Dante, Babbo Natale e la Coca Cola

    1971
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    San Nicola in una pittura di stile bizantino
    Dante, Universale e Moderno

    L’anno che si va concludendo, dedicato al settecentenario della morte del Sommo Poeta, ha visto rievocazioni d’ogni specie e anche ardite interpretazioni del suo lascito, con l’intento di ricondurre alle sue virtù precorritrici, quasi divinatorie, molti aspetti della nostra modernità. E’ parsa talvolta una sorta di smania rievocativa tramite la quale al poeta è stato fatto dire di tutto e di più. Tanto per fare esempi, ho letto di Dante precursore della teoria della relatività e dell’istituto della banca centrale.

    Non credo dunque di commettere chissà quale irriverenza, se anch’io mi accingo a questa “sfida” sulla modernità di Dante, dimostrando, prove alla mano, che egli è da considerare anche l’inventore di Babbo Natale.

    Una storia antica

    Conosciamo veramente come nasce l’usanza di festeggiare il periodo natalizio? E come abbiamo fatto ad arrivare dalla celebrazione del Sacro di un tempo, a quello del Superficiale e Consumistico di oggi?

    Facciamo un salto indietro nei secoli, e precisamente nell’antica Roma, quando nel mese di dicembre, in attesa del solstizio di inverno, si celebravano i “Saturnalia”, giorni di festa dedicati a Saturno, la divinità che proteggeva l’agricoltura. Dicembre era il mese durante il quale boschi e terreni da coltivare erano a riposo; era il tempo dell’attesa. Si attendeva che lo scorrere del tempo orientasse la natura verso il risveglio primaverile, verso la “Viriditas” declamata da Cicerone e sublimata nel medioevo da Ildegarda di Bingen. Il vigore, la forza, la rinascita erano simboleggiate dal verde della natura che tornava rigogliosa. L’energia vitale era intesa come rapporto tra l’essere fisico e le sue emozioni non visibili.

    Festeggiare Saturno era dunque un augurio di prosperità, che veniva celebrato con lo scambio di un dono. Dal 354 d.C. sotto il pontificato di Papa Liberio, la nascita di Gesù si iniziò a festeggiare poco dopo il solstizio d’inverno, il 25 dicembre, con l’ufficializzazione dell’evento decretata nel 461 da Papa Leone Magno. Ma è con la figura di San Nicola, il santo protettore degli umili e dei deboli, raffigurato quale portatore di doni ai più poveri, che la festività prese campo nella maggior parte delle culture popolari.

    Babbo Natale in Purgatorio

    Con questa tradizione si cimentò anche Dante Alighieri, che nel XX^ canto del Purgatorio, descrisse la cupidigia e l’avarizia che attanagliavano la terra. La descrizione del Poeta raccontò che le anime del Purgatorio avevano il viso rivolto verso terra, a significare lo smodato “amore” per i beni materiali. Sono quelle anime che hanno vissuto la vita venerando la ricchezza come divinità. Ed è in questo canto che Dante racconta di San Nicola, come figura di chi ha invece a cuore le vicende dei poveri e dei diseredati, scrivendo: “esso parlava ancor de la larghezza/che fece Niccolò a le pulcelle/ per condurre ad onor lor giovinezza”.

    La leggenda che il poeta rievoca narra che il Santo si interessò alla storia di tre fanciulle poverissime che essendo senza dote per maritarsi, erano destinate alla prostituzione. Il padre addolorato pregò san Nicola di venire in loro aiuto. Il Santo lanciò per tre sere consecutive attraverso una finestra della loro casa un sacchetto di monete d’oro, trovando alla quarta notte la finestra inspiegabilmente chiusa. San Nicola, intenzionato a mantenere fede alla promessa, salì allora sul tetto e gettò il sacchetto con le monete dentro al camino della casa delle ragazze, dove in basso erano appese le calze ad asciugare. Il protettore degli umili era storicamente nato tra il III^ e il IV^ secolo in Turchia, era stato Vescovo di Myra, imprigionato durante le persecuzioni di Dioclezianoliberato dall’Imperatore Costantino, nel 313 d.C.  A Nicola, dopo la morte, avvenuta nel 343 d.C., furono attribuiti molti miracoli. 

    Durante tutto il Medioevo la sua tradizione rimase assai viva, perché, grazie a un gruppo di marinai pugliesi, le spoglie vennero preservate dalla distruzione ad opera dei musulmani, per essere trasportate nella città di Bari, della quale divenne patrono con il nome di Sanctus Nicolàus.

    Per venerarlo vennero dipinti molti quadri, nei quali risaltava la sua figura corpulenta, con una folta barba bianca e l’abito vescovile dal colore rosso acceso. Anche nella immaginazione di Dante il Santo sarà probabilmente apparso in questa iconografia.

    Vicissitudini di Babbo Natale

    In seguito la sua immagine di santo fu osteggiata, prima dai Protestanti nel XVI^ secolo, poi dai Puritani in quello successivo. Anche se non c’era ancora il consumismo e neppure la globalizzazione, il Natale era ritenuto dalla Riforma una festa quasi pagana, in quanto legata allo scambio materiale di doni, ma anche troppo cattolica, nella agiografica celebrazione dei santi, al punto da essere proibita.

    Dopo la guerra civile inglese di fine ‘600, anche il governo repubblicano di Oliver Cromwell decise di metterla al bando. Ma la storia riserva sempre sorprese e paradossi. Così il mondo anglosassone che aveva osteggiato la figura del Santo portatore di doni ne fece in seguito uno degli emblemi più evidenti della sua tradizione e della sua opulenza.

    Furono infatti gli Americani a trasformare San Nicolaus in Santa Claus come lo conosciamo oggi, grazie ad una poesia e a una bevanda divenuta famosa in ogni angolo del mondo.

    Nella poesia “A Visit from St. Nicholas” o “ Notte prima del Natale” scritta per i figli nel 1822, Clement Clark Moore racconta di un uomo anziano portatore di doni e bontà. In essa viene descritto non solo un personaggio, vestito di rosso con la barba bianca e il viso bonario, ma anche il mezzo con cui egli trasporta i doni. Ed ecco volare le renne che trainano una grande slitta, la neve che cade e i bambini in trepida attesa, sotto un cielo stellato di speranza, nella notte più magica dell’anno.

    Dante, il marketing e la Coca Cola

    Ebbe così inizio la letteratura moderna, non solo per bambini, sul Natale. Il marketing moderno fece il resto per suggellarne l’immagine iconica, rivisitata in chiave commerciale.

    Negli anni trenta del XX^ secolo, tramite la pubblicità della Coca Cola, Santa Claus entrò infatti nelle case di tutti gli americani, dato che il suo disegnatore Sundblom ebbe l’idea di ispirarsi proprio alla poesia di Clement Clarke Moore, creando il simpatico e generoso Babbo Natale/Santa Claus, divenuto popolare in tutto il mondo. Ed ecco definitivamente dimostrata l’influenza di Dante nella costruzione del personaggio di oggi!

    Ora dovrei provare a chiudere il cerchio, dimostrando che Dante è anche il precursore della Coca Cola. Ci sarà pure qualche verso della sua sempiterna Divina Commedia che ci può aiutare nel collegamento. Per quanto ne sia tentata, confesso che preferisco lasciare ad altri l’impresa. Sono certa che qualcuno ci proverà.
    Buon Natale a tutti!

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    1 COMMENT

    1. Bellissimo e sapiente racconto su come nasce il nostro Babbo Natale moderno.
      In un mondo non tanto interessato a porsi domande ….. queste storie aiutano e inducono a riflettere. Anche nel cercare di capire le origini di certe storie e personaggi che, nell’indifferenza, diventano solo abitudini.

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