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Le donazioni di Bankitalia per il Covid

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Il 31 marzo scorso in piena emergenza la Banca d’Italia fa uscire un comunicato stampa, in cui informa dei contributi che l’istituzione intende offrire per contrastare l’epidemia.Per chi ci ha lavorato per tanti anni è motivo di orgoglio sapere di una simile iniziativa.
Economia&FinanzaVerde espresse soddisfazione per le donazioni, di importo tutt’altro che irrisorio.
Il tono del comunicato è fermo e deciso. Ed è anche importante. Si parla di donazioni finalizzate ad obiettivi ben precisi. Vale dunque la pena di rileggerlo con attenzione.
“Dopo un primo stanziamento di 20,9 milioni la Banca d’Italia ha deliberato oggi nuove donazioni del valore complessivo di oltre 34 milioni di euro, per contribuire al contrasto dell’emergenza da COVID-19.
Le nuove erogazioni finanzieranno i seguenti progetti, individuati di concerto con le Autorità sanitarie regionali attraverso la Rete territoriale della Banca d’Italia:
• in Calabria, l’allestimento di 75 posti di terapia intensiva e per l’acquisto di materiali e attrezzature per l’ospedale di Catanzaro;
• in Emilia Romagna, l’allestimento di 25 posti letto di terapia intensiva presso l’ospedale di Rimini e per l’avvio di una ricerca epidemiologica sulle popolazioni a maggior rischio;
• in Liguria, l’allestimento di un nuovo padiglione covid-19 e di due laboratori scientifici presso l’ospedale San Martino di Genova;
• nelle Marche, la realizzazione di 100 posti letto di terapia intensiva nell’area di Ancona;
• in Piemonte, l’acquisto di attrezzature scientifiche e arredi per l’allestimento di un ospedale da campo a Torino;
• in Puglia, l’allestimento di strutture temporanee per la terapia intensiva per 48 posti letto complessivi presso gli Ospedali Perrino di Brindisi e Moscati di Taranto;
• in Sardegna, l’acquisto di attrezzature mediche e dispositivi di protezione individuale;
• in Sicilia, l’allestimento di 32 posti letto di terapia intensiva presso il Policlinico di Messina;
 • in Toscana, l’allestimento di 51 posti letto di terapia intensiva nell’area di Massa e Carrara.
Le risorse provengono dal fondo per le attività di beneficenza e le iniziative di interesse pubblico, le cui disponibilità sono stabilite annualmente dal Consiglio superiore dell’Istituto avvalendosi di una facoltà espressamente riconosciuta dallo Statuto.
La Banca d’Italia continuerà a lavorare al fianco delle autorità in tutte le fasi dell’emergenza.”
Nell’articolo di fondo del 10 novembre de Il Quotidiano del Sud, a firma del direttore Roberto Napoletano, apprendo con preoccupazione che, nel quadro più ampio del dissesto della sanità calabrese, non sono riusciti a spendere neanche i soldi donati dalla Banca d’Italia per ben 75 posti di terapia intensiva.
Non ci sono parole per commentare un simile fatto. La notizia è di quelle che mai nessuno vorrebbe leggere.
Ed allora, come ex dirigente dell’Istituto, ho chiesto in Banca d’Italia come stanno le cose non solo per la Calabria, ma anche per gli altri interventi deliberati. Ormai sono passati alcuni mesi da quando presumibilmente sono partiti i bonifici da Via Nazionale destinati a gran parte delle regioni italiane, quasi tutte oggi nelle fasce più alte di sofferenza. Non mi hanno finora risposto come è nel loro stile sobrio, ma talvolta anche un pò sfuggente. Non so se mai lo faranno.
Tuttavia, questa volta la quantità di risorse complessivamente impegnate, 55 milioni di euro, e la natura pubblica delle stesse dovrebbe portare responsabilmente a una loro dettagliata rendicontazione. Non è compito mio indicare chi debba farlo, ma i cittadini hanno il diritto di sapere dove sono finiti i loro soldi, mentre la pandemia miete vittime a migliaia.
Per dare un po’ di fiducia al Paese e per non rendere ipocriti gli innumerevoli inviti alla coesione nazionale e alla solidarietà che provengono quotidianamente dagli organismi di governo e dei quali siamo ormai profondamente stufi.
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