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Palermo degli eterni rifiuti: “Santuzza liberaci dalla munnizza”

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Rispondo all’articolo impietoso di ieri Piangere a Palermo o piangere Palermo? che Minoo Mirshahvalad ha dedicato quasi con rabbia al dissesto igienico della mia città. Ci sta che chi arriva da fuori e vive secondo le proprie abitudini individui facilmente le carenze endemiche e se ne scandalizzi più degli abitanti che, in qualche modo, vi hanno adattato il loro vivere. Capita a Palermo. Ma potrei dire la stessa cosa di altre città. Capitale compresa.

In ogni caso, chi si accinge a conoscere nuovi luoghi o è costretto per lavoro a frequentarli, anche se si sofferma su evidenze inconfutabili, non è mai di aiuto, se indulge in giaculatorie. Come vedrete dalle mie foto, io condivido lo squallore dello spettacolo. E la cosa certamente non mi allieta!

L’immondizia a Palermo, come in altre realtà centromeridionali, corrisponde a uno degli aspetti più ingombranti, evidenti e inamovibili delle tante questioni amministrative nel governo delle comunità.

Al riguardo, ad esempio, la terra dei fuochi rappresenta l’apoteosi della ingordigia umana, incentrata sul lucrare sulla salute di un popolo rassegnato. Per altri aspetti le problematiche connesse all’Ilva di Taranto non sono da meno.

I Sud del mondo hanno in comune tante criticità e forse la questione più seria non è lo specifico problema che caratterizza un luogo, ma il fatto che la linea di confine di questi sud mondiali tendono a estendersi, avvicinandosi ai poli.

Vogliamo parlare dell’innalzamento delle temperature nel pianeta terra? Oppure dello sfruttamento indiscriminato dei territori che portano a trasformazioni irreversibili dei vari ambienti? Vogliamo parlare della foresta amazzonica? Dello sfruttamento delle tante risorse che inducono per interessi nazionalistici o privati a invasioni pseudo pacifiche e a guerre? Ma non voglio certo rifugiarmi in un mal comune, con quello che segue.

In questo quadro, la spazzatura di Palermo potrebbe risultare quasi un piccolo problema, un aspetto folcloristico, pittoresco, quasi bizzarro, se non fosse collegato a interessi inconfessabili e alla mala gestio della cosa pubblica.

Personalmente ho visitato molti Paesi. Gli aspetti negativi che, ovviamente, ho anch’io riscontrato in tante realtà vanno colti dall’occasionale visitatore per cercare di capire al meglio le cause delle situazioni.

Nel Sud del mondo chi amministra esercita spesso un potere che rimane incontrollato, dove tante complicità (politiche, sindacali e di privati ingordi) determinano situazioni che non trovano semplici soluzioni.

Per l’immondizia, ad esempio, le false campagne ideologiche contrarie alla creazione d’inceneritori o altre soluzioni tecnologiche avanzate, si trovano artatamente agganciate a interessi politici eterogenei che, invece che industriarsi per risolvere i problemi, sollecitano la gente a consensi illogici e lontani dalle concrete soluzioni, ineluttabilmente connesse all’espansione urbanistica e alla congestione. L’autodisciplina degli individui può molto, ma non può tutto.

È come se la questione dell’immondizia fosse il segnale visibile di altri e più profondi disagi sociali, che all’improvviso visitatore restano nascosti. Sarà un paradosso ma nascondere la spazzatura, sarebbe come riporre la bandiera delle contraddizioni, che la immondizia riesce a mettere sotto agli occhi di tutti. Indigeni e foranei.

Non è ovviamente un’attenuante, ma un’aggravante delle incapacità gestionali e delle compromissioni di chi ha responsabilità verso la comunità che amministra.

Altrimenti anche l’invettiva dell’ultimo arrivato rischia di essere espressione di semplice delusione, se non addirittura di pregiudizio, o di altra manifestazione di scontentezza individuale, magari per una destinazione di lavoro non gradita.

Quello che bisogna combattere è la rassegnazione e l’indifferenza che porta a inchinarsi alle statue dei santi, per implorarli di risolvere il problema. “Santuzza liberaci dalla munnizza!”

Il fatto che anche mafia e potere facciano ricorso a santi e beati, ci fa sorgere il dubbio che la loro preghiera sia “Santuzza, lasciaci la munnizza!”. È una lotta impari e purtroppo, per ora, si conosce il vincitore.

In ogni caso, esprimere dei punti di vista, specie con una visione esterna delle cose, potrà sempre costituire una occasione propizia per riflettere meglio su annose e minacciose questioni, sepolte sotto le montagne di rifiuti accumulati in molti angoli delle città.

Buona luce a tutti!

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