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Le start-up al cinema

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Alla ricerca dell’unicorno. Tre serie indispensabili (da destra a sinistra): The Dropout, We crashed e Silicon Valley.
Tempo di lettura: 6’.

Incontro inevitabile

Il cinema è concepimento, script, casting, drammatizzazione e gran finale. Lo stesso è una start-up. È evidente che a un certo punto si sarebbero incontrati. Ed è di questo incontro che vi voglio parlare.

Si può dire che ho trascorso tutta la mia lavorativa nelle start-up, anche quando non esisteva ancora il concetto. Ho passato anche alcuni anni in due incubatori d’impresa, un luogo divertente dove tutto è start-up, anche la mensa e dove è pure difficile capire che cosa fanno quelli della scrivania accanto. In quei luoghi un po’ esoterici, il lavoro non sembrava proprio quello di cui, all’università, mi aveva parlato Engels nella Situazione della classe operaia in Inghilterra.

Ho partecipato anche a contest gladiatorali di start-up di fronte a una commissione d’investitori di ventura, sempre eliminato al primo turno da bocconiani e luissiani dai sidolizzati business plan. Noi delle università “normali” eravamo visti come paria. Forse lor signori non sanno che per fare una start up di successo ci vuole nel gruppo di fondatori un/a dropout.

Alcune delle start-up a cui ho partecipato sono andate male che neanche mi ricordo come, altre sono invecchiate come start-up, MYmovies è stato un successo perché c’era di mezzo il cinema che scalda tutti i cuori, anche quelli dei più induriti commercialisti.

Start-up nation

Se hai da mandare avanti una famiglia o sei in affitto in via Montenapoleone, la start-up è la salita dello Stelvio. Non è che i soldi non arrivano, arrivano tutti insieme alla fine quando la start-up smette di essere una start-up e si vieni messi sull’ascensore, anche quello sociale… A quel punto però non sei più al 100% padrone delle tue idee, lo sei dipende dalle quote che ti sei tenuto.

La missione di ogni start-up che si rispetti è cambiare lo spirito del mondo o più modestamente rendere il mondo un posto migliore. Come? Con i suoi prodotti, se no con cosa? Se ci riesci diventi anche un ottimo contribuente dell’agenzia delle entrate. Il segreto, però, è non pensare ai soldi.

Proprio per questo c’è del gran romanticismo e dell’idealismo acerbo nel fare una start-up. Del resto l’archetipo dello startupparo è proprio un personaggio finzionale di Werner Herzog: Fitzcarraldo interpretato da Klaus Kinski, se non da chi? (su Chili).

Fitz vuol portare Caruso agli indigeni della foresta amazzonica e con la sua nave deve scalare una montagna – impossibile da scalare. “Chi sogna può muovere le montagne” gli dice la fidanzata Molly, un’inarrivabile Claudia Cardinale. “Io sono un idealista, io sposterò la montagna” dice Fitz invasato come solo Kinski riesce a esserlo.

Bene, il catalogo è questo.

Al di là del bene e del male

The Dropout

2022. Miniserie in 8 episodi con Amanda Seyfried, su Disney +
La storia vera di Elizabeth Holmes, una ragazza di 19 anni che aveva lasciato la facoltà di chimica di Stanford per fondare una sua start up, Theranos, che è andata oltre le colonne d’Ercole.
Morale: Non ci sono scorciatoie per infrangere il soffitto di cristallo.

We crashed

2022. Miniserie in 8 episodi con Jared Leto e Anne Hathaway, su Apple TV+
Potere, denaro, fama e ambizioni della scatenata coppia Adam Neumann-Rebekah Paltrow dietro l’effimero unicorno WeWork. Buone idee che vanno a ramengo, ma che cambierebbero veramente il mondo.
Morale: Se sei ambizioso puoi andare ovunque, anche all’inferno.
Adam è di nuovo in pista.

Umano, troppo umano

The start-up

2017. Film per la regia di Alessandro D’Alatri, con Andrea Arcangeli e Paola Calliari, su Netflix (1h 37m)
Un liceale romano lancia il social egomnia: un algoritmo matematico che calcola il merito laddove non esiste proprio, cioè in Italia. Va alla Bocconi, fa il botto e dopo viene il difficile.
Morale: Sogno americano in salsa bocconiana. Gente, non siamo in America!

Start up

2016. Serie Tv in 3 stagioni e 30 episodi, su Prime Video, Netflix
Un agente dell’FBI corrotto, un giovane imprenditore, una geniale sviluppatrice e un malvivente haitiano a Miami si mettono insieme per lanciare una moneta concorrente al Bitcoin.
Morale: Se lavori le criptovalute hai bisogno del porto d’armi.

Silicon Valley

2014. Serie in 6 stagioni e 53 episodi, su Sky Atlantic, Now TV, Chili
Se inventi un software innovativo prima di tutto ricordati di farne un backup e poi devi considerare che nella valle, dove i soldi crescono sugli alberi, sono un po’ tutti svitati, altrimenti non sarebbero lì. Eccezionale parodia di un mito.
Morale: La centrifuga e i fermenti lattici incubano le idee.

Così parlò Zarathustra

I pirati della Silicon Valley

1999. Film cult per la regia di Martyn Burke, con Noah Wyle e Anthony Michael Hall, su Dailymotion (1h37m)
Vite parallele: Steve Jobs, lo hippie, e Bill Gates, il nerd, con i loro rispettivi soci: Steve Wozniak, il nerd, e Steve Ballmer, lo hippie. Ci sono anche i fessi dell’IBM e della Xerox.
Morale: Il futuro lo inventano gli strani e gli imbroglioni. Il passato indossa la cravatta e pensa troppo ai contratti.

Steve Jobs

2015. Film per la regia di Danny Boyle, con Michael Fassbender e Kate Winslet, su Apple TV+, Prime Video, Chili (2h2m)
La personalità saturnina di Jobs colta in tre momenti che precedono il lancio di tre prodotti che cambieranno veramente il mondo. Ma a lui non frega niente del mondo.
Morale: Anche i geni hanno problemi con i figli.

Jobs

2013, Film per la regia di Joshua Michael Stern, con Ashton Kutcher, Apple TV+, Prime Video, Chili (2h 8m)
20 anni della vita del giovane Jobs: dalla marjuana e l’India, alla Apple miliardaria. Il percorso inarrestabile di un geniale “stronzo”. Bravissimo Kutcher nel simulare la camminata basculante di Jobs.
Morale: Una rivoluzione nata dalla controcultura di San Francisco, dal buddismo, da Bob Dylan e dall’insolenza.

The social network

2010. Film per la regia di David Fincher, scritto da Aaron Sorkin, con Jesse Eisenberg e Andrew Garfield. 9 nomination all’Oscar con 3 premi, 6 nomination ai Golden Globes con 4 premi. Su Apple TV+, Prime Video, Chili (2h)
La nascita di Facebook dal dormitorio di Harvard a Wall Street. Inganni, sopraffazioni, eccessi e cause. Ci sono anche i Winklevoss che sono più smart di quanto li descriva Sorkin.
Morale: Puoi fare il bullo con tutti, ma non con la tua ragazza.

The circle

2017. Film per la regia di James Ponsoldt, con Emma Watson e Tom Hanks, dal libro di Dave Eggers, su Apple TV, Now TV, Prime Video, Chili, Sky Cinema, Tim Vision (1h 50m)
Se è gratis il prodotto sei tu. Una giovane e ambiziosa ragazza scopre questa amara verità assumendo un ruolo importante in un potente motore di ricerca dove sono veramente dei bastardi.
Morale: Se non hai niente da nascondere, non rompere le balle e lasciaci lavorare per l’umanità.

Inside Bill’s Brain: Decoding Bill Gates

2019. Miniserie documentaria in 3 episodi, su Netflix
Girato prima del divorzio da Melinda French e prima delle rivelazioni sulle frequentazioni con John Epstein, Gates si esibisce in una personalità raziocinante, pensante e logica che da vorace e avido nerd si trasforma nel campione mondiale delle attività benefiche.
Morale: Non è mai troppo tardi per redimersi.

Da destra a sinistra: Michael Fassbender come Jobs in “Steve Jobs”, Jesse Eisenberg come Mark Zuckerberg in “The social Network”, Bill Gates come se stesso in” Inside Bill’s Brain: Decoding Bill Gates”.

Prima di andare qualche osservazione laterale

New and old jobs Tutti in ufficio a Tesla. Non si possono creare grandi prodotti per telefono, ha detto Elon Musk. E allora in Tesla tutti dovranno lavorare in ufficio 40 ore alla settimana, poi se vogliono lo smart working, lo possono avere nei tempi eccedenti. Se qualcuno non si presenta in ufficio, significa che si è dimesso. Ecco sciolto il nodo gordiano del lavoro dal nuovo Alessandro Magno.

New tourism: 9 euro e vai dove vuoi. Il fortunato popolo tedesco potrà viaggiare per tre mesi sui mezzi pubblici per l’intero territorio federale con un biglietto cumulativo di 9 euro. I 16 Länder copriranno la differenze tra i 9 euro e il costo di mercato dei vari viaggi. Il biglietto non può essere utilizzato sugli Intercity (l’equivalente della nostra AV) e sui bus a lunga percorrenza. Questo vuol dire avere i Die Grünen al governo, quelli sì che sono a 5 stelle.

Cina vecchia per Amazon. Il Kindle Store, aperto nel 2013 nel Celeste impero, chiuderà i battenti nel giugno del 2023. L’azienda di Seattle rimborserà il costo del dispositivo Kindle a tutti gli acquirenti che l’hanno comprato nel 2022. La Cina costituisce il più grande mercato del mondo per il libro digitale. Secondo una ricerca di China Audio-video and Digital Publishing Association (riferita dal “Financial Times”), nel 2021 oltre 500 milioni di utenti cinesi hanno letto o ascoltato libri su un dispositivo digitale. Il mercato cinese della lettura digitale ha generato vendite per oltre 40 miliardi di Rmb (6 miliardi di dollari) lo scorso anno, con un aumento di oltre il 18% rispetto al 2020. Amazon non ha dato la ragione di questa decisione che può essere iscritta nella tendenza delle società tecnologiche americane a lasciare il mercato cinese. A maggio Airbnb ha dichiarato che avrebbe chiuso le sue attività in Cina, adducendo “problemi di pandemia”. Lo scorso ottobre, LinkedIn di Microsoft ha annunciato la chiusura del suo sito di social networking nel Paese, sostituendolo con un sito web ridotto all’osso che elenca gli annunci di lavoro.

Il poster del film italiano “the startup” del 2017 diretto da Alessandro D’Alatri. Da vedere senz’altro.


L’ultima parola sulle start up 
Da quanto ho capito, una start-up è una specie di sceneggiata su nascita, crescita, pubertà e maturità di una-qualche-cosa-che-deve-servire-a… magari per l’eternità. Lo terrò presente la prossima volta.
Il biglietto da 9 € è una brillante calamità: fa concorrenza all’auto, calmiera il prezzo della benzina (!), incentiva il “piccolo” turismo mordi e fuggi, da mane a sera su linee secondarie. Ma studenti, pendolari, trasporti urbani ne restano fuori. Qualcuno fa notare: “Aumenta il numero dei passeggeri, ma non il numero dei cessi”.
Più seri invece in Lussemburgo: il tram cittadino è gratis, per tutti, sempre.
Le toilettes? Alle fermate. (Quelle si pagano, però…).

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