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Bilancio UE, tanto tuonò che non piovve

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Sulla base delle 60 pagine rese pubbliche sul sito del Consiglio UE che illustrano le conclusioni del Recovery plan and multiannual financial framework for 2021-2027, provo a ricapitolare i punti salienti, evitando facili entusiasmi. Vi sono indubbiamente dei notevoli passi avanti verso la condivisione di un bilancio federale ma essi sono sostanzialmente limitati a sanare i guasti della pandemia per i paesi più colpiti, in primis l’Italia.

Tre considerazioni sono basilari per capirci qualcosa. La prima che il bilancio annuale UE è poca cosa, si tratta di 100/150 miliardi di euro l’anno. La seconda è che le entrate UE sono di carattere quasi totalmente derivate da quelle degli Stati Membri. Infine tutte le misure di cui parleremo si estendono per un periodo piuttosto lungo da qui al 2027. Gli effetti macroeconomici vanno quindi valutati su questo lasso di tempo.

I principali interventi

Vi è stata l’approvazione del bilancio UE per il periodo 2021-2017 per un totale di 1.074 miliardi di euro, meno dei 1.300 miliardi previsti per ragioni legate alle concessioni ad alcuni paesi e all’implementazione del c.d.Recovery Fund, che si può considerare come la parte straordinaria aggiunta agli impegni ricorrenti del periodo.

Oltre alla normale capacità di spesa del bilancio pluriennale, la Commissione è stata autorizzata a indebitarsi sui mercati dei capitali fino a 750 miliardi, che potranno essere usati per prestiti agli Stati fino a 360 miliardi e corrispondenti assegnazioni pari a 390 miliardi. Il 70 per cento di queste assegnazioni sarà effettivo negli anni 2021 e 2022, il resto entro la fine del 2023, anche se sono previsti dei sostanziosi prefinanziamenti. La ripartizione tra Paesi, nonostante che siano già circolate cifre per l’Italia, avverrà secondo criteri misti che tengono conto del tasso di disoccupazione e la perdita di PIL osservata nel 2020 e anni successivi.Nel documento ufficiale non sono riportate cifre per singolo paese ma, senza dubbio, l’Italia avrà i maggiori benefici dal piano perché è la nazione messa peggio anche a causa della pandemia.

Gli Stati dovranno preparare dei piani dettagliati su come spendere i soldi e saranno giudicati dalla Commissione entro due mesi dalla loro sottomissione sulla base delle riforme macroeconomiche decise e del contributo delle stesse alla green and digital transition.

Il Consiglio Europeo, ed era uno dei punti più controversi in discussione, avrà la parola finale dovendo approvare le valutazioni della Commissione a maggioranza qualificata.

Per recuperare risorse di anno in anno per l’assegnazione dei sussidi, saranno aumentati i contributi dei singoli Stati, ad esempio in materia di IVA extracomunitaria o introdotte tasse ecologiche. Per i finanziamenti ovviamente ciascuno Stato dovrà rimborsarli con denaro proprio.

Conclusioni

Il passo in avanti è importante soprattutto perchè l’UE ha deciso questi interventi in un periodo di contrazione economica che interessa, seppure con dinamiche diverse, tutti i paesi europei. Storicamente è sempre accaduto il contrario, si tende a regredire nello spirito dell’Unione quando i soldi iniziano a mancare per sfavorevole congiuntura economica.

Per l’Italia la domanda drammatica è se i circa 200 miliardi extra budget, ipotizzati dal Presidente Conte, basteranno a compensare i danni economici e a far ripartire l’economia. La risposta è negativa perché tale somma (sussidi più potenziali prestiti) in una dimensione pluriennale è del tutto insufficiente. Questo perché la situazione economica del paese prima della pandemia era già difficile. Tuttavia, per tante ragioni, sarebbe opportuno che le risorse possano essere indirizzate a progetti ed investimenti di interesse pubblico e non dispersi in mille rivoli. Le risorse straordinarie sono state date nell’interesse dei cittadini e la loro allocazione riguarda tutti noi, non solo gli organismi di controllo europei. Sono soldi pubblici, di tutti non di nessuno come spesso pure siamo portati a pensare. Particolare non trascurabile è che i prestiti ovviamente sono da rimborsare e i sussidi sono lordi poichè per una parte sono cofinanziati anche dall’Italia. Fare debiti per sprecare risorse significa solo peggiorare l’economia e la finanza pubblica del nostro paese. C’è poco da gioire se poi dobbiamo restituire quel che oggi in modo apparentemente generoso ci viene concesso.

Comunque è possibile prevedere che prima di un anno non arriverà un euro, proprio per la complessità della procedura di richiesta e delle necessarie approvazioni del Parlamento europeo e di quelli nazionali.

E’ utile, però, da subito avere le idee chiare sui nostri programmi di spesa coinvolgendo l’opinione pubblica.Sanità, scuola, trasporti devono essere prioritari nelle scelte degli anni a venire, da parte dei governi, provando a recuperare il tempo perduto.

La storia degli ultimi anni, però,lascia molti dubbi in proposito.

 

 

 

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