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Il ponte costruito dalla FED

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In questi giorni a Jackson Hole si svolge un importante convegno organizzato dalla banca centrale americana Navigating the Decade Ahead: Implications for Monetary Policy. Ovviamente l’intervento più atteso era quello di Jerome Powell, che non ha deluso le aspettative.

I tempi sono tremendamente difficili e le conseguenze sociali ed economiche sono pesanti. Gli interventi varati dal Congresso raggiungono i 4 trilioni di dollari, di cui 2 solo quest’anno. Per dare un’idea, in proporzione agli USA, l’Italia avrebbe dovuto spendere qualcosa come 600/700 miliardi di euro, una chimera.

Powell è  entrato con molta eleganza ma con decisione nel dibattito che tocca anche le elezioni presidenziali. Ha chiarito che la politica monetaria potrà fare poco e che il bastone della ripresa economica passa al governo e alla sua capacità di stimolare la ripresa economica. Per ora il conto fa paura se si pensa che sono stati espulsi dal mercato del lavoro americano 20 milioni di persone.

Da una indagine della FED ben il 40 per cento dei lavoratori appartenenti a famiglie con 40.000 dollari o meno che lavoravano a febbraio scorso hanno perso il lavoro a marzo. E’ la classe medio bassa ad essere più colpita.

I repubblicani sono contrari ad immettere altre risorse nel sistema e vorrebbero attendere e vedere i primi risultati dei tanti programmi già varati. Il Presidente della FED li ha gelati sostenendo che ci vorranno anni per vederli e nel frattempo non si può attendere.

Per quando concerne la politica monetaria Powell l’ha paragonata a un ponte temporaneo costruito sulla strada crollata. Mi ha ricordato la celebre canzone di Simon e Garfunkel, Bridge over troubled water. Tassi di interesse quasi in territorio negativo, acquisti di titoli ed obbligazioni continueranno nei prossimi anni ma senza aiuti pubblici non si esce dalla pandemia, a suo giudizio.

La Borsa di New York a queste parole ha reagito con una riduzione di quasi due punti, segno che le preoccupazioni del Presidente hanno colto nel segno.

Chiudo questo breve commento con le parole di Powell che indica una nuova rotta per le banche centrali che si riferiranno direttamente al popolo americano per capirci di più. In effetti è già da tempo che lo fanno ma lo ha ripetuto in conclusione della sua relazione. Mi pare veramente significativa una apertura del genere anche se sta a dimostrare che dalle banche centrali non possiamo aspettarci di più. Le speranze del mondo riposano nelle mani dei governi e ogni paese ha il governo che si merita, purtroppo.

“Our review has provided a platform for productive discussion and engagement with the public we serve. The Fed Listens events helped us connect with our core constituency, the American people, and hear directly how their everyday lives are affected by our policies. We believe that conducting a review at regular intervals is a good institutional practice, providing valuable feedback and enhancing transparency and accountability. And with the ever-changing economy, future reviews will allow us to take a step back, reflect on what we have learned, and adapt our practices as we strive to achieve our dual-mandate goals. As our statement indicates, we plan to undertake a thorough public review of our monetary policy strategy, tools, and communication practices roughly every five years.”

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