Dal 21 al 24 gennaio si terrà a Davos in Svizzera l’annuale meeting del World Economic Forum. Vi sono diverse novità quest’anno come la partecipazione di Trump e di Greta Thunberg che avranno la possibilità di scontrarsi sulle questioni climatiche. L’interesse sale ancor di più se si pensa che nel Rapporto che precede l’evento le minacce, i rischi che l’umanità intera deve affrontare sono connesse all’ambiente in cui viviamo. L’infografica in alto da conto per la prima volta di questo radicale mutamento di percezione e di prospettive per il nostro mondo. I primi 5 rischi sono tutti colorati di verde, che non è la speranza ma la preoccupazione per il nostro ambiente. Del Rapporto che è disponibile sul sito del WEF pubblichiamo l’executive summary, disponibile anche in italiano. Ci piace sottolineare anche altri due aspetti di questo breve documento. 1) La sintesi e la chiarezza degli argomenti enunciati con un linguaggio comprensibile a tutti. 2) Oltre ai rischi prima menzionati, gli estensori sottolineano la insoddisfazione dei cittadini verso quei sistemi incapaci di promuovere lo sviluppo economico.

 

Il mondo non può attendere il dissolversi della nebbia causata dall’incertezza geopolitica e geoeconomica. La scelta di affrontare il periodo attuale con la speranza che il sistema globale si riprenda velocemente è rischiosa poiché preclude la possibilità di sfruttare momenti cruciali per la risoluzione dei problemi attualmente più pressanti. Temi fondamentali, quali economia, ambiente, tecnologia e salute pubblica, richiedono da parte degli stakeholder azioni rapide e mirate nell’ambito di un panorama globale incerto. In questo contesto, il World Economic Forum pubblica la quindicesima edizione del Global Risks Report.

Uno scenario globale incerto
Potenti forze economiche, demografiche e tecnologiche stanno delineando nuovi equilibri del potere. Il risultato è un panorama geopolitico incerto, in cui le nazioni guardano a opportunità e sfide da una prospettiva unilaterale. Quelle che una volta erano certezze relative alle strutture delle alleanze e dei sistemi multilaterali si stanno sgretolando poiché gli stati hanno iniziato a mettere in discussione il valore dei modelli consolidati, ad adottare posizioni più nazionaliste per il perseguimento di obiettivi individuali e a valutare le possibili conseguenze geopolitiche del decoupling economico.
Al di là del rischio di conflitto, se le parti interessate si concentrano sugli immediati vantaggi geostrategici senza riorganizzare o adattare i meccanismi di collaborazione in questo periodo di incertezza, potrebbero perdere l’occasione di intervenire sulle priorità fondamentali.

Rischi per la stabilità economica e la coesione sociale
Le ultime edizioni del Global Risks Report avevano segnalato pressioni verso il basso dell’economia globale causate da debolezze macroeconomiche e disparità finanziarie. Tali pressioni hanno continuato a intensificarsi nel 2019, aumentando il rischio di stagnazione economica. Dazi contenuti, prudenza fiscale e solidi investimenti globali, una volta ritenuti fondamentali per la crescita economica, stanno cedendo il passo alle politiche nazionaliste praticate dai leader. Anche i margini per lo stimolo monetario e fiscale sono più ridotti rispetto agli anni precedenti alla crisi finanziaria del 2008-2009, con la conseguente incertezza sul funzionamento delle politiche anticicliche. Quest’anno si prevede un clima economico di sfida: secondo il Global Risks Perception Survey (sondaggio sulla percezione dei rischi globali), la community formata da molteplici stakeholder ritiene che lo “scontro economico” e la “polarizzazione politica nazionale” rappresenteranno i rischi principali nel 2020.
In questa prospettiva economica sempre più cupa, è aumentata l’insoddisfazione dei cittadini verso quei sistemi incapaci di promuovere il progresso. La disapprovazione delle misure intraprese dai governi per risolvere seri problemi economici e sociali ha provocato proteste in tutto il mondo, indebolendo potenzialmente la capacità dei governi di intraprendere azioni decisive in caso di recessione. Senza stabilità economica e sociale, i Paesi potrebbero perdere le risorse finanziarie, il margine fiscale, il capitale politico o il supporto della società necessari per affrontare importanti rischi globali.

Minacce climatiche e accelerazione della perdita di biodiversità
Il cambiamento climatico sta colpendo più duramente e rapidamente del previsto. Gli ultimi cinque anni sono in lizza per il record di temperature, i disastri naturali stanno diventando sempre più gravi e frequenti e lo scorso anno ha fatto registrare condizioni meteorologiche estreme in tutto il mondo. Ipotesi allarmanti prevedono che le temperature globali cresceranno di almeno 3 °C entro la fine del secolo, il doppio del limite fissato dai climatologi per evitare le più serie conseguenze economiche, sociali e ambientali. Agli effetti a breve termine del cambiamento climatico bisogna aggiungere anche l’emergenza planetaria che include la perdita di vite umane, le tensioni sociali e geopolitiche e l’impatto economico negativo.
Per la prima volta nella storia del Global Risks Perception Survey, le preoccupazioni ambientali dominano la classifica dei rischi a lungo termine in fatto di probabilità tra i molteplici stakeholder del World Economic Forum; tre dei cinque rischi principali in termini di impatto sono ambientali (vedere la Figura I, Evoluzione dello scenario dei rischi 2007-2020). In base al sondaggio, il “fallimento delle misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici” rappresenta il primo rischio in termini di impatto e il secondo in termini di probabilità per i prossimi 10 anni. I membri della Global Shapers Community, componenti più giovani del Forum, mostrano una preoccupazione perfino maggiore, classificando i problemi ambientali come rischi principali sia a breve sia a lungo termine.
L’eterogenea rete di stakeholder del Forum valuta la “perdita di biodiversità” come secondo rischio per impatto e terzo per probabilità nei prossimi dieci anni. Il tasso di estinzione attuale è da decine a centinaia di volte superiore rispetto alla media degli ultimi 10 milioni di anni ed è in costante accelerazione. La perdita di biodiversità ha implicazioni critiche sull’umanità: dal collasso dei sistemi nutrizionali e sanitari all’alterazione di intere catene alimentari.

Conseguenze della frammentazione digitale
Attualmente, oltre il 50% della popolazione mondiale ha accesso a Internet, circa un milione di persone vi accede per la prima volta ogni giorno e due terzi della popolazione globale possiedono un dispositivo mobile. Sebbene la tecnologia digitale offra enormi vantaggi economici e sociali alla maggior parte della popolazione mondiale, questioni quali la disparità dell’accesso a Internet, l’assenza di un modello globale di governance della tecnologia e la scarsa sicurezza informatica pongono rischi significativi. Anche l’instabilità geopolitica e geoeconomica, tra cui la possibilità di uno spazio informatico frammentato, minacciano la piena realizzazione di tutto il potenziale delle tecnologie di prossima generazione. Gli intervistati ai fini del sondaggio hanno indicato l'”interruzione delle infrastrutture di informazione” come il sesto rischio per impatto nei prossimi anni fino al 2030.

Nuove pressioni sui sistemi sanitari
I sistemi sanitari mondiali corrono il rischio di diventare inadeguati allo scopo. Le nuove vulnerabilità provocate dal cambiamento dei modelli sociali, ambientali e tecnologici minacciano di annullare gli straordinari progressi in termini di salute e prosperità resi possibili dai sistemi sanitari nell’ultimo secolo. Le malattie non trasmissibili, come quelle cardiovascolari o mentali, hanno sostituito le malattie infettive come causa principale di morte, mentre la crescente longevità e i costi sociali ed economici per la gestione delle malattie croniche hanno messo sotto pressione i sistemi sanitari di molti Paesi. I progressi nei confronti delle pandemie sono minati dalla diffidenza verso i vaccini e dalla farmacoresistenza, che complicano sempre di più l’eliminazione definitiva di alcuni dei più feroci killer dell’uomo. Con il riaffiorare dei rischi sanitari conosciuti e l’emergere di quelli nuovi, i successi passati che hanno consentito di superare le sfide sanitarie non garantiscono risultati futuri adeguati.

Abbiamo ancora tempo per affrontare questi rischi, ma la finestra delle opportunità si sta chiudendo. È necessaria e urgente un’azione coordinata da parte dei molteplici stakeholder, al fine di mitigare gli esiti peggiori e sviluppare la resilienza attraverso comunità e aziende.

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