Ma i no vax sono davvero tanto pericolosi?

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    Rembrandt, Lezione di anatomia
    Tempo di lettura: 10’.
    L’ars medica secondo don Ferrante

    Non pensiate che iniziando questo articolo con la “teoria della peste” secondo il personaggio di Don Ferrante dei Promessi sposi voglia innescare l’ennesima polemica contro i no vax. A ben guardare non sono poi una grande aberrazione, rispetto a deviazioni ben più distruttive generate nel corso del tempo dai rapporti con la ragione e con la scienza.

    L’errore è aver ritenuto che la società occidentale moderna fosse totalmente intrisa di tre secoli di cultura illuminista. Dobbiamo riconoscere che non è così, tirando in ballo il fallimento della scuola, dei media, della politica se persistono concezioni retrograde, vuoi per ostinata negazione delle evidenze a fini più o meno strumentali, vuoi per ingenua buonafede. L’importante è che rimangano esigue minoranze. Nel caso di che trattasi, mi limito a questa citazione dal testo manzoniano. Il resto fatelo voi.

    No, no,” riprese don Ferrante: “non dico questo: la scienza è scienza; solo bisogna saperla adoprare. Vibici, esantemi, antraci, parotidi, bubboni violacei, furoncoli nigricanti, son tutte parole rispettabili, che hanno il loro significato bell’e buono; ma dico che non hanno a che fare con la questione. Chi nega che ci possa essere di queste cose, anzi che ce ne sia? Tutto sta a veder di dove vengano.” … His fretus, vale a dire su questi bei fondamenti, non prese nessuna precauzione contro la peste; gli s’attaccò; andò a letto, a morire, come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle.”

    Mi sono invece sorpreso a pensare a quante volte nel corso nella storia più recente i rapporti tra scienza e sentire dell’individuo e della società, si siano modificati a seconda della rilevanza assunta dalle varie discipline, estendendosi a fenomeni che poco avevano di scientifico, con conseguenze di ben altra tragicità.

    Magnetismo terapeutico e rivoluzione (francese)

    Sul finire del Settecento gli esperimenti su elettricità e magnetismo erano in grande voga, al punto da trovare spazio negli stessi documenti politici della Rivoluzione Francese, per spiegare patologie ancora poco comprensibili, da non lasciare alla superstizione o alla religione.

    Era un utilizzo approssimativo, ma, in qualche modo, positivo della scienza, perché, in nome dei nuovi campi di indagine, si rinunciava alle più facili, ma tragiche spiegazioni della magia e della stregoneria dei secoli precedenti. Con i roghi, le torture, le persecuzioni e le richieste di abiure che ne conseguivano. Ciononostante la Rivoluzione scivolò presto nel Terrore anche nei confronti della Scienza con il maggior esponente dell’epoca Anton Laurent Laivosier, studioso di impronta leonardesca in quanto chimico, biologo, botanico, matematico, astronomo, naturalista ed economista, che fu ghigliottinato.

    Qui un passaggio di un rapporto letto al Comitato di ricerche dell’Assemblea nazionale francese del 1790 contro i colpi di coda del passato nelle cure delle malattie. Nel caso di specie del sonnambulismo.

    “La storia dei signori x e y riguarda in parte il famoso magnetismo animale e in parte la credenza nelle rivelazioni fatte dalla Vergine a persone messe in stato di sonnabulismo. Si stenta a credere che, in un secolo dove la filosofia ha gettato una luce tanto brillante, dove gli uomini hanno imparato ad appoggiare le loro idee soltanto su solide basi, si trovino ancora essere umani tanto deboli da adottare le visioni più straordinarie, a partire da fatti senza importanza e discorsi tenuti nel delirio.”  In Wu Ming, L’armata dei sonnambuli.

    La chimica del mal d’amore

    Lo sturm und drang di inizio ottocento si manifestò nei turbamenti sentimentali, tenuti fino ad allora più riservati e repressi e quasi mai oggetto di rappresentazione letteraria.
    Una tempesta nelle relazioni tra individui di sesso diverso si liberava in maniera tanto forte (quasi ormonale diremmo oggi) da richiedere addirittura una spiegazione scientifica ricorrendo alla chimica degli elementi.

    Come in natura essi si attraggono ineludibilmente mediante i rispettivi legami, per creare nuova materia, così le affinità tra gli individui si manifestano, senza potervisi opporre, attraverso attrazioni di origine chimica, per creare nuove condizioni di vita, per realizzare i desideri più profondi e i sentimenti più travolgenti. Una forza invincibile, al punto da mettere in discussione il libero arbitrio, ma pur sempre una spiegazione finanche poetica della felicità o della infelicità dell’anima.

    Bisogna vedere in azione davanti ai propri occhi queste sostanze all’apparenza inerti, e tuttavia intimamente sempre disposte, ed osservare con partecipazione il loro cercarsi, attirarsi, assorbirsi, distruggersi, divorarsi, consumarsi, e poi il loro riemergere dalla più intima congiunzione in forma mutata, nuova, inattesa: allora sì che si deve attribuire loro un vivere eterno, anzi, addirittura intelletto e ragione, dal momento che i nostri sensi appaiono appena sufficienti ad osservarli e la nostra ragione a stento capace di intenderli”.

    La chimica amorosa ci appare oggi una romantica ingenuità, dopo aver conosciuto Freud, Jung e tutta la psicanalisi moderna, con la consolazione che le Affinità elettive di Goethe, di cui al passo precedente, sono almeno l’interpretazione della scienza che sembra aver prodotto i danni minori.

    La bomba atomica e le malattie della coscienza

    Le questioni più spinose e tragiche nascono, si sa, con il Novecento. Il romanzo più famoso di Italo Svevo, La coscienza di Zeno (1923), finisce con questa apocalittica previsione sull’incrociarsi del destino dell’uomo con la scienza. È straordinaria preveggenza artistica che anticipa di oltre venti anni le bombe atomiche vere di Hiroshima e Nagasaki.

    “Un domani, quando sarà stata inventata la carica esplosiva più devastante di tutte quelle brevettate sino ad ora, qualche uomo, più malato degli altri, la ruberà, la collocherà al centro del mondo e la farà esplodere. In questo modo, distruggendosi del tutto la terra, finirà anche la malattia generale che la abita.”

    Sta di fatto che atterrisce il momento della massima coscienza di Zeno con la massima mancanza di coscienza dell’uomo. La bomba atomica è l’apoteosi del Fine che giustifica i mezzi. È l’etica cinica della Scienza-Potere. È la distruzione della ragion politica, di chi si ritiene investito del compito di salvare l’umanità da un pericolo, in quanto si sente migliore, facendolo precipitare in una distruzione ben peggiore. È davvero l’unico modo per porre fine alla malattia esistenziale dell’uomo moderno quello di distruggerne il Pianeta?

    La scienza medica dei lager

    Il lager nazista è il più mostruoso esperimento antropologico in cui la natura dell’uomo perde le radici e sfocia in una crudeltà innaturale. Ce lo ha potentemente descritto Primo Levi in Se questo è un uomo. In questa crudeltà assoluta gli esperimenti medici, messi in atto sugli internati nei campi di concentramento, sono l’espressione più acuta di sadismo e di ferocia, circondati da un’aura di pretesa scientificità e da missione di salvare il puro dalla impurezza delle razze inferiori.

    Mezzi e fini contro natura hanno rappresentato i capi di accusa al processo di Norimberga contro molti medici a causa dei test compiuti su pazienti ignari o non consenzienti. Le patologie procurate artificialmente servivano a testare nuovi farmaci, senza porre limite alle sofferenze, fino alla morte delle cavie. Era in sostanza la negazione della scienza medica, il cui scopo etico-professionale è la cura del paziente, prima di tutto.

    Dopo avermi analizzata il medico notò una cicatrice. «Forse mi manderà a morte per questa…» pensai e mi venne il panico. Lui mi chiese di dove fossi e io con un filo di voce ma, cercando di restare calma, risposi che ero italiana. Dopo aver riso, insieme agli altri, del medico italiano che mi aveva fatto quella orrenda cicatrice, il dottore nazista mi fece cenno di andare avanti. Significava che avevo passato la selezione! 
    (da Fino a quando la mia stella brillerà di Liliana Segre)

    Eppure c’è chi sostiene che una parte dei supplizi perpetrati nei lager siano a fondamento di alcuni successivi sviluppi di successo della medicina. Che noi ammalati di qualche patologia ci salviamo oggi grazie ai sacrifici umani perpetrati non da primitive popolazioni, ma da una nazione moderna che occupa una posizione di primato in tutte le branche della ricerca è il paradosso più tragico, al quale non dovremo mai moralmente rassegnarci.

    Il biologo di Stalin

    Trofim Lisenko rifiutava la genetica di Mendel e l’evoluzionismo di Darwin, in nome di fantasiose teorie agronomiche, che dovevano risolvere il problema della produzione cerealicola in URSS. Aiutò il dittatore nelle purghe di scienziati di assoluto valore, invisi al regime.

    Qui il tragico si confonde con il ridicolo, se non ci turbiamo di fronte all’esercizio di un potere spietato, al punto da piegare la ricerca scientifica alla superiorità ideologica del comunismo, da contrapporre alla scienza della società corrotta e nemica del popolo dell’occidente. E quindi falsa. La verità dell’ideologia diviene superiore a ogni sperimentazione scientifica. La natura non detta le sue leggi. La legge superiore è quella della edificazione dell’Uomo Nuovo, socialista.

    Istruzioni per l’uso: Diffidare sempre di coloro che vi parlano di rigenerazione dell’Umanità e di uomini nuovi. O addirittura di un nuovo Pianeta. Perchè nuove mostruosità sono sempre dietro l’angolo.

    L’universo messo in fuga dal metaverso

    Oggi che la scienza e la tecnica hanno intrapreso la strada del virtuale, siamo a difenderci dalle fake news, affinché non diventino lo strumento di socializzazione più potente e distorsivo nelle relazioni tra individui. Il fenomeno ha assunto una velocità sempre più rapida e sempre più ne avrà con l’ultima novità annunciata.

    L’universo si trasforma in metaverso, cioè in universo che va “oltre” (secondo il senso della parola di origine greca meta), oltre le leggi conosciute della natura e la realtà fisica percepita dall’uomo con i suoi pur limitati sensi. Il più potente social della Terra (Facebook e sue piattaforme collaterali), attraverso il cambio di denominazione in Metaverso, stabilisce una nuova disciplina per la conoscenza e l’interpretazione del mondo. Lo capiremo meglio una volta note le sue regole. Ma le degenerazioni fanno parte di ogni trasformazione! L’importante è intuirne al più presto la portata nichilista.

    La conquista della realtà aumentata, dell’infinitezza della comunicazione, della libertà senza confini, nemmeno etici, dello scambio di opinioni, di qualsiasi cosa ci passi per la mente, della dematerializzazione che diventa nuova materia ci getterà definitivamente in un etereo impalpabile, ma condizionante.

    In altre parole l’uomo, ricreando sè stesso e il suo habitat attraverso la comunicazione, correrà il rischio di creare nuove streghe e nuovi roghi sui quali immolare coloro che verranno additati come nemici dell’umanità virtuale.

    La pandemia comunicativa sta già facendo molte vittime, senza statistiche in grado di contarle.

    La morale degli esempi

    Non se ne abbiano quindi i nostri no vax se, davanti a questi esempi, siamo portati a considerarli come un fenomeno folkloristico piuttosto che un vero pericolo, se non per loro stessi. I rapporti della società e dell’individuo con la scienza e i suoi utilizzi hanno avuto nel tempo aspetti di tragedia, piuttosto che di commedia.

    E nel caso di specie ci appare già sproporzionato tirare in ballo principi assoluti, quali la difesa della libertà dell’individuo, il diritto a manifestare in ogni condizione possibile e la rivendicazione dello stesso spazio sui media dei sostenitori dei vaccini.

    Il criterio della maggioranza è il principio cardine della democrazia e la maggioranza ha scelto, vaccinandosi, il suo percorso di razionalità, augurandosi di convincere quella minoranza che viene ancora ritenuta permeabile. Poi raggiunto il 90% dei vaccinati il grado di protezione sarà alto al punto da far venire alla mente, sempre con il Manzoni, il “Va, va povero untorello, non sarai tu che spianterai Milano!”, da rivolgere a chi vuol mantenere il proprio libero sentire sul virus del secolo.

     

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    2 COMMENTS

    1. Un nuovo eccellente articolo che riesce a sintetizzare, concettualizzandoli, elementi complessi e non facili, di estrema attualità..
      Se però, noi umili cittadini, in una notte buia alzassimo gli occhi al cielo, avremmo modo di scoprire l’esistenza di una miriade di ammassi di piccole luci che sono tante stelle, sistemi solari, pianeti, satelliti immersi in galassie.
      Tutto questo per dire che è tutto relativo e la nostra dimensione umana potrebbe anche essere un battito d’ali di farfalle, che nascono e muoiono in un assoluto a noi incomprensibile.
      Per tornare a noi e rivisitare la storia umana più recente, le convenzioni e le regole di autogoverno, può tornare utile la lucida lectio, tenuta recentemente dal Prof. Alessandro Barbero all’evento “La Democrazia Oggi – Prepararsi al futuro”, all’Università di Roma Tor Vergata, https://youtu.be/ccXct8YxEGc.

    2. Bell’articolo Daniele Corsini!
      Un primo, essenziale elemento su cui soffermare l’attenzione è sul periodo storico di Don Ferrante “la peste” nel romanzo I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni anche se riveste un ruolo secondario nello svolgimento della vicenda.
      In secondo luogo, il tipo di stato che si consolida nel corso degli anni nel nostro paese, nel rapporto con la sua precedente storia e cultura e al tempo stesso con la classe politica: il tipo di apparato statale, dunque, che giunge alla prova degli anni del miracolo economico è un periodo della storia d’Italia, compreso tra gli anni cinquanta e sessanta del XX secolo, va di pari passo con la grande rivoluzione sociale degli anni settanta.
      Studiando questo scorcio di tempo è possibile comprendere appieno validità e implicazioni delle osservazioni svolte dal nostro autore Daniele Corsini nella pubblicazione “ma i no vax sono davvero pericolosi?”, sulle caratteristiche dell’apparato statale che si riconferma nel nostro paese, a larghi e sostanziali tratti. Quell’apparato, con le temperie culturale che lo permea, trova inoltre nel clima della “pandemia” ulteriore cemento e al tempo stesso nuove articolazioni e umori, in una più ampia e generale polarizzazione.

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