l’organizzazione e la programmazione di una attività così delicata e di grande valore sociale. C’é poco spazio per la superficialità e il pressappochismo. Tutto è organizzato fin nei più piccoli dettagli proprio come una impresa che, tuttavia, non persegue finalità di mero profitto: dall’accoglienza, alla maggiore età o al matrimonio, fino alla vecchiaia. E’ un aspetto importante nel senso che questa organizzazione non è solamente ispirata a un generico filantropismo e a una caritatevole assistenza cristiana. Tali caratteristiche la rendono attuale ed esemplare.
Oggi per terzo settore si fa riferimento a una pluralità di enti che fanno della partecipazione e della cittadinanza attiva il proprio elemento identitario. Essi perseguono l’interesse generale, funzionale all’attuazione di quanto previsto dall’art. 3 comma 2 della Costituzione (rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana).
Anche se forse non ne siamo consapevoli, il terzo settore di oggi deve molto alle vicende narrate nel libro, al senso di accoglienza civile e religiosa dei promotori, al desiderio di includere nella struttura della società del tempo chi veniva da una situazione di partenza di disagio e di miseria.
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